È nel 2011 che la Federico II ha interrotto i rapporti con Nettuno, Consorzio tra università e aziende promosso al Miur per la didattica a distanza. Ed è da quella data che tutor e docenti sono in attesa del pagamento per il lavoro svolto durante l’anno accademico 2009/10.
La segnalazione è arrivata alla nostra redazione da un tutor, che preferisce rimanere anonimo, il quale chiede di denunciare il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro, per un importo di circa 4 mila euro. Racconta: “Ho lavorato per Nettuno tre anni come tutor per uno dei Corsi di Laurea in Ingegneria teleimpartito. Per i primi due anni ho ricevuto, anche se sempre con un ritardo di circa un anno e mezzo, i compensi pattuiti. L’ultimo anno di lavoro, coincidente con l’uscita della Federico II dal Consorzio, invece, ancora non mi è stato pagato”. Il tutor si è trovato, infatti, da solo a portare avanti questa battaglia legittima per i suoi compensi. “Dopo aver aspettato per oltre un anno, pensavo al solito ritardo, insieme ad altri docenti e tutor – circa una cinquantina – ci siamo rivolti ad un legale per inviare una lettera di sollecito al Consorzio. Da Roma, però, ci hanno risposto che non hanno ricevuto i nostri contratti di lavoro e, quindi, non hanno responsabilità in merito”. Dopo la sottoscrizione del contratto da parte del lavoratore, infatti, questo veniva inviato a Roma, dove ha sede il Consorzio, per la sottoscrizione da entrambe le parti. Il contratto per l’anno 2009/10 non è mai ritornato con la firma del Direttore del Consorzio, Maria Amata Garrito. “Questo rende nulli i nostri rapporti di lavoro con Nettuno? – si chiede il tutor – E che valore hanno, allora, i verbali d’esame, le camice, che io ho firmato? Vanno invalidati anche gli esami come i miei compensi? E perché i contratti non sono stati controfirmati? Di chi è la responsabilità?”.
Tutte domande che Antonio ha cercato di rivolgere sia alla prof.ssa Garrito che al prof. Luciano De Menna, all’epoca responsabile dei rapporti con Nettuno, senza ottenere risposte.
“Nessuno sa nulla e la questione sembra essere caduta nel vuoto. Ho contattato altri colleghi, in particolare alcuni informatici, i quali mi hanno semplicemente riferito che, vista l’esiguità della cifra, hanno lasciato perdere”, afferma il tutor che sta valutando l’ipotesi di adire le vie legali, anche perché “da tutta questa situazione ne sono uscito danneggiato, in quanto non ho recuperato neanche le spese di trasporto per arrivare in Facoltà. Io sono un precario, come tanti giovani, e per me anche 4 mila euro, cifra che per un docente può sembrare esigua, sono importanti. Inoltre, questa esperienza mi ha lasciato una profonda amarezza e delusione verso il mondo accademico e ha spento in me la voglia di fare didattica”.
Abbiamo girato la segnalazione al prof. De Menna, il quale, assicura: “nessuno è stato pagato, neanche io. La questione è molto più complessa, è in corso un contenzioso. Il Consorzio Nettuno sostiene di dover ricevere del denaro dalla Federico II, il nostro Ateneo sostiene il contrario. Per quanto mi riguarda posso solo dire che ho lasciato cadere la questione considerato che per me non si trattava di un importo rilevante”.
Valentina Orellana
La segnalazione è arrivata alla nostra redazione da un tutor, che preferisce rimanere anonimo, il quale chiede di denunciare il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro, per un importo di circa 4 mila euro. Racconta: “Ho lavorato per Nettuno tre anni come tutor per uno dei Corsi di Laurea in Ingegneria teleimpartito. Per i primi due anni ho ricevuto, anche se sempre con un ritardo di circa un anno e mezzo, i compensi pattuiti. L’ultimo anno di lavoro, coincidente con l’uscita della Federico II dal Consorzio, invece, ancora non mi è stato pagato”. Il tutor si è trovato, infatti, da solo a portare avanti questa battaglia legittima per i suoi compensi. “Dopo aver aspettato per oltre un anno, pensavo al solito ritardo, insieme ad altri docenti e tutor – circa una cinquantina – ci siamo rivolti ad un legale per inviare una lettera di sollecito al Consorzio. Da Roma, però, ci hanno risposto che non hanno ricevuto i nostri contratti di lavoro e, quindi, non hanno responsabilità in merito”. Dopo la sottoscrizione del contratto da parte del lavoratore, infatti, questo veniva inviato a Roma, dove ha sede il Consorzio, per la sottoscrizione da entrambe le parti. Il contratto per l’anno 2009/10 non è mai ritornato con la firma del Direttore del Consorzio, Maria Amata Garrito. “Questo rende nulli i nostri rapporti di lavoro con Nettuno? – si chiede il tutor – E che valore hanno, allora, i verbali d’esame, le camice, che io ho firmato? Vanno invalidati anche gli esami come i miei compensi? E perché i contratti non sono stati controfirmati? Di chi è la responsabilità?”.
Tutte domande che Antonio ha cercato di rivolgere sia alla prof.ssa Garrito che al prof. Luciano De Menna, all’epoca responsabile dei rapporti con Nettuno, senza ottenere risposte.
“Nessuno sa nulla e la questione sembra essere caduta nel vuoto. Ho contattato altri colleghi, in particolare alcuni informatici, i quali mi hanno semplicemente riferito che, vista l’esiguità della cifra, hanno lasciato perdere”, afferma il tutor che sta valutando l’ipotesi di adire le vie legali, anche perché “da tutta questa situazione ne sono uscito danneggiato, in quanto non ho recuperato neanche le spese di trasporto per arrivare in Facoltà. Io sono un precario, come tanti giovani, e per me anche 4 mila euro, cifra che per un docente può sembrare esigua, sono importanti. Inoltre, questa esperienza mi ha lasciato una profonda amarezza e delusione verso il mondo accademico e ha spento in me la voglia di fare didattica”.
Abbiamo girato la segnalazione al prof. De Menna, il quale, assicura: “nessuno è stato pagato, neanche io. La questione è molto più complessa, è in corso un contenzioso. Il Consorzio Nettuno sostiene di dover ricevere del denaro dalla Federico II, il nostro Ateneo sostiene il contrario. Per quanto mi riguarda posso solo dire che ho lasciato cadere la questione considerato che per me non si trattava di un importo rilevante”.
Valentina Orellana