Una competizione elettrizzante: per tutti gli appassionati al mondo delle piattaforme di sviluppo hardware libere, si è svolta, lo scorso 25 marzo, la terza edizione dell’Open Hardware Day, un evento interamente rivolto al mondo dell’elettronica, firmato NaLUG – Napoli Linux Users Group. “Nella prima
parte della mattinata si è tenuto un workshop per fornire le conoscenze di base necessarie per la gara successiva – spiega Giovanni Bruno,
studente dell’ultimo anno della Magistrale in Ingegneria dell’Automazione, nonché membro del team dell’associazione organizzatrice – L’idea della competizione è una novità, rispetto alle due edizioni precedenti. Gli anni passati, il programma prevedeva un breve corso e un laboratorio, dove era possibile mettere in pratica ciò che era stato precedentemente spiegato. Introdurre una sfida, e quindi dei premi, è una spinta ad incentivare i partecipanti a cimentarsi nella progettazione”. A prendere parte all’iniziativa è stato un largo bacino di utenti: universitari, ex studenti, lavoratori ed anche ragazzi delle scuole superiori. “La gara era aperta a tutti – aggiunge Giovanni – anche a coloro che si affacciavano per la prima volta al mondo dell’elettronica; infatti, le linee guida sono state fornite durante il seminario, mentre, nel corso della competizione, noi di NaLUG eravamo a disposizione per ogni dubbio. La prova consisteva nel misurare il livello d’acqua di un bicchiere usando un microcontrollore, programmabile con Arduino, chiamato ESP8266. Tutto ciò usando il kit di gara, assegnato ad ogni squadra. Tra gli strumenti in dotazione erano presenti: un saldatore, una lattina di una bibita energetica, un bicchiere d’acqua e del sale”. Ad aggiudicarsi il primo posto è stata la squadra ‘Team 17’, composta da Luca Cenatiempo, ingegnere delle telecomunicazioni, Bruno Alfano,ingegnere aerospaziale, Salvatore Villani e Alessandro Evangelista, entrambi studenti di Ingegneria dell’Automazione. “La difficoltà
maggiore – racconta Bruno Alfano – è stata organizzare il lavoro, cercando, nel poco tempo a disposizione, di massimizzare il punteggio, anche senza completare del tutto la prova. Personalmente, sono appassionato del settore da più di dieci anni, ho iniziato a sperimentare con robot e strumenti musicali, ed ancora oggi partecipo con piacere ad eventi del genere, nonostante non sia più universitario”. Soddisfatto di aver preso parte all’iniziativa e del traguardo raggiunto, Alessandro Evangelista: “Di sicuro, è stata un’esperienza stimolante ed anche arrivare primi è stato appagante. Inoltre, ritengo che queste competizioni nell’università siano un buon momento per mettere in pratica ciò che si è appreso nel corso degli anni di studio”. Queste gare, svolgendosi in team, oltre a mettere alla prova le capacità tecniche, sono anche utili per allenarsi con il lavoro di squadra. “All’inizio – spiega Saverio Milo, studente dell’ultimo anno della Triennale in Ingegneria Informatica – è stato difficile dividersi i compiti, infatti, non conoscendoci, nessuno sapeva quali erano le skill dell’altro, ma, una volta preso il via, è stato tutto più semplice: siamo arrivati terzi, tutto sommato, non è andata male”. Invece, per Quirino di Stasio, studente prossimo alla Laurea Triennale in Ingegneria Elettronica, non è stata la prima volta che si è trovato di fronte ad una prova del genere. Tiranno della situazione è stato il poco tempo a disposizione: “Avevo già avuto a che fare con tematiche simili, in quanto con altri ragazzi del mio team facciamo parte di UninaCorse, un’associazione universitaria che si occupa della progettazione e costruzione di un’auto da corsa. Spesso capita di
affrontare problematiche simili, ma l’idea di dover fare tutto in solo tre ore ha influito negativamente sul lavoro di squadra. Hanno prevalso lo stress e la tensione. Quando lavoriamo per UninaCorse abbiamo delle scadenze temporali, ma non così a breve termine. Secondo me, più che una competizione basata su mere competenze ingegneristiche, contava molto il saper affrontare situazioni di forte concitazione”.
Maria Maio
parte della mattinata si è tenuto un workshop per fornire le conoscenze di base necessarie per la gara successiva – spiega Giovanni Bruno,
studente dell’ultimo anno della Magistrale in Ingegneria dell’Automazione, nonché membro del team dell’associazione organizzatrice – L’idea della competizione è una novità, rispetto alle due edizioni precedenti. Gli anni passati, il programma prevedeva un breve corso e un laboratorio, dove era possibile mettere in pratica ciò che era stato precedentemente spiegato. Introdurre una sfida, e quindi dei premi, è una spinta ad incentivare i partecipanti a cimentarsi nella progettazione”. A prendere parte all’iniziativa è stato un largo bacino di utenti: universitari, ex studenti, lavoratori ed anche ragazzi delle scuole superiori. “La gara era aperta a tutti – aggiunge Giovanni – anche a coloro che si affacciavano per la prima volta al mondo dell’elettronica; infatti, le linee guida sono state fornite durante il seminario, mentre, nel corso della competizione, noi di NaLUG eravamo a disposizione per ogni dubbio. La prova consisteva nel misurare il livello d’acqua di un bicchiere usando un microcontrollore, programmabile con Arduino, chiamato ESP8266. Tutto ciò usando il kit di gara, assegnato ad ogni squadra. Tra gli strumenti in dotazione erano presenti: un saldatore, una lattina di una bibita energetica, un bicchiere d’acqua e del sale”. Ad aggiudicarsi il primo posto è stata la squadra ‘Team 17’, composta da Luca Cenatiempo, ingegnere delle telecomunicazioni, Bruno Alfano,ingegnere aerospaziale, Salvatore Villani e Alessandro Evangelista, entrambi studenti di Ingegneria dell’Automazione. “La difficoltà
maggiore – racconta Bruno Alfano – è stata organizzare il lavoro, cercando, nel poco tempo a disposizione, di massimizzare il punteggio, anche senza completare del tutto la prova. Personalmente, sono appassionato del settore da più di dieci anni, ho iniziato a sperimentare con robot e strumenti musicali, ed ancora oggi partecipo con piacere ad eventi del genere, nonostante non sia più universitario”. Soddisfatto di aver preso parte all’iniziativa e del traguardo raggiunto, Alessandro Evangelista: “Di sicuro, è stata un’esperienza stimolante ed anche arrivare primi è stato appagante. Inoltre, ritengo che queste competizioni nell’università siano un buon momento per mettere in pratica ciò che si è appreso nel corso degli anni di studio”. Queste gare, svolgendosi in team, oltre a mettere alla prova le capacità tecniche, sono anche utili per allenarsi con il lavoro di squadra. “All’inizio – spiega Saverio Milo, studente dell’ultimo anno della Triennale in Ingegneria Informatica – è stato difficile dividersi i compiti, infatti, non conoscendoci, nessuno sapeva quali erano le skill dell’altro, ma, una volta preso il via, è stato tutto più semplice: siamo arrivati terzi, tutto sommato, non è andata male”. Invece, per Quirino di Stasio, studente prossimo alla Laurea Triennale in Ingegneria Elettronica, non è stata la prima volta che si è trovato di fronte ad una prova del genere. Tiranno della situazione è stato il poco tempo a disposizione: “Avevo già avuto a che fare con tematiche simili, in quanto con altri ragazzi del mio team facciamo parte di UninaCorse, un’associazione universitaria che si occupa della progettazione e costruzione di un’auto da corsa. Spesso capita di
affrontare problematiche simili, ma l’idea di dover fare tutto in solo tre ore ha influito negativamente sul lavoro di squadra. Hanno prevalso lo stress e la tensione. Quando lavoriamo per UninaCorse abbiamo delle scadenze temporali, ma non così a breve termine. Secondo me, più che una competizione basata su mere competenze ingegneristiche, contava molto il saper affrontare situazioni di forte concitazione”.
Maria Maio