“Mi definisco un biotecnologo atipico per il percorso professionale anomalo – afferma il dott. Michele Di Giacomo, researcher di Manifatture Sigari Toscani – Tra i miei colleghi di corso sono l’unico che abbia intrapreso questa strada. Quando studiavo all’Università immaginavo di diventare un “topo da laboratorio”. Lavorare in un centro di ricerca pubblico è lo sbocco più usuale per i laureati in Scienze Biotecnologiche. Per Di Giacomo, invece, è andata diversamente. Dopo la laurea in Biotecnologie Vegetali nel 2001, ha ottenuto una borsa di studio presso l’Ente Tabacchi Italiani di Roma. La borsa si è trasformata in contratto a tempo determinato e l’Ente è stato acquisito dalla British American Tobacco che, a sua volta, ha poi ceduto la fabbricazione dei sigari a Manifatture Sigaro Toscano. Dopo cinque anni di precariato, nel 2006, Di Giacomo è stato assunto a tempo indeterminato.
E’ stato uno dei primi laureati della Facoltà di Biotecnologie. “Mi iscrissi l’anno in cui fu inaugurato il Corso – ricorda – La mia fu una scelta inconsapevole, direi incosciente. All’epoca non conoscevo i programmi d’esame e non sapevo neppure quali materie sarei andato a studiare. Più che altro, mi lasciai affascinare dalla parola ‘biotecnologie’. Con il senno di poi, posso dire di aver fatto bene”.
Aveva appena terminato di lavorare ad una tesi in Biologia molecolare sulle cellule di patata, quando lesse l’annuncio dell’Ente Tabacchi: si formavano ricercatori per un nuovo Centro di Ricerca che sarebbe dovuto sorgere di lì a breve a Napoli: “La struttura non ha mai visto la luce ma io, avendo focalizzato il mio studio sui sigari, fui trasferito nello stabilimento di Cava dei Tirreni”.
Oggi fa la spola tra Cava e Lucca, dove si trova il ramo principale dell’azienda. Si occupa di ricercare nuovi processi di lavorazione e analizzare diverse varietà di tabacco a supporto dello sviluppo di nuovi prodotti. “Sono sempre legato alle attività del laboratorio anche se nel corso degli anni mi sono un po’ spostato sulla gestione. E’ una trasformazione fisiologica – sostiene – La mia attività di ricerca è ormai ridotta ed io mi occupo prevalentemente di assicurazione di qualità. Ho scoperto che questo settore mi piace molto e trovo naturale che via via si trasportino le proprie conoscenze di ricercatore nei processi e nei prodotti. Inoltre, mi occupo di compliance, ossia verifico la rispondenza alle normative vigenti”.
Nella ditta di Cava dei Tirreni operano un centinaio di dipendenti, ma Di Giacomo è l’unico biotecnologo. Accanto a lui lavorano soprattutto agronomi, chimici e biologi: “Per gli aspetti di genetica e biologia a volte mi sono sentito avvantaggiato rispetto ai colleghi. Non succede altrettanto con argomenti specifici di chimica”.
Nonostante le limitate dimensioni dell’azienda, in Manifatture ci sono buone possibilità di sviluppo professionale perché fa parte della catena industriale Eridania, grande produttore di alimenti vegetali famoso per lo zucchero. Di Giacomo non esclude in futuro di poter applicare le sue conoscenze in altri settori produttivi e confessa di essersi trovato per caso a lavorare sulle fibre di tabacco: “Non ho una passione per i sigari. Non ho mai fumato. Fare ricerca in questo campo è stata la prima opportunità di lavoro che ho trovato e da allora in poi non ho mai cambiato”.
(Ma. Pi.)
E’ stato uno dei primi laureati della Facoltà di Biotecnologie. “Mi iscrissi l’anno in cui fu inaugurato il Corso – ricorda – La mia fu una scelta inconsapevole, direi incosciente. All’epoca non conoscevo i programmi d’esame e non sapevo neppure quali materie sarei andato a studiare. Più che altro, mi lasciai affascinare dalla parola ‘biotecnologie’. Con il senno di poi, posso dire di aver fatto bene”.
Aveva appena terminato di lavorare ad una tesi in Biologia molecolare sulle cellule di patata, quando lesse l’annuncio dell’Ente Tabacchi: si formavano ricercatori per un nuovo Centro di Ricerca che sarebbe dovuto sorgere di lì a breve a Napoli: “La struttura non ha mai visto la luce ma io, avendo focalizzato il mio studio sui sigari, fui trasferito nello stabilimento di Cava dei Tirreni”.
Oggi fa la spola tra Cava e Lucca, dove si trova il ramo principale dell’azienda. Si occupa di ricercare nuovi processi di lavorazione e analizzare diverse varietà di tabacco a supporto dello sviluppo di nuovi prodotti. “Sono sempre legato alle attività del laboratorio anche se nel corso degli anni mi sono un po’ spostato sulla gestione. E’ una trasformazione fisiologica – sostiene – La mia attività di ricerca è ormai ridotta ed io mi occupo prevalentemente di assicurazione di qualità. Ho scoperto che questo settore mi piace molto e trovo naturale che via via si trasportino le proprie conoscenze di ricercatore nei processi e nei prodotti. Inoltre, mi occupo di compliance, ossia verifico la rispondenza alle normative vigenti”.
Nella ditta di Cava dei Tirreni operano un centinaio di dipendenti, ma Di Giacomo è l’unico biotecnologo. Accanto a lui lavorano soprattutto agronomi, chimici e biologi: “Per gli aspetti di genetica e biologia a volte mi sono sentito avvantaggiato rispetto ai colleghi. Non succede altrettanto con argomenti specifici di chimica”.
Nonostante le limitate dimensioni dell’azienda, in Manifatture ci sono buone possibilità di sviluppo professionale perché fa parte della catena industriale Eridania, grande produttore di alimenti vegetali famoso per lo zucchero. Di Giacomo non esclude in futuro di poter applicare le sue conoscenze in altri settori produttivi e confessa di essersi trovato per caso a lavorare sulle fibre di tabacco: “Non ho una passione per i sigari. Non ho mai fumato. Fare ricerca in questo campo è stata la prima opportunità di lavoro che ho trovato e da allora in poi non ho mai cambiato”.
(Ma. Pi.)