“Bisogna sempre contaminare le conoscenze, perché solo attraverso la contaminazione e il riconoscimento della differenza è possibile crescere e cercare nuovi sviluppi, altrimenti è solo normale amministrazione della conoscenza, non ricerca”, afferma il prof. Leopoldo Repola, docente dell’attività laboratoriale in Rilievo e Rappresentazione Digitale per l’analisi dei monumenti antichi. “Fondante è la collaborazione sinergica tra discipline diverse, il mio lavoro non esisterebbe se non collaborassi con archeologi, linguisti, geologi, etnoantropologi e biologi marini”, racconta ad Ateneapoli.
Laureato in Architettura alla Federico II, Repola ha conseguito un dottorato sui temi della filosofia con i professori Aldo Trione e Giacomo Ricci, occupandosi del collazionamento che le tecnologie esercitano sulla progettazione e comprensione dell’architettura. Il digitale, infatti, è un linguaggio complesso che pone le sue basi in varie discipline, in primis la filosofia che aiuta a creare mappe critiche all’interno delle quali riconoscere i valori di ciò che si contempla. Quello del docente è, a tutti gli effetti, un background umanistico dove però è indispensabile la conoscenza di strumenti tecnologici. “Quando utilizzo le tecnologie, sono sempre finalizzate allo studio e progettazione di uno spazio per poterne poi declinare gli altri aspetti (usi, finalità estetiche e comunicative), ed è dai primi anni del 2000 che ho sviluppato questa particolare linea di ricerca che contamina la ricerca teorica filosofica e l’applicazione delle tecnologie per la digitalizzazione”.
Le tecnologie non sono meri strumenti di servizio ma vitali per indagare i linguaggi inerenti ai percorsi di comprensione, infatti “se si utilizzano delle scansioni tridimensionali per capire un monumento, e le stesse si usano per mapparlo con dei videomapping e costruire delle trasformazioni, questo processo permette di comprendere meglio il manufatto e di comunicare meglio le fasi di trasformazione. Ancora più importante però è l’inclusione dei giovani in questo processo compositivo artistico che apre uno scenario inedito su un linguaggio della comunicazione del patrimonio culturale”. Stabilire un contatto diretto per includere passato e presente attraverso un ponte verso il futuro con le nuove generazioni native digitali è la grande scommessa del futuro. Una sfida che il Suor Orsola Benincasa ha raccolto introducendo una serie di attività laboratoriali e corsi a scelta all’interno del piano di studi del Corso di Laurea Triennale in Scienze dei Beni Culturali: turismo, arte e archeologia e della Laurea Magistrale interclasse in Storia dell’Arte e Archeologia.
Nella sua seconda edizione, il corso di Rilievo e Rappresentazione digitale per l’analisi dei monumenti antichi focalizzerà l’attenzione sulle potenzialità dello strumento tecnologico in sé e verterà sull’analisi di diversi monumenti: “analizzeremo alcuni tra i nostri siti di ricerca come Cuma, Hattusa, la Villa di Sosandra di Baia e altri cantieri work in progress. Approfondiremo la conoscenza delle tecnologie al servizio della interpretazione ma anche le problematiche legate allo sviluppo dei modelli teorici e tecnologici per controllare il progetto di analisi, sviluppando un modello teorico che servirà alla elaborazione del progetto di studio per l’archeologia, la storia dell’arte e gli ambiti museali”. Sono sempre di più le collezioni d’arte e i musei che utilizzano queste tecnologie i cui linguaggi confluiscono nella cosiddetta exhibition design, nell’allestimento di nuove mostre d’avanguardia come la realtà immersiva. “Covid permettendo, sono previsti due sopralluoghi in due musei immersivi che abbiamo da poco realizzato: l’installazione a Rione Terra per il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e la Scala d’acciaio realizzata a Villa Rufolo a Ravello, cogliendo così l’occasione di far vedere sia il monumento che la Scala installata contenente tutti gli strumenti e le tecnologie per una fruizione immersiva”.
Avvantaggiati da questo corso sono sicuramente i futuri archeologi e storici dell’arte perché da una parte vengono affrontate le dinamiche di comprensione del manufatto, dall’altra i linguaggi della rappresentazione. Accanto agli aspetti teorici della modellazione, durante il corso saranno esaminati anche i principali strumenti e il loro utilizzo come gli scanner a luce strutturata e a tempo di volo e quei software che permettono di trasformare le nuvole di punti in modelli intelligibili e utilizzabili per il progetto finale assegnato in base al tipo di Corso di Laurea dello studente.
“Da anni mi faccio promotore dell’approccio HBIM (Heritage – o Historical – Building Information Modeling) dei musei, che sono strumenti di modellazione tridimensionale che permettono di controllare perfettamente l’involucro ‘museo’. Nella costruzione di un allestimento spesso gli storici dell’arte non valutano sufficientemente l’involucro, eppure questo determina la riuscita o la non riuscita di un progetto di allestimento. Con le tecnologie spinte ad un alto livello si può simulare l’effetto della luce nello spazio, la propagazione dei suoni, la dinamica dei flussi d’aria ma, ancora di più, si possono gestire i contenuti multimediali realizzando soluzioni di allestimento inedite integrate con tecnologie digitali attive come spazializzazioni sonore e isole olfattive.”
Un libro qualsiasi del filosofo Deleuze, una fortissima curiosità e il coraggio di osare e utilizzare software e strumenti, tutte queste cose compongono la cassetta degli attrezzi dello studente ideale di Rilievo e Rappresentazione digitale per l’analisi dei monumenti antichi. “Si legge sui giornali che la stragrande maggioranza dei mestieri che conosciamo tra dieci anni non esisteranno più o saranno sostanzialmente differenti, per questo motivo le prospettive occupazionali che offre questo corso non solo non sono prevedibili, ma anche estese, infinite”, conclude il prof. Repola.
Laureato in Architettura alla Federico II, Repola ha conseguito un dottorato sui temi della filosofia con i professori Aldo Trione e Giacomo Ricci, occupandosi del collazionamento che le tecnologie esercitano sulla progettazione e comprensione dell’architettura. Il digitale, infatti, è un linguaggio complesso che pone le sue basi in varie discipline, in primis la filosofia che aiuta a creare mappe critiche all’interno delle quali riconoscere i valori di ciò che si contempla. Quello del docente è, a tutti gli effetti, un background umanistico dove però è indispensabile la conoscenza di strumenti tecnologici. “Quando utilizzo le tecnologie, sono sempre finalizzate allo studio e progettazione di uno spazio per poterne poi declinare gli altri aspetti (usi, finalità estetiche e comunicative), ed è dai primi anni del 2000 che ho sviluppato questa particolare linea di ricerca che contamina la ricerca teorica filosofica e l’applicazione delle tecnologie per la digitalizzazione”.
Le tecnologie non sono meri strumenti di servizio ma vitali per indagare i linguaggi inerenti ai percorsi di comprensione, infatti “se si utilizzano delle scansioni tridimensionali per capire un monumento, e le stesse si usano per mapparlo con dei videomapping e costruire delle trasformazioni, questo processo permette di comprendere meglio il manufatto e di comunicare meglio le fasi di trasformazione. Ancora più importante però è l’inclusione dei giovani in questo processo compositivo artistico che apre uno scenario inedito su un linguaggio della comunicazione del patrimonio culturale”. Stabilire un contatto diretto per includere passato e presente attraverso un ponte verso il futuro con le nuove generazioni native digitali è la grande scommessa del futuro. Una sfida che il Suor Orsola Benincasa ha raccolto introducendo una serie di attività laboratoriali e corsi a scelta all’interno del piano di studi del Corso di Laurea Triennale in Scienze dei Beni Culturali: turismo, arte e archeologia e della Laurea Magistrale interclasse in Storia dell’Arte e Archeologia.
Nella sua seconda edizione, il corso di Rilievo e Rappresentazione digitale per l’analisi dei monumenti antichi focalizzerà l’attenzione sulle potenzialità dello strumento tecnologico in sé e verterà sull’analisi di diversi monumenti: “analizzeremo alcuni tra i nostri siti di ricerca come Cuma, Hattusa, la Villa di Sosandra di Baia e altri cantieri work in progress. Approfondiremo la conoscenza delle tecnologie al servizio della interpretazione ma anche le problematiche legate allo sviluppo dei modelli teorici e tecnologici per controllare il progetto di analisi, sviluppando un modello teorico che servirà alla elaborazione del progetto di studio per l’archeologia, la storia dell’arte e gli ambiti museali”. Sono sempre di più le collezioni d’arte e i musei che utilizzano queste tecnologie i cui linguaggi confluiscono nella cosiddetta exhibition design, nell’allestimento di nuove mostre d’avanguardia come la realtà immersiva. “Covid permettendo, sono previsti due sopralluoghi in due musei immersivi che abbiamo da poco realizzato: l’installazione a Rione Terra per il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e la Scala d’acciaio realizzata a Villa Rufolo a Ravello, cogliendo così l’occasione di far vedere sia il monumento che la Scala installata contenente tutti gli strumenti e le tecnologie per una fruizione immersiva”.
Avvantaggiati da questo corso sono sicuramente i futuri archeologi e storici dell’arte perché da una parte vengono affrontate le dinamiche di comprensione del manufatto, dall’altra i linguaggi della rappresentazione. Accanto agli aspetti teorici della modellazione, durante il corso saranno esaminati anche i principali strumenti e il loro utilizzo come gli scanner a luce strutturata e a tempo di volo e quei software che permettono di trasformare le nuvole di punti in modelli intelligibili e utilizzabili per il progetto finale assegnato in base al tipo di Corso di Laurea dello studente.
“Da anni mi faccio promotore dell’approccio HBIM (Heritage – o Historical – Building Information Modeling) dei musei, che sono strumenti di modellazione tridimensionale che permettono di controllare perfettamente l’involucro ‘museo’. Nella costruzione di un allestimento spesso gli storici dell’arte non valutano sufficientemente l’involucro, eppure questo determina la riuscita o la non riuscita di un progetto di allestimento. Con le tecnologie spinte ad un alto livello si può simulare l’effetto della luce nello spazio, la propagazione dei suoni, la dinamica dei flussi d’aria ma, ancora di più, si possono gestire i contenuti multimediali realizzando soluzioni di allestimento inedite integrate con tecnologie digitali attive come spazializzazioni sonore e isole olfattive.”
Un libro qualsiasi del filosofo Deleuze, una fortissima curiosità e il coraggio di osare e utilizzare software e strumenti, tutte queste cose compongono la cassetta degli attrezzi dello studente ideale di Rilievo e Rappresentazione digitale per l’analisi dei monumenti antichi. “Si legge sui giornali che la stragrande maggioranza dei mestieri che conosciamo tra dieci anni non esisteranno più o saranno sostanzialmente differenti, per questo motivo le prospettive occupazionali che offre questo corso non solo non sono prevedibili, ma anche estese, infinite”, conclude il prof. Repola.
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