Visita alle carceri per gli studenti di Diritto Penale

In soli tre giorni sono state raccolte più di 180 firme d’adesione. Si preannuncia quindi un successone l’iniziativa organizzata dal prof. Bruno Assumma, docente di Diritto Penale. Il professore condurrà – a fine novembre- gli studenti del secondo anno di Scienze Giuridiche a visitare le case circondariali di Poggioreale e Secondigliano. 
“Lo scopo è rendere concreta la visione dell’aspetto carcerario e soprattutto avvicinare i ragazzi alla realtà dell’esecuzione penale”, spiega il professore che ha già sperimentato iniziative analoghe. “Sono esperienze importanti non solo dal punto di vista didattico ma anche dal punto di vista umano, perché fanno considerare ai ragazzi la realtà carceraria e ciò che c’è dietro il carcere. Vale a dire: situazioni di degrado, difficoltà che, se certamente non giustificano il reato, danno però una dimensione diversa del fatto e del disvalore che un certo tipo di comportamento può avere”. Ma questi incontri possano creare imbarazzo nei detenuti? “No, anzi. Sono molto contenti di poter colloquiare con gli studenti. Al carcere d’Isernia, avemmo una sorpresa:  i detenuti offrirono ai ragazzi un rinfresco, a spese loro. Quindi evidentemente l’iniziativa era gradita. Ricordo che un detenuto rivolgendosi agli studenti, raccontò loro che prima della sua condanna, il figlio frequentava l’università con una media del 27; dopo però, non ne volle più sapere”. L’interazione fra gli studenti e i detenuti “dipenderà dalla disponibilità del personale del carcere”, conclude il professore.  
Le aspettative degli studenti. “Sono convinta che sarà un’esperienza molto produttiva e complementare allo studio della materia penale” afferma Marcella Forte. Per Anton Gera, studente albanese – sei esami a libretto nel primo anno –  “è fondamentale rendersi conto della realtà carceraria. Per capire che chi sbaglia non è sempre un “mostro”, ma può essere una persona che ha avuto dei problemi, magari è stato condizionato da un ambiente sbagliato”. Entusiasta Viviana Frediali: ”bellissima iniziativa. Abbiamo bisogno di una dimensione pratica di quello che studiamo”. Letizia Iannace, invece, ha già potuto testare l’impatto con il carcere perché il padre è poliziotto penitenziario: “sono stata al carcere minorile di Aiola. Non ho mai colloquiato con detenuti ma sapere che in un carcere ci possano essere ragazzi e ragazze più giovani di me fa  pensare”. Nel gruppo di studenti qualche voce dissonante (quella di Salvio De Maglio: “credo sia inutile e magari più formativo il contatto con la pratica in uno studio legale”) o disinteressata (perché aderite all’iniziativa? “Per farci vedere dal professore!”).
Mimmo De Maio
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