Una mostra didattica su architetture e mode nella pittura italiana del XVI secolo

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Perché è importante osservare il passato? “Se ci guardiamo intorno possiamo scorgere miriadi di dettagli che provengono dal passato. Il passato è anche identità, ed è solo guardandovi che possiamo capire chi eravamo e chi siamo oggi”, la risposta della prof.ssa Giulia Ceriani Sebregondi, docente di Storia del design e dell’architettura, promotrice, insieme agli studenti del primo anno dei Corsi di Laurea in Design e comunicazione e Design per la moda, della mostra didattica “La mise en scène. Architetture e mode nella pittura italiana del XVI secolo”. La mostra consta di oltre trenta cartelle in formato A3 nelle quali è rappresentata un’opera pittorica scelta dagli studenti accompagnata da alcune didascalie che illustrano i dettagli degni di nota. Posta in uno dei corridoi del primo piano, la mostra è ufficialmente visibile fino al 13 maggio, ma la docente fa sapere che i tempi verranno probabilmente prolungati. “Sin dall’inizio del corso – continua Sebregondi – ho fatto in modo che gli studenti acquisissero un bagaglio di conoscenze tecniche tali da far affrontare loro questo progetto. Lo scopo è chiaro: attraverso l’osservazione diretta si sviluppa lo spirito critico e si acuisce la capacità di scorgere i dettagli che mettono in luce il senso profondo dell’opera. Questa infatti si fa portatrice di tutta una serie di significati che possono rivelarci molto circa il senso del gusto dell’epoca e la sua evoluzione. Non solo, dalle opere emergono anche importanti dettagli storici. Nel vestiario femminile, ad esempio, assistiamo a un pronunciamento più marcato delle scollature nel corso del Cinquecento, il che ci rivela che determinati cambiamenti sociali hanno innescato una maggiore emancipazione di genere”

L’organizzazione della mostra è stata affidata a chi, tra gli studenti, ha ottenuto i migliori risultati nell’esame di Storia del design e dell’architettura. È il caso di Giulia Conte, al primo anno di Design per la moda, che, con una votazione di 30 e lode, si è particolarmente distinta. Il suo sogno è diventare direttrice creativa nell’ambito del design e ritiene che l’aver contribuito a mettere in piedi la mostra possa aiutarla nel perseguimento dei suoi obiettivi: “Prima di iniziare il corso camminavo per strada e vedevo soltanto palazzi e vestiti, adesso vedo le loro storie. È questo il merito della prof.ssa Sebregondi”, ha detto. Divisi per coppie, gli studenti hanno lavorato in modo certosino, analizzando attentamente tutte le sfaccettature che compongono le opere, così da individuare quelle di maggior rilievo e rappresentarle. “Gli studenti di Design e comunicazione si sono occupati delle composizioni architettoniche, mentre noi di Design per la moda ci siamo destreggiati con i capi e gli elementi del vestiario”. Lo studio non si accompagna sempre alla pratica, “che credo sia necessaria nel percorso formativo. I docenti che si distinguono sono quelli che dispensano conoscenze teoriche e si incaricano di farle confluire in esempi pratici. Perché è importante un progetto come questo, dunque? Perché ci fa comprendere una cosa essenziale, cioè che c’è un reale ambito di applicazione dei nostri studi, che non saranno vanificati, né dimenticati”, afferma Giulia. E conclude: “È stata una bellissima esperienza che, mi auguro, faccia da apripista per progetti simili”