Le lezioni demo: un assaggio di cosa si studia

Si parla di Ucraina e di Russia in chiave storica e linguistica, ma anche di coreano, swahili e letteratura inglese nelle lezioni demo pomeridiane che si svolgono nelle aule del Complesso di Monteverginella, Palazzo Corigliano e Palazzo Giusso. Parla di “ragioni storiche” della reciproca intolleranza tra Russia e Ucraina il prof. Riccardo Cucciolla, docente di Storia della Russia e dell’Europa Orientale: “Anzitutto il fatto che per l’attuale Presidente della Federazione Russa l’Ucraina era una nazione inesistente, risultato della politica scellerata dei bolscevichi e dello stesso Lenin che avevano svenduto parte dell’Impero. L’Ucraina è dunque per lui una sorta di periferia ribelle, sebbene una nazione ucraina esistesse già nel 17esimo secolo, legata ai cosacchi”.
E dunque il nazionalismo: “In questa regione matura un nazionalismo che diviene di fatto paradigmatico, specialmente nelle regioni occidentali, pregno di un feroce sentimento antirusso”. Una Russia oggi oggetto di indignazione da parte di mezzo mondo e di sanzioni comminate dalla comunità internazionale. Una Russia che in questo momento i cultori della sua tradizione guardano “tra gioie e dolori”, come afferma la prof.ssa Marina Di Filippo, docente di Lingua e traduzione russa. “In questo momento buio non dobbiamo dimenticare che noi studiosi, accademici e traduttori guardiamo alla lingua e alla cultura di questo Paese, non alla sua politica estera”.
La Russia è “una nazione multiforme – spiega Di Filippo – il cui nucleo originario è proprio l’Ucraina, Kiev, che agli albori si chiamava ‘Rus’. Una nazione strettamente connessa al nostro panorama occidentale. Basti pensare che la stessa parola ‘Zar’, con la quale si indicavano i regnanti, deriva dal latino ‘Caesar’, cioè ‘Cesare’”. Poi qualche dato: “La Russia copre nove fusi orari ed è 56 volte più grande dell’Italia. La sua lingua appartiene al ceppo delle lingue slave ed è di origine indoeuropea”. Poi una curiosità, espressa dal prof. Andrea De Benedittis, docente di Lingua coreana: “Vi sono caratteri tra il Russo e il Coreano che li rendono affini. Queste due nazioni hanno molti legami, anche sul piano economico, considerando poi che condividono il 7% del confine. Nella scelta tra lingua 1 e lingua 2, quindi, potete vagliare l’ipotesi di scegliere questi due idiomi”.
Particolare è il caso dello swahili, lingua ufficiale in Kenya, Tanzania, Congo, Ruanda, Isole Comore e Uganda, e lingua eletta dei diritti civili degli afroamericani. “La lingua swahili manca del genere grammaticale, cioè non fa distinzione tra maschile e femminile, ma adotta delle classi nominali per il numero, singolare e plurale”, è la spiegazione della prof.ssa Flavia Aiello, docente di Lingua swahili. “Le parole sono divise per categorie o classi, che hanno un prefisso distintivo e che sono associate a cose o persone. Le classi 1 e 2, per esempio, sono associate agli esseri umani, la prima al singolare e la seconda al plurale”. Un esempio pratico? “Bambino/a, al singolare, si dice ‘Mtoto’, col prefisso ‘M’ che appartiene alla classe 1. La classe 2, per il plurale, regge invece il prefisso ‘Wa’, per cui ‘bambini/e’ si dirà ‘Watoto’, senza distinzione di genere”.
Si prosegue con la letteratura inglese, con un intervento del prof. Giuseppe De Riso (Letteratura inglese anno 1) su ‘I viaggi di Gulliver’ di Jonathan Swift, che è “un romanzo caustico, in cui è presente una critica mordace della società che passa attraverso il cambiamento di scala”.
La genialità di Swift: “sta nello sminuire i lillipuziani attraverso una loro rappresentazione positiva, elogiando fuori misura elementi che ai nostri occhi appaiono insignificanti, come quando Gulliver si inginocchia davanti al re dei lillipuziani; un gigante che si inginocchia a una formica facendo venir meno il senso stesso dell’atto dell’inginocchiarsi”.

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Ateneapoli – n.06 – 2024 – Pagina 31

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