Guerra in Ucraina, la parola a russisti e analisti de L’Orientale

“Ho amici da una parte e dall’altra della frontiera ed ho trascorso la giornata a sentirli telefonicamente. In Ucraina nelle principali città un’avanzata di terra articolata non ci sta. Ci sono incursioni su zone strategiche e bombardamenti di depositi e strutture militari. Ad Odessa i russi non sono sbarcati, molti scappano però per andare in Moldavia. Ci sono code alle banche e ai negozi di alimentari”. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, osservata con gli occhi di Guido Carpi, professore ordinario di Letteratura russa a L’Orientale e direttore del Centro di Cultura Russa “Russkij Mir” presso il medesimo Ateneo, è fonte di preoccupazione per le sorti dei volti noti, degli affetti. Carpi parla con Ateneapoli nella giornata di giovedì 24 febbraio, quando da qualche ora Putin ha dato il via libera all’offensiva dell’esercito, dell’aeronautica, della marina. “In Russia – racconta il docente – molti stanno protestando. Una buona parte dei russi ha parenti in Ucraina, sono famiglie miste. Un mio amico russo poche ore fa mi ha ricordato che i suoi bisnonni sono sepolti in Ucraina e non riusciva a capacitarsi che il suo paese avesse mandato i carri armati sulle loro tombe. Molte celebrità si stanno mobilitando. L’organizzatore della più popolare manifestazione canora, una sorta di Festival di Sanremo russo, si è esposto dicendo che la guerra non è mai una soluzione. Si tirano bombe su città dove i russi andavano in vacanza fino a poco tempo fa e dove ci sono i loro parenti. Centocinquanta deputati delle assemblee locali hanno firmato un appello contro la guerra e più di 170 giornalisti russi hanno sottoscritto una lettera contro l’invasione dell’Ucraina. Stasera c’è una manifestazione a Mosca contro la guerra, ho amici che ci vanno”. Riflette: “Ho la sensazione che Putin abbia fatto male i suoi conti. Molti analisti ipotizzavano un intervento limitato alle repubbliche separatiste. Il che, considerati anche i precedenti del Kosovo da parte degli Stati Uniti e del celere riconoscimento della Croazia da parte della Germania, negli anni Novanta del secolo scorso, gli avrebbe anche provocato un moderato danno d’immagine. Pochi credevano che ci sarebbe stata un’operazione militare come questa che è in corso. È assurdo. Cosa fanno? Conquistano l’Ucraina che ha 45 milioni di abitanti? Mettono un loro uomo al governo? Forse, ma il giorno che se ne vanno i russi è guerra civile. Dicono che vogliono evitare che l’Ucraina entri nella Nato? La questione esiste perché la Nato è un’alleanza militare e l’Ucraina nella Nato significa una minaccia verso la Russia. È chiaro, però, che dopo questa invasione il primo desiderio degli ucraini, se e quando ne avranno la possibilità, sarà proprio di entrare nella Nato”. La scelta di invadere l’Ucraina, secondo il professore Carpi, potrebbe essere nata, dunque, non tanto da un calcolo cinico, ma da una visione ideologica poco razionale: “Mi ha molto impressionato il discorso di Putin di alcuni giorni fa. Lo definirei nazional-imperiale. Ha parlato come un ultranazionalista russo del 1914 ed è molto preoccupante. Probabilmente Putin è stato incoraggiato anche dal successo dall’annessione della Crimea. Quella operazione fu molto popolare perché fu percepita come il ritorno alla madrepatria di un pezzo di Ucraina che in realtà era da sempre profondamente russo. Rispetto al 2014, però, la Russia è cambiata. Nel 2014 l’euro era a 433 rubli, oggi a 90. C’è una penetrazione molto maggiore dei social network e ci sono giovani che non partecipano alla retorica del risentimento post-imperiale”. Ma Putin non teme che le sanzioni economiche possano alienargli il consenso degli oligarchi e dei circoli economici che lo sostengono? “Il regime putiniano – risponde il docente – è senescente e si fida sempre più dei circoli militari. Sanno delle sanzioni ma si illudono possa essere una cosa passeggera. Non si rendono conto che l’economia è fragile, dipende dalle esportazioni, e che i capitali fuggiranno tutti all’estero. Forse un elemento che può aiutarci a capire l’operato di Putin è che nel 2024 ci saranno le elezioni presidenziali. Magari spera di stimolare il sentimento nazionale”. Il 
giorno dopo la conversazione con Ateneapoli, il docente aggiunge alcune considerazioni: “In ogni caso, già al secondo giorno di guerra, da entrambe le parti si allude a una possibile trattativa, forse su mediazione cinese, riguardo a un futuro status neutrale dell’Ucraina. In questo caso, gli obiettivi dichiarati del Cremlino si realizzerebbero con facilità inattesa. Ma che valore potrebbero avere in futuro impegni negoziali imposti con metodi del genere? È veramente troppo presto per fare previsioni”.
Inattesa anche per il prof. Fabio Bettanin, che a L’Orientale insegna Storia della Russia contemporanea e Storia della Russia e dell’Europa, “una iniziativa in questi termini così aggressivi”. L’Ucraina per la Russia rappresenta: “Una zona di confine composita. Non so se davvero Putin nel 2007 abbia detto a Bush junior che l’Ucraina come Stato a sé non esiste, ma l’esperienza dell’Ucraina negli ultimi trent’anni ha avvalorato questa frase. Secondo i parametri della politologia americana, è uno Stato fallito. Nel 1991 aveva il reddito della Polonia, ora tra il trenta e quaranta per cento”. In questa ottica, secondo il docente, si potrebbe spiegare l’invasione russa: “Noi occidentali abbiamo la narrativa democrazia contro autocrazia. Putin e la Cina hanno la narrativa ordine contro caos e considerano l’Occidente come fonte di disordine”. Il mancato rispetto da parte dell’Ucraina degli accordi di Minsk sulla concessione di ampia autonomia ai territori di Donetsk e Lugansk potrebbe avere giocato, secondo il professore, un ruolo nella svolta militare di Putin: “Quegli accordi erano frutto di una sconfitta militare ucraina. A questo punto concedere una certa autonomia era possibile”. Putin non teme il crollo del consenso interno? “Nel 2024 si vota e credo che voglia rimanere come persona che ha conquistato qualcosa di solido. L’unica interpretazione che so dare è che voglia lasciare una eredità e che punti anche sulla debolezza dell’Occidente. Magari immagina che non arriveranno sanzioni vere perché l’Europa, in particolare alcuni Paesi, potrebbe a sua volta pagare un prezzo notevole per quelle sanzioni”. 

La paura “è che Putin agisca non razionalmente”


Il prof. Paolo Wulzer, che a L’Orientale insegna Storia delle relazioni internazionali, condivide con Bettanin e Carpi la sorpresa per l’accelerazione della crisi: “Io mi ero allineato agli analisti i quali, dopo il riconoscimento delle repubbliche indipendentiste, si aspettavano l’invio di un contingente e l’annessione. L’attacco a più larga scala ha sorpreso tutti”. Gli obiettivi di Putin, secondo il prof. Wulzer, sono chiari: “Intende imporre il principio che la Russia debba avere una influenza speciale sulle ex repubbliche sovietiche e che l’Ucraina non debba entrare nella Nato. Lo rivendica dalla guerra in Georgia. La domanda da porsi, forse, è perché abbia agito proprio ora, dal momento che quella dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato era una prospettiva non di breve periodo. C’è un impegno della Nato del 2008, ma non era una operazione imminente. Forse Putin ha agito ora in funzione di quella che ha percepito come debolezza occidentale, manifestatasi secondo la sua visione con l’abbandono dell’Afghanistan e con le divisioni sulla questione del gasdotto”. Il docente, peraltro, adombra una seconda ipotesi: “Questa davvero spaventevole. La paura è che Putin, l’uomo attualmente al comando di una potenza nucleare, agisca non razionalmente”. Ritorna alla questione Nato: “è reale che l’espansione ad est dell’Alleanza Atlantica rappresenti una minaccia per Mosca. Per i russi la Nato non è un’alleanza difensiva, ma offensiva. Ricordano le operazioni contro Gheddafi e in Kosovo. È vero anche che se gli Stati Uniti avessero avuto comportamenti internazionali più coerenti e non si fossero lanciati in guerre con motivazioni opache e contraddittorie e non rivendicassero che l’America Latina è il loro cortile di casa, magari tutto sarebbe più semplice. Ciò detto, il rispetto dell’integrità territoriale degli Stati è un fondamento imprescindibile. La Russia l’ha violato e su questo credo ci sia poco da discutere”. L’azzardo, conclude il docente, potrebbe peraltro diventare un boomerang per Putin: “Potrebbe crearsi una frattura insanabile tra la sua ristretta cerchia, che lo ha appoggiato nella decisione di scatenare una offensiva militare contro l’Ucraina, ed i gruppi economici spaventati dalle conseguenze delle sanzioni che scatteranno contro la Russia. Quella frattura potrebbe indebolire ed isolare Putin”.
Fabrizio Geremicca 

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