Viene naturale chiedersi se con l’evoluzione delle tecnologie la mente umana non abbia da temere il superamento delle proprie skills e abilità intuitive da parte di un computer. Su questo punto, la professoressa Monti interviene: “non c’è nulla da temere. Il paradigma dominante è che i sistemi neurali siano la risposta alla soluzione di ogni problema. Ma per competere con questi sistemi serve creatività, flessibilità del pensiero. Anch’essi vanno addestrati a processare il trattamento automatico del linguaggio. Vale anche per le tecnologie applicate alla traduzione”, un argomento che ricorre a più riprese nelle lezioni di Traduttologia generale tenute dalla docente. Che la professione del traduttore possa essere messa in crisi dai software di traduzione automatica è quindi del tutto improbabile. È vero, dunque, che anche questi sistemi hanno un limite, “perché a svilupparli non sono linguisti, bensì ingegneri informatici. I modelli più recenti offrono risultati migliori rispetto a 10 anni fa, ma vi sono ancora delle aree critiche rilevanti. Il progresso tecnologico spaventa e per far sì che questo non accada bisogna di fatto capire bene il funzionamento di tali strumenti, ampiamente utilizzati come ausili nella traduzione tecnico-scientifica, e meno in quella letteraria che necessita di maggiore sensibilità”. In ogni caso, “è sempre dall’integrazione di competenze digitali e umanistiche, e quindi del binomio linguistica e informatica, che – aggiunge – ciascuno può trarre vantaggio per espandere i propri orizzonti e ritagliare per sé interessanti prospettive professionali sul mercato dell’industria delle lingue”. Ed è a questo tema che la docente ha dedicato la sua ultima pubblicazione: ‘Dalla Zairja alla traduzione automatica. Riflessioni sulla traduzione nell’era digitale’ (Loffredo Editore, 2020), nata dall’idea di divulgare conoscenze non ancora approfondite in lingua italiana. “Il libro è arricchito da un excursus storico che affonda le radici nel mondo arabo del Medioevo passando per i Dizionari universali dell’epoca illuminista fino ai più recenti esperimenti digitali in cui l’allora sogno meccanico di riuscire a tradurre automaticamente da una lingua all’altra ha fatto enormi passi in avanti grazie alla e-translation”. Non a caso, “anche la pandemia ci ha insegnato proprio questo: in assenza di digitalizzazione, non avremmo potuto portare avanti le nostre attività didattiche e lavorative”.
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