Questioni di genere, una ricerca degli studenti

“Ogni anno, nell’ambito del corso, propongo progetti con applicazioni pratiche. Stavolta abbiamo trattato le questioni di genere, tematica attuale e che rientra nell’Agenda Europea 2030”, spiega la prof.ssa Alessandra De Chiara, docente di Strategie Aziendali di Sviluppo Sostenibile. Gli studenti frequentanti sono stati coinvolti nella stesura di un report che ha indagato le dinamiche di genere all’interno de L’Orientale, con una particolare attenzione alla componente studentesca. Per presentare i risultati del report e ascoltare nuove considerazioni sulla questione, il 13 gennaio scorso si è tenuto un incontro online che ha visto come ospiti studenti, docenti e istituzioni accademiche.
Ogni Ateneo annualmente è tenuto a stilare dei bilanci sulle questioni di genere, per avere una visione generale delle politiche interne con riguardo alle pari opportunità. Con l’occasione del progetto intercorso, gli studenti di Strategie sono stati responsabili di questa indagine e, con i dati ricavati, hanno poi discusso pubblicamente dei risultati per trattare con rinnovata consapevolezza la tematica. “Il lavoro è stato condotto per intero dalle studentesse e dagli studenti, guidati in primo luogo dalla dottoranda Sofia Mauro, e solo coordinati da me. Per un lavoro puntuale e preciso, abbiamo seguito le linee guida della CRUI (Conferenza dei Rettori Italiani) in cui si suggeriscono alcuni indicatori per i diversi comparti dell’università. Il focus però si è mantenuto sugli studenti, per consentire loro di aprire una discussione costruttiva sul tema”, specifica la prof.ssa De Chiara che è anche delegata del Rettore per lo Sviluppo della Sostenibilità.
La presenza studentesca a maggioranza femminile nell’Ateneo è evidente a colpo d’occhio, e le ricerche statistiche lo hanno confermato. Tuttavia, L’Orientale offre in molti casi Corsi unici per il settore umanistico e soprattutto nell’ambito delle lingue, e questo continua ad essere ogni anno di notevole attrattiva per studenti, non soltanto donne, da tutta la penisola. “Quest’anno – riprende la parola la docente – il mio corso è stato caratterizzato da una sproporzione al femminile della classe, diversamente dai precedenti quando c’era una parità di presenze. Quello che ho notato negli ultimi due anni, forse anche causa pandemia, è stato un maggiore tasso di studenti lavoratori, seppure spesso con occupazioni saltuarie. È possibile che la crisi li abbia spinti a pagare da sé gli studi, e in proporzione sembra che accada più per gli uomini che per le donne, fattore che li porta spesso a non seguire i corsi in presenza”. 
Presenti all’incontro conclusivo del progetto sono state anche la prof.ssa Emma Imparato, presidentessa del Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità d’Ateneo, la prof.ssa Emma Sarno, docente di Statistica, e l’ing. Rosario Scarano, Capo dell’Ufficio di Valutazione della Qualità e Dati Statistici. Scarano ha svolto un ruolo primario ai fini dello studio, fornendo gran parte dei dati necessari per condurre la ricerca. Nel suo intervento, la prof.ssa Imparato ha sottolineato il ruolo del CUG: “tuteliamo le pari opportunità attraverso tre linee: la promozione della cultura dell’uguaglianza; la garanzia dell’assenza di qualunque forma di violenza all’interno del contesto universitario; la stesura di puntuali bilanci di genere, che vogliono fotografare lo status quo e orientare i diversi investimenti da fare”. Gli investimenti, conclude la prof.ssa Imparato, sono parte centrale di un processo verso l’uguaglianza sociale, perché questa ha un costo: “avere accesso limitato a lavoro, salute e istruzione porta sempre ad una disuguaglianza sociale e su questo si può intervenire con le risorse economiche, ma non solo. Serve anche lavorare sul substrato culturale, perché le rivoluzioni partono sempre dal basso; la garanzia dei diritti non è legata solo al bilancio”.
Agnese Salemi Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it

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