Una delegazione de L’Orientale all’Istituto Francese d’Egitto

Cinque docenti de L’Orientale in visita presso l’Istituto Francese d’Egitto con sede presso Il Cairo nelle giornate del 16 e 17 ottobre per un convegno di respiro internazionale sui temi della pace. “Quest’ultimo è stato il quarto incontro con i colleghi francesi che s’inserisce all’interno di una più ampia iniziativa, avviata nel 2012, recante il nome della nostra Università in alcune delle più prestigiose Istituzioni di ricerca all’estero”, come anche l’IFAO (Institut Français d’Archéologie Orientale). Sono le parole di entusiasmo con cui il prof. Michele Bernardini, docente di Lingua Persiana nonché Direttore del Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo, commenta il rientro dal viaggio, al quale hanno preso parte anche le professoresse Stefania Cavaliere (Lingua e Letteratura Hindi), Florinda De Simini (Storia dell’India Antica e Medioevale), Simonetta Graziani (Assiriologia e Storia del Vicino Oriente Antico) e Antonia Soriente (Lingua e Letteratura Indonesiana). Leitmotiv del programma: “uno studio sul lessico della pace, con un approccio storico che ha preso in considerazione un panorama esteso di lingue, culture e letterature, dal greco e latino alle lingue asiatiche passando per il ceppo semitico”. Dopo aver
fatto già tappa nelle città di Nantes, Parigi, Napoli in più appuntamenti nell’arco degli ultimi cinque anni, la due giorni al Cairo ha focalizzato una maggiore attenzione sul rapporto tra spiritualità vs etica politica. “Per pace non si intende solo il contrario della guerra, è la ragione per cui abbiamo allargato lo spettro delle conoscenze anche all’idea della pace interiore, della pace come fattore economico o sociologico”. Ma non ideologico, dato che “non è nostro interesse farci portatori di uno slogan, piuttosto studiare un fenomeno che, sebbene richieda una pluralità di orientamenti, risulta ridimensionato nella sua portata rispetto alla guerra, oggetto frequente di studi e ricerche”. Un divario latente tra due opposti che ha condotto i ricercatori, italiani e francesi, verso l’elaborazione di un progetto comune, un Vocabolario, frutto dell’esplorazione del campo lessicale della pace e delle sue rappresentazioni nelle culture orientali nell’Antichità e nel Medioevo con risvolti piuttosto interessanti. “Ci siamo chiesti se in questo periodo storico, denso di conflitti, non fosse più necessario occuparci invece dell’altra faccia della medaglia, scoprendo peraltro molte cose, innanzitutto che la pace è più complessa della guerra ed è un concetto difficile da inquadrare in un sol colpo”. Perché partire proprio da questioni terminologiche? “Perché il modo di dire le cose la dice lunga sul modo di vedere il mondo reale e dunque sul modo di pensare di una civiltà. Testi di natura diversa hanno consentito di desumere un lessico articolato e complesso che si ramifica in altrettante sfumature, perché la pace può anche essere un equivalente di sviluppo, crescita e libertà”. Su un asse di opposizioni binarie, certamente “quella di ‘guerra-pace’ è uno dei grandi problemi dell’umanità, per questo non deve apparire affatto strano che le nostre fonti appartengano al sacro, al classico, addirittura alla scrittura cuneiforme”. Il passato è sorgente di ispirazione e una chiave di lettura inestimabile per l’attualità: “da un lato c’è l’egemonia, la conquista, il senso del dominio, e dall’altro l’idea di una gestione del mondo basata sulla necessità di convivenza, anzi coesistenza”. Si è parlato molto, infatti, anche di negoziazione e compromesso, “sul calco di un patto sociale. Io stesso mi sono soffermato su Ferdowsi, il più grande poeta persiano di tutti i tempi che ha scritto il Libro dei re, una lunga epopea nella quale declina la pace verso l’utopia. Gli uomini sono orientati verso il bene ma nella concezione pessimistica di quest’autore è un sogno che svanisce presto, lasciando il posto al male e a un tragico inevitabile”. Più che al suo antonimo, la guerra, la pace perciò si contrappone alla tirannia, all’oppressione, alla violenza. “Un quadro a tinte fosche che fa ancora più spavento della guerra in sé e su cui bisogna apportare il nostro contributo di studiosi”. Finora si è dimostrato un lavoro molto utile: “abbiamo scoperto grandi analogie e relazioni in virtù dell’analisi comparativa tra civiltà molto diverse, con un approfondimento sull’etica, la letteratura religiosa e quella storiografica, laddove i colleghi francesi hanno trattato argomenti come la trasmissione delle lingue, in riferimento al copto, al mongolo, all’arabo e al latino e greco”. D’altro canto, “L’Orientale e molti dei suoi comparti di ricerca vantano una collaborazione storica con tutti gli Istituti francesi in Medio Oriente e Asia, derivante da interessi comuni e affinità metodologica, in primis l’obiettivo di guardare alla cultura come un patrimonio importante, cosa che a volte da noi in Italia viene meno”. Intanto, le ricerche continuano e si prevede a breve una pubblicazione. “Stiamo lavorando a un’antologia di testi, opere e grandi classici sulla pace che sarà pubblicata in Francia”. Nel prossimo anno, invece, a Procida “organizzeremo nel mese di settembre un incontro presso la Scuola de L’Orientale per mettere a parte gli interessati dei risultati raggiunti”.
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