Ulteriore data per le lauree a maggio, gli studenti: “una vittoria di Pirro”

È trascorso un anno da quando L’Orientale ha chiuso definitivamente le porte nella prima settimana del marzo 2020. “Gli studenti stanno scontando le conseguenze più dure della crisi pandemica. Adesso vogliamo risposte, vogliamo capire perché siamo tra i pochissimi Atenei a non avere mai riaperto. Sappiamo di non avere a disposizione le risorse strutturali di un campus universitario, bensì aule piccole, spazi in alcuni casi interrati e corridoi molto stretti. Eppure, con le opportune cautele si poteva programmare un rientro per i corsi meno frequentati (lingue con una frequenza ridotta), per i seminari accessibili a meno di venti persone e soprattutto i corsi Magistrali. Siamo in zona rossa, ma ci dispiace che la scuola venga considerata con una priorità diversa rispetto agli studi universitari che rappresentano invece il rush finale della formazione. Abbiamo bisogno adesso di una riapertura simbolica”, dice Simona Di Maio, studentessa iscritta al terzo anno di Mediazione Linguistica e Culturale. Intanto, lo scorso 23 marzo il Senato Accademico ha approvato la proroga dell’anno accademico, in seguito alla quale sarà introdotta una seduta di laurea a maggio (la data, però, è ancora da calendarizzare). Grazie allo slittamento è prorogata, invece, al 15 giugno l’ultima sessione delle prove finali per il conseguimento del titolo di studio entro l’anno accademico 2019/2020. “Ci rende felici sapere di avere un’altra data per le sedute di laurea a maggio, ma in assenza di un’ulteriore data aggiuntiva per gli esami – che avevamo richiesto sempre per il mese di maggio – e nessuna implementazione degli appelli di lingue nelle future sessioni, questa novità non offre chissà che vantaggi: la solita vittoria di Pirro”, afferma Salvatore Esposito, laureando in Mediazione. E continua: “una proroga superflua per i laureandi che, avendo in debito un solo esame oppure il tirocinio, non sono riusciti a laurearsi e neppure riusciranno a farlo adesso”. Un discorso logico: a cosa serve la proroga dell’anno accademico, che prevede una sessione straordinaria per le sedute di laurea, se non è previsto congiuntamente anche un appello in più per dare gli esami? L’appello straordinario è stato in più occasioni richiesto anche attraverso la stesura di una petizione che a metà marzo aveva quasi raggiunto i 400 firmatari. “Prima che subentrasse la proroga, l’ultima data utile per laurearsi era stata fissata negli ultimi giorni di aprile, adesso è stata posticipata a circa tre settimane dopo, si presume intorno al 20 maggio. Tuttavia, avrebbe avuto maggior senso programmarla a ridosso della scadenza del 15 giugno: questa scelta è un contentino che assomiglia a un’ennesima presa in giro. Si sa benissimo che in genere il laureando triennale rimanda il conseguimento del titolo perché è in debito di un esame, e non di certo perché è ancora impegnato con la tesi”, le parole di Emilia Sacco, di Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe. Per i laureandi che non conseguono il titolo entro il 30 aprile, anche il termine per l’iscrizione all’anno accademico 2020/2021 è prorogato alla fine di giugno, mentre gli studenti che fruiscono del semestre aggiuntivo potranno conseguire la laurea entro il 15 dicembre 2021 (e non più entro il 31 ottobre, come inizialmente previsto) e rientrare così nell’anno accademico 2019/2020. Sarà, infine, attribuito un bonus di 2 punti aggiuntivi a tutti gli studenti (fino al primo anno fuoricorso) che riusciranno a laurearsi in tutte le sessioni dell’anno accademico 2020/2021. “Una vittoria parziale, perché prima il bonus sul voto di laurea era assicurato soltanto a chi riusciva a laurearsi in corso, laddove i fuoricorso – oltre a non poter usufruire del bonus – incorrevano in ulteriori more e penalizzazioni nelle tasse”, spiega Emilia.
“Aprire anche solo parzialmente”
Malgrado la proroga, gli animi non si placano. “Abbiamo bisogno di tornare e riappropriarci della nostra vita di studenti universitari, di frequentare spazi adeguati allo studio, come le biblioteche, di avere l’appoggio degli uffici, della Segreteria e del Polo soprattutto, quando non riusciamo a risolvere un problema tramite l’assistenza telefonica. Il ripristino dei servizi didattici è essenziale e indifferibile: non possiamo continuare a contare su una segreteria a distanza”, continua Simona. Insieme a lei sono tanti gli studenti che a gran voce stanno raccontando, dall’inizio del nuovo semestre sui social e soprattutto sulla pagina Facebook dell’Ateneo, insoddisfazione e malumore dovute alla mancanza di risposte concrete da parte degli organi di governo dell’Ateneo: “quando riapriremo?”. Il timore generale è che neanche con la partenza dell’anno accademico 2021/2022, il prossimo ottobre, L’Orientale riesca ad allestire un piano di gestione anti-Covid nella più completa sicurezza. “È passato davvero troppo tempo e la nuova zona rossa ha impedito di attuare anche quelle misure di rientro progressivo auspicate dal Rettore. Qualora ritornasse la zona arancione sarebbe difficile che si decida di farci tornare, dal momento che ormai il semestre sarà quasi giunto al termine”, aggiunge Angelica Papa, di Lingue e Culture Comparate. Un anno di lezioni allo schermo, senza neanche un’ora in presenza, e una serie di soluzioni “mai prese in considerazione: didattica con capienza ridotta a seconda delle aule, app per monitorare le presenze nei palazzi e prenotare il posto in aula, entrate e uscite differenziate per non creare assembramenti, trasformazione delle aule didattiche in aule studio”. Sforzi vani che stanno iniziando a mostrare ripercussioni sul lato psicologico degli studenti: “ciò che mi fa rabbia è che almeno gli altri Atenei ci abbiano provato. Alcuni, anche nella nostra stessa Regione, hanno di tanto in tanto lanciato dei segnali, in particolare rivolti verso le matricole e gli studenti della Magistrale, per una didattica in presenza. Da noi, dopo ottobre, è calato il silenzio”, sottolinea Angelica. Con la suddivisione dell’Italia in fasce di colore per regione, “la dad è diventata la legge e, benché la campagna vaccinale proceda speditamente, non se ne parla neanche di riaprire per gli esami della sessione estiva – o le lauree – che potrebbero invece essere programmati con un piano specifico, non superando un certo numero giornaliero di ingressi”, fa notare Emilia. “Già sappiamo che andrà come accaduto finora: con alcuni esami ci è capitato di aspettare fino a quattro ore seduti davanti al computer e nelle lezioni spesso raggiungiamo la media di frequenza di otto ore al giorno continuative”, ribadisce Salvatore. Una situazione che riguarda tutte le Università e che a L’Orientale ha una ricaduta particolare, “perché stiamo cominciando ad avere l’impressione che la chiusura sia l’unica soluzione possibile considerata dalla dirigenza per esentarsi da qualsiasi responsabilità. La dad poteva funzionare l’anno scorso, quando non si sapeva bene cosa fosse il virus e quando il lockdown era stato predisposto a livello nazionale. Adesso i disagi sono troppi, per docenti e studenti, e questa strategia della chiusura categorica onde minimizzare i danni non può rivelarsi efficace sul lungo periodo”, le considerazioni finali di Claudia Savastano, iscritta a Mediazione. Molto apprezzate, al contrario, la misura per l’erogazione di fondi di contrasto al digital divide, “anche se siamo ancora in attesa di capire le modalità del bando e i tempi con cui saranno effettivamente fornite le sim”, e la proroga delle tasse. “Una bella notizia che la scadenza del 31 marzo per il pagamento delle tasse sia slittata a data da destinarsi; data che verrà poi comunicata contestualmente all’aggiunta del nuovo appello di laurea: restiamo in attesa delle nuove decisioni che l’Ateneo prenderà per la sessione estiva e le sedute di Laurea Magistrale, sperando che faccia anche un po’ più di luce su cosa ne sarà di noi a settembre”.
Sabrina Sabatino

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