Jessica, laurea in Giurisprudenza, oggi si occupa di Hi Tech ad Accenture

“Quando ho scelto Diritto Sanitario fra i vari insegnamenti complementari, l’ho fatto in primis per la prof.ssa Spena che mi è subito apparsa coinvolgente. A lezione abbiamo sperimentato molta pratica, non solo teoria. Piano piano, mi sono innamorata anche della materia, fino a sceglierla come argomento di tesi”, racconta Jessica Civitelli, laureata nell’aprile del 2019 a 27 anni con 104/110, con una tesi sul Regionalismo differenziato. “Mi sono occupata di una questione molto attuale nel 2019, la possibilità che le regioni acquisissero pieni poteri in materia di sanità, con la conseguenza che i medici sarebbero diventati dipendenti regionali e non più statali. Dalla tesi sono partita per affrontare concorsi pubblici in ambito sanitario. È un mondo molto difficile, fare il collaboratore sanitario, stare accanto al direttore generale nel comparto amministrativo è complesso”. In graduatoria di un concorso pubblico: “nell’attesa di essere chiamata, ho inviato nel corso dei mesi diversi curriculum. Tempo fa sono stata convocata per un colloquio dall’Accenture, una multinazionale presente in tutto il mondo che si occupa di sviluppo Hi Tech. Dopo una formazione lunga 6 mesi, attualmente ho un contratto a tempo indeterminato. Mi occupo – per dirla in breve – di tutto ciò che si cela dietro una App, dall’aspetto della privacy al malfunzionamento dell’applicazione stessa, agli estremi per fare causa”.
Una laurea, tante strade 
Quando si pensa a Giurisprudenza, nell’immaginario collettivo, il mondo Hi Tech non è predominante. “Fin da studentessa non ho mai avuto intenzione di avviarmi all’avvocatura. In realtà volevo diventare Commissario di Polizia, ma ho problemi agli occhi e non posso partecipare al concorso. Ho sempre pensato di voler entrare in una grande azienda, pubblica o privata, nell’ambito manageriale. Un po’ quello che sto facendo ora”. Secondo la studentessa: “se si vuole fare l’avvocato si deve avere una passione vera. Diversamente, Giurisprudenza forma in tanti ambiti e si può lavorare al di fuori della cerchia forense. Ci sono milioni di possibilità, non esistono solo le aule di un tribunale. Gli studi giuridici forniscono una base, sta poi al giurista trovare la strada”. Nel lavoro, continua, “ho dovuto formarmi oltre il diritto, nel post-laurea c’è sempre da approfondire altri aspetti”. Cita un esempio: “Quando si entra in un sito ed appaiono i famosi cookie, cliccandoci sopra si sottoscrive un contratto, si accettano le condizioni. Mi occupo quindi anche di questioni di diritto ma da un’angolatura diversa”. 
“Una bocciatura non è la fine del mondo”
I ricordi da studentessa. L’incubo: “Procedura Penale, ho sostenuto  l’esame ben quattro volte. Era il mio ultimo esame. Avevo la tesi pronta e non potevo laurearmi. Alla fine l’ho superato con 30, intravedere la luce in fondo al tunnel è stata dura”. Tuttavia, “una bocciatura non è la fine del mondo, ai ragazzi che oggi studiano voglio dire di non lasciarsi scoraggiare da un esame andato male. Tutto passa ed il mio percorso lo dimostra. Mi sono laureata con un po’ di ritardo ma alla fine ho un lavoro stabile e, si spera, una lunga carriera davanti”. Oltre Procedura Penale, qualche difficoltà con “gli esami storici che ho veramente fatto fatica a studiare. Paradossalmente, ho vissuto con più serenità discipline come Commerciale e Procedura Civile, in cui ho voti alti e conoscenze acquisite con facilità. D’altronde, se si sente una materia affine alle proprie attitudini, diventa più semplice assimilarla”. Ritornando al Diritto Sanitario e agli altri insegnamenti a scelta, come si decide di studiare una disciplina complementare anziché un’altra? “Spesso ho sentito si sceglie una materia facile che permette di alzare la media. Io non credo che debba essere questo il criterio. Studiare un complementare professionalizzante in cui poi sviluppare la tesi apre molte più possibilità nel mondo lavorativo. Da studentessa, ad esempio, non scelsi Diritto dell’Informatica che attualmente è importantissimo per il mio lavoro, tant’è che poi l’ho dovuto studiare dopo la laurea”. 
 
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