Una laurea in Scienze Motorie… e poi?

Quali sono le prospettive occupazionali dei laureati in Scienze Motorie? Qual è il loro specifico ruolo in un mercato del lavoro sempre più chiuso quale quello attuale? A queste e ad altre domande hanno cercato di rispondere docenti ed ex studenti della Facoltà che ce l’hanno fatta e attualmente ricoprono importanti ruoli, nell’ambito del convegno ‘Bridge the gap’, organizzato dall’UDU (Unione degli Universitari) con l’Università Parthenope, e grazie ai fondi destinati alle attività studentesche. L’incontro, tenutosi il 25 gennaio nella sede della Facoltà in via Acton, ha riscosso grande partecipazione tra gli studenti. “Sono molto colpito dalla riuscita dell’iniziativa e dall’atmosfera che sento stamattina – ha detto il Preside prof. Giuseppe Vito, in un’Aula Grande piena – Questo convegno deve essere una presa di consapevolezza da parte vostra che il lavoro bisogna inventarselo in qualche modo, il problema sta nel far incontrare il mercato e voi futuri professionisti”. Ha, poi, raccontato, il proprio percorso: “Ho conseguito la laurea in Ingegneria, ma, successivamente, mi sono trovato a svolgere un ruolo manageriale all’interno di questo Ateneo, cambiando completamente la mia attività. Non sempre sono riuscito a dare le risposte che mi chiedevano, ma forse la più bella è la vostra partecipazione e la presa di coscienza di stamattina”. La parola per i saluti, poi, a Daniele Iacò, studente al terzo anno, che si è impegnato nella realizzazione della manifestazione. “Spero che questa giornata possa aprire le menti di tutti noi, far crescere il senso dello studio e del dovere – ha detto – perché solo dandoci da fare riusciremo ad essere i professionisti del domani”.
La collaborazione
 con i medici
La giornata è stata scandita dalle testimonianze e i racconti di laureati in Scienze Motorie i quali, superando le difficoltà iniziali, hanno trovato collocazione in differenti macro aree del mercato del lavoro, al fine di indicare ai più giovani i molteplici sbocchi che questo tipo di laurea può assicurare. “Sono sempre stata molto entusiasta del Corso di studi scelto, ma, da giovane neo-laureata, vedevo troppe strade chiuse avanti a me – ha affermato la dott.ssa Cristina De Fazio, ex atleta a livello agonistico, tra le prime laureate in Scienze Motorie al Parthenope (ha conseguito il titolo nel 2002) che, attualmente, si occupa del trattamento di pazienti con sindrome metabolica – Presto, mi sono resa conto che dovevo trasformare la mia rabbia, sfruttare le mie potenzialità, così ho preso coraggio e ho chiesto un colloquio al dottore con cui collaboro ormai da sette anni”. Il percorso è stato tutto in salita: “Dopo qualche mese, mi è stato assegnato uno studio per analizzare l’attività fisica con i malati di diabete e sindrome metabolica. Da lì, poi, sono cominciate le prime pubblicazioni e diversi progetti, come quello, in collaborazione con il Comune di Napoli, per il trattamento del sovrappeso in età pediatrica”. La soddisfazione della De Fazio è “aver fatto comprendere ai medici cosa si intende per attività fisica adattata e come quest’ultima non possa prescindere dal paziente che abbiamo di fronte, e, infine, il ruolo che ricopre il laureato in Scienze Motorie non solo nella valutazione della forma fisica, ma nella programmazione”. Da due anni organizza il meeting nazionale di atletica leggera per diabetici dai 14 ai 65 anni, e una delle soddisfazioni più grandi è stato il progetto 2009-2013 della Diabetologia italiana. “È chiaro che noi laureati in Scienze Motorie possiamo dare il nostro contributo, ovviamente con l’aggiornamento continuo, la pratica costante e l’attenzione verso i pazienti”. Non pochi gli ostacoli: “I medici non conoscono l’efficacia del nostro contributo, ma, se fate un buon percorso formativo, lavorando con passione, sarete molto gratificati”. 
Come diventare 
personal trainer e 
preparatore atletico
Una delle aree che riscuote maggior successo tra i giovani è quella relativa al fitness. Ne ha parlato il dott. Massimiliano Bruno, laureato nel 2006, titolare di una palestra. “Probabilmente, lavora di più un esperto in marketing che un dottore in Scienze Motorie, a meno che non si decida di investire su se stessi nel modo giusto – ha detto – Ero un karateka, ho cominciato tutto per passione. Dopo la laurea, il primo passo verso il mondo del lavoro è stato un corso del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) per esperto in attività ludico-motorie. Da allora, mi sono buttato a capofitto in tutto ciò che faccio”. Il consiglio agli studenti: “Non accontentatevi degli obiettivi raggiunti, datevi anima e corpo alla realizzazione di un progetto!”. La tesi comune, ribadita più volte dai laureati, e probabilmente efficace per tutti i percorsi formativi, è che “il titolo di dottore è solo la base su cui costruire il proprio profilo professionale”. E il dott. Ciro Rota, personal trainer iscritto alla Specialistica in Scienze Motorie per la Prevenzione e il Benessere, lo conferma: “Il background del personal trainer è multidisciplinare e devo ammettere che gli studi in Scienze Motorie ci forniscono elementi di Fisiologia, Anatomia, Psicologia, ma la laurea è solo il punto di partenza”. Rota ha cominciato nel 2006, lavorando in una piccola palestra, e, ancora oggi, è in continuo aggiornamento e aperto a tutte le opportunità e le novità che il mondo dell’attività motoria può offrire ai laureati. Tra queste ultime, la specializzazione in Chinesiologia, scienza che tratta lo studio del movimento umano in tutte le sue forme. “La laurea è l’unico titolo legale che abilita alla professione di chinesiologo”, ha ricordato. 
Resta il sogno di tanti giovani diventare preparatore atletico, magari di importanti società di calcio italiane e non, ma per farlo, oltre a tanto impegno (dopo la laurea, è obbligatorio intraprendere un corso federale del Coni a Coverciano) occorre avere le idee chiare. “Cosa volete fare da grandi? Ve lo siete chiesti?”, ha esordito il dott. Luigi Maione, 34 anni, preparatore atletico professionista per alcune squadre di calcio di serie A, come il Napoli, ma anche Salernitana e Cluji (Romania), e direttore tecnico della Scuola Calcio Real Casarea. “Quando mi sono iscritto a Scienze Motorie, era il primo anno di transizione dall’Isef a Facoltà, – ha raccontato – e c’era davvero un’organizzazione scarsa: piani di studio che cambiavano ogni mese, carenza di aule, ma soprattutto non c’era richiesta di tecnici sportivi”. Dopo un biennio specialistico in Scienze e Tecniche dello Sport, presso l’Università Tor Vergata, il primo sbarramento è stato l’ingresso a Coverciano, e da lì poi una carriera in salita. “Il compito principale del preparatore atletico è quello di trasmettere i valori sani dello sport e il sacrificio, soprattutto al settore giovanile. Poi capire il soggetti che alleni per conquistare la fiducia del calciatore e del mister. Devo dire che i preparatori italiani sono i più ricercati al mondo”. Ma il laureato in Scienze Motorie può cominciare anche nel campo del recupero infortuni: “La riatletizzazione sportiva è fondamentale per il calciatore infortunato che deve lavorare in modo progressivo per riacquistare flessibilità, e di questo può occuparsi solo un laureato in Scienze Motorie; per cui uscite, andate in campo, osservate gli allenamenti, mettetevi in discussione!”.
L’accusa: i tirocini sono inutili
Tante le domande e le questioni sollevate dagli studenti che si sentono davvero poco preparati per l’ingresso nel mondo del lavoro. Qualcuno, a seguito delle prime piccole esperienze, mette anche in dubbio il valore di questo titolo di laurea. “Ho conseguito la Triennale in Scienze Motorie e insegno nuoto ai bambini, presso una piscina – ha detto una giovane ragazza – purtroppo, mi pagano solo con un rimborso di cento euro mensili perché non ho un brevetto per l’insegnamento del nuoto, come se questo valesse più della laurea. Vorrei anche sottolineare che ho imparato questo mestiere osservando gli altri istruttori, non certo tramite i tirocini organizzati dall’Università. Qui non mi hanno insegnato nulla!”. Le fa eco un altro studente. “Se dovessi dire cosa so fare, non saprei davvero. L’offerta formativa va cambiata, con una diminuzione degli insegnamenti di Economia aziendale e Organizzazione, e adeguata a quanto richiesto dal mondo del lavoro!”. Un altro ragazzo ha fatto riferimento alla stesura di progetti. “Se ne parla tanto, ma come si fanno? Nessun professore ce l’ha mai spiegato”. La risposta al dott. Bruno che ha incoraggiato i ragazzi a cominciare in qualche modo. “Non potete partire sconfitti, iniziate, buttatevi e poi imparate!”. Aspre critiche anche sui tirocini, definiti “inutili”. La proposta questa volta è arrivata dalla dott.ssa De Fazio. “Parlerò con il prof. Vito – ha detto – al fine di organizzare moduli pratici per un tirocinio efficace, magari sotto la guida di ex studenti”. La ricerca di un’occupazione è particolarmente complicata in questo momento, ma, a Napoli, ci sono due centri Virgin Active, nelle zone Vomero e Fuorigrotta, che propongono ai laureati in Scienze Motorie di diventare consulenti di sala. “Vista la carenza di lavoro, ho pensato che era un’opportunità da non escludere ed ho inviato un curriculum. Sono stato contattato per un colloquio, durante il quale mi hanno detto che avrei dovuto aprire una partita IVA, oltre a versare ogni mese 550 euro”, la testimonianza di uno studente. Qualcuno non vuole arrendersi e mira in alto. “Ci consiglia la carriera di allenatore?”, viene chiesto al dott. Maione. “Avete tutte le conoscenze, potete provarci”, la risposta.
Maddalena Esposito
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