Erasmus: “perché una meta funzioni, deve essere ospitale, raggiungibile e parlare inglese”

I giovani sono intraprendenti. Amano l’avventura, l’ignoto. Desiderano espandere gli orizzonti, mescolarsi con le altre culture e portare a casa, nello zaino o semplicemente nel cuore, un pezzetto dei luoghi che hanno visitato. Tanta intraprendenza, soprattutto all’inizio, può essere ingabbiata in timore e  incertezza che però, come cubetti di ghiaccio al sole, si sciolgono ben presto. Ed è proprio il desiderio di crescita, di imparare a volare con le proprie ali, che spinge tanti studenti a partire per un’esperienza Erasmus+. È un programma moderno, ma dalle radici antiche, appena rinnovato per un nuovo settennio, in cui l’Università Parthenope crede tantissimo investendovi energie e risorse. Ed è recente la pubblicazione del nuovo bando per la mobilità ai fini di studio che resterà aperto fino a venerdì 1° aprile. Leggerlo con attenzione, consultare i siti e piani di studi delle Università ospitanti, esercitare un po’ la lingua e lasciare a casa i pregiudizi: ecco il breviario delineato dai docenti Delegati all’Internazionalizzazione e/o Erasmus. 

Fa bene “uscire dalla propria comfort zone”

Di qui alla scadenza del bando sono in programma tanti incontri informativi, di Ateneo o di Dipartimento. “L’esperienza Erasmus è fondamentale! – esclama la prof.ssa Maria Giovanna Petrillo (Dipartimento di Studi Economici e Giuridici) – È un bene uscire dalla propria comfort zone, testarsi, acquisire una lingua e cultura straniere e confrontarsi con una metodologia didattica differente”. Gli studenti, prosegue, “hanno una gran voglia di partire. Purtroppo, subito dopo il Covid, una nuova cappa di incertezza e timore è calata su di noi. Siamo disperati pensando a ciò che sta vivendo l’Ucraina: è una situazione disastrosa dal punto di vista culturale e umano”. Vari i Paesi dell’Est sempre più apprezzati dagli Erasmus che ora, uno per tutti la Polonia, sono anche i più prossimi al conflitto, a rischio di coinvolgimento a vario titolo, già ospiti dei primi flussi di civili in fuga da un paese distrutto. Al momento “per quel che concerne l’Erasmus in questi Paesi, non sembrano esserci problemi, né abbiamo ricevuto segnalazioni in proposito dal Ministero. Tuttavia, non sappiamo cosa potrebbe accadere ed è comprensibile il timore di muoversi in quella direzione”. Le prime partenze, comunque, si avranno a settembre 2022 o nel 2023: “Ora la situazione è davvero fuori controllo. Ma speriamo, con tutto il cuore, di poter ascoltare presto parole di pace”. È un pensiero condiviso da tutti i docenti. Prosegue: “Finora proprio Varsavia è andata forte come meta. Lo stesso dicasi, ad esempio, per Riga. Queste città, ormai, sono capitali europee a pieno titolo, si sono occidentalizzate e hanno Università molto interessate a gestire i flussi internazionali”. Tutti gli studenti che hanno vissuto lì il loro periodo di studi all’estero “sono tornati entusiasti. Anch’io sono stata in Erasmus a Varsavia e posso confermare la qualità dell’esperienza”. La meta preferita resta sicuramente la Spagna, “pur assistendo al risveglio, negli ultimi anni, proprio della Polonia e della Francia. Posso garantire, però, che tutte le Università e le città con cui abbiamo accordi sono culturalmente vivaci. E i ragazzi si inseriscono in fretta nei circuiti dei colleghi che li guidano alla scoperta delle varie attività da fare in Ateneo e la sera dopo lo studio”. 
L’Erasmus non è “un ostacolo alla carriera, uno spreco di risorse, uno sperpero dal punto di vista economico. Anzi. Tra Ateneo, Adisurc e Ministero ci sono varie possibilità di ulteriore sostegno economico e, agli studenti, non mancano anche dei supporti nella scelta degli insegnamenti da sostenere all’estero”, sfata un po’ di miti il prof. Claudio Grimaldi (Dipartimento di Studi Economici e Giuridici). L’Erasmus, piuttosto, è convivenza, socialità, futuro. “I mesi da trascorrere all’estero possono non essere tanti, ma sono fondamentali anche ai fini del curriculum – aggiunge il prof. Paolo Mazzocchi (Dipartimento di Studi Aziendali e Quantitativi) – Tutte le statistiche in proposito, e parlo da statistico, dimostrano che l’inserimento lavorativo è più proficuo a seguito di un Erasmus. Lo studente diventa più smart, impara ad organizzare da solo la propria vita e a socializzare con personalità differenti”. Le mete preferite in Dipartimento: “La Spagna su tutte, seguita da Francia, Germania, Portogallo. Spesso c’è un effetto passaparola e molti ragazzi tendono a lanciarsi verso le destinazioni dove sanno che altri colleghi sono stati bene”. Invece, sarebbe il caso di lasciarsi anche sorprendere: “Capita che gli orizzonti si aprano una volta terminati i posti nelle solite mete. Ed è così che sono arrivati molti feedback positivi, ad esempio, dalla Romania, dove c’è un’ottima accoglienza degli studenti, o dalla Polonia”. È chiaro, poi, che ciascuno sceglie secondo le sue sensibilità: “Sicuramente il Covid ha alterato un po’ lo scenario. E ora non possiamo immaginare quale ulteriore alterazione comporterà la guerra in atto”.

L’accoglienza per gli incoming

I tre Dipartimenti di Economia dell’Ateneo condividono un unico bando e, di conseguenza, le destinazioni: “Quest’anno si sono rinnovate tutte le convenzioni. La maggior parte è stata riconfermata e se ne sono aggiunte di nuove – illustra la prof.ssa Rita De Siano (Dipartimento di Studi Aziendali ed Economici). Circa 108 sono le convenzioni attive per Economia, “ogni accordo prevede la partenza di un numero di studenti dai quattro ai sei, poi divisi tra Triennali, Magistrali e Dottorati”. Dalla sua esperienza: “Negli ultimi anni sono stati molto scelti i Paesi dell’Est, Lettonia, Romania, Slovacchia dove ci sono i corsi in inglese, particolarmente utili ora che sono saltate le convenzioni con il Regno Unito a causa della Brexit”. Quanto è avventuroso il Disae? “L’anno scorso oltre centotrenta studenti hanno superato la selezione, ma alcuni hanno avuto problemi con la mobilità a causa della pandemia. È stata comunque una buona risposta dopo gli anni più duri”. L’Ateneo ha accolto anche un cospicuo gruppo di incoming (spagnoli, francesi, turchi, belgi, rumeni, delle più svariate nazionalità insomma): “Il 25 febbraio abbiamo organizzato un incontro a Palazzo Pacanowski per presentare loro l’Università e la nostra offerta. L’incontro si è concluso con un momento di convivialità presso la mensa dove abbiamo condiviso una pizza”.
34 sono le borse a disposizione degli outgoing al Dipartimento di Ingegneria, “che sono sufficienti per le nostre esigenze”, chiarisce la prof.ssa Stefania Campopiano. Tra le mete: “Piacciono Madrid e Jaèn in Spagna e Vilnius. È apprezzata anche Bydgoszcz in Polonia: è un Ateneo piccolo, che ha ospitato diversi ragazzi e con cui sono nate varie collaborazioni scientifiche. L’accordo anzi, prima solo per l’Ingegneria dell’Informazione, è stato esteso anche ai Gestionali”. E aggiunge: “Sempre nell’ambito delle nostre borse, l’anno scorso abbiamo chiesto a questi quattro Atenei di aumentare l’ospitalità. Perché una meta funzioni, direi, deve essere ospitale, raggiungibile e parlare inglese. È la combinazione vincente”.

 La scelta della sede

11 sedi (due rispettivamente per Croazia, Francia, Romania, Spagna e una per Germania, Portogallo, Ungheria) sono pronte ad ospitare gli studenti del Dipartimento di Scienze Motorie e del Benessere. Tra 25 e 30, il numero delle borse “coperte, negli anni precedenti, per un 30-40%. Le borse inutilizzate però, spesso, vengono impiegate per prolungare l’esperienza di chi è già all’estero e che magari approfitta per scrivere fuori anche la tesi – informa il prof. Mario Masullo – Quest’anno abbiamo integrato due nuove mete, Valladolin in Spagna e Spalato in Croazia”. Tra le sedi rumene c’è la Universitatea ‘Dunarea De Jos’ Din Galati, piuttosto vicina al sud della Moldavia e al confine ucraino: “È una delle prime con cui abbiamo stabilito contatti per l’Erasmus. Lì c’è una Facoltà di Scienze Motorie attiva da tanti anni, ma non è molto frequentata dai nostri studenti”. Proprio di recente, “è rientrato un ragazzo molto soddisfatto della sua esperienza che, infatti, aveva prolungato. Realtà come queste sono inclusive e favoriscono anche le integrazioni extra-universitarie”. Poi aggiunge: “É probabile che il grave conflitto in atto funga da deterrente ai fini della mobilità. Al momento non abbiamo indicazioni in proposito. È difficile immaginare cosa accadrà”. In base a cosa scegliere la sede di destinazione? “Da Università ad Università cambia un po’ l’approccio alle Scienze Motorie, più psico-pedagogico o biomedico nelle due sedi Francesi, ad esempio, o pratico in Croazia”. L’errore da non fare: “Presentare la domanda sulla base di un’affinità geografica. Bisogna, invece, consultare i piani di studi dell’Università ospitante per capire se eroga corsi adatti alla propria carriera. Se si commette un errore nella scelta della sede, l’Erasmus è perso”. Un consiglio: “Fare domanda già al primo anno, per poi partire al secondo”.
Carol Simeoli 

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