Attività esterne e professionisti in cattedra al corso di Storia della Fotografia

Una delle pratiche più diffuse dell’era dello smartphone è il selfie. Un termine di derivazione inglese che sta ad indicare un comune autoritratto, una foto scattata con la fotocamera interna del cellulare. Pigiare su quel preciso punto dello schermo, per immortalarsi, è a tutti gli effetti un gesto condizionato del presente, tanto quanto lo scontato utilizzo delle app di messaggistica. Ma quando è stato effettuato il primo scatto della storia? A partire da cosa si può indagare il mondo della fotografia, dall’accezione amatoriale a quella professionale e artistica? Dal 2005/06 nel corso di Storia della Fotografia e delle Tecniche fotografiche (parte del percorso di studi in Organizzazione e Gestione del Patrimonio culturale prima, in Management del Patrimonio Culturale ora) la prof.ssa Isabella Valente racconta come questo mondo immenso si è evoluto e verso quali orizzonti si muove nel suo farsi di epoca in epoca. Dai primi giorni di marzo e fino a metà aprile, saranno una trentina le ore di lezione, più una parte seminariale-laboratoriale extra, per affondare mani e occhi nella fotografia e nelle sue tecniche; quindi i mezzi, i progressi tecnologici che si sono succeduti nel tempo. Nonostante la dialettica del progresso e dell’evoluzione tecnologica, però, una costante esiste: “Il fine della foto – spiega la prof.ssa Valente, ‘madre’ del corso e intensa sostenitrice della sua continuazione – è e sarà sempre il medesimo. Ovvero il rapporto tra chi fotografa e il cosa si fotografa. Una dinamica a tre che coinvolge il soggetto autore, il soggetto ritratto e il risultato che si ottiene”. 
Il punto di partenza, ad ogni modo, è una data in particolare, il 9 luglio del 1839, “anno in cui la Fotografia nasce ufficialmente”, perché a Louis Jacque Mandè Daguerre, scenografo, viene concesso il brevetto dall’Accademia delle Scienze di Parigi. Un sostanzioso excursus storico si soffermerà anche sul ‘prima’, ovvero sulle fasi che hanno permesso a questa dimensione espressiva di nascere, “capiremo bene come siano cambiati anche i linguaggi, il modo di vedere l’immagine fotografica. Non bisogna dimenticare la sua grossa influenza su tutto lo spettro culturale, dalle discipline umanistiche a quelle scientifiche”. Una funzione di supporto decisivo, quello della Fotografia, che ha una sua valenza sostanziale anche nel rapporto con l’arte: “Nell’Ottocento aiutava pittori e scultori, che la usavano per le loro opere”. Passaggi riassunti in breve, certo, che tuttavia troveranno basi solide in due manuali. Quello di Diego Mormorio, “il principale al quale ci affideremo”, senza dimenticare “Italo Zannier, che utilizzavo prima e che reputo tuttora imprescindibile. È stato uno dei più grandi storici della Fotografia del Novecento”. A questa prima parte, ne seguirà una il cui focus saranno le tecniche. “Ci concentreremo anche sulla storia dei procedimenti, cioè su come sono cambiati dagli inizi fino al mezzo digitale. È importante che i ragazzi capiscano cosa accade all’interno dell’oggetto quando scattano. L’uso dello smartphone impedisce di conoscerne il meccanismo”. Il forte legame con la materia fotografica, inoltre, spinge Valente – da anni, anche in tempi di lockdown – ad organizzare laboratori e seminari a latere. “Certo, non possiamo più organizzare laboratori come qualche anno fa perché le nuove normative di sicurezza lo impediscono. Mostravo le varie fasi di stampa ma, ora che non si possono più introdurre prodotti chimici e basici, ci limitiamo ad effettuare delle simulazioni. Sono previste anche delle attività in esterno, dove faccio lavorare i ragazzi su progetti di fotografia che ogni anno mutano nel tema. Alla fine, sono due i momenti importanti. Il primo, in cui facciamo una conferenza collettiva dove loro mostrano i risultati finali di questi percorsi. Secondo, ospitiamo abitualmente fotografi noti di grande esperienza, uno tra gli altri è Cesare Accetta. Quest’anno interverranno sul discorso pandemia e contingentazione. Oltre a raccontare la propria passione per la Fotografia e come ne hanno fatto una professione, saranno intervistati dagli studenti”.


Claudio Tranchino 

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