“Il ruolo della comunicazione facilitata nella costruzione di un personale progetto di vita” è il titolo della tesi giudicata meritevole di un premio speciale dalla giuria del concorso “Giovani per la Ricerca”.
Si tratta di un premio speciale per uno studente speciale. Dario D’Albora è, infatti, il primo studente autistico laureatosi alla Federico II. Ha sostenuto tutti gli esami necessari per conseguire la laurea triennale in Psicologia grazie al supporto del dott. Davide Soria, un facilitatore che, grazie ad una formazione specialistica, ha ottenuto un contratto come assistente di Dario per tutto il ciclo di studi.
“La comunicazione facilitata è una tecnica utilizzata per soggetti con gravi disturbi della comunicazione che viene applicata sia in contesti di vita quotidiana sia nella formazione scolastica ed universitaria – spiega la prof.ssa Maura Striano, relatrice della tesi – La commissione di Ateneo per l’Inclusione degli Studenti Disabili ha deciso di premiare l’elaborato perché è la concreta testimonianza della reale possibilità di realizzare processi di inclusione di soggetti autistici all’interno del contesto universitario”.
Dario racconta di aver frequentato con assiduità i corsi e partecipato alle lezioni insieme al suo tutor didattico. “Quando a volte venivano posti dei quesiti, io, avvalendomi del portatile e del tutor, ho manifestato le mie adesioni e i miei dissensi – afferma- Nei momenti di pausa tra un corso e l’altro, ho potuto dare un senso riabilitativo al mio percorso di studi, sforzandomi di dialogare con i miei colleghi, che hanno sempre accettato la mia presenza”.
“Credo che la comunicazione facilitata mi abbia reso meno autistico – scrive Dario nella prefazione della sua tesi, riferendosi sia alla possibilità di intrecciare nuove relazioni frequentando i corsi, sia al superamento dei limiti di una comunicazione verbale compromessa – Grazie a questa tecnica ho potuto per la prima volta comunicare l’affetto che nutro per le persone a me care”. E poi aggiunge: “doveroso è un ringraziamento a mia madre che ha creduto nella comunicazione facilitata, perché altrimenti questo metodo non avrebbe mai avuto un ruolo decisivo nella mia vita”.
Si tratta di un premio speciale per uno studente speciale. Dario D’Albora è, infatti, il primo studente autistico laureatosi alla Federico II. Ha sostenuto tutti gli esami necessari per conseguire la laurea triennale in Psicologia grazie al supporto del dott. Davide Soria, un facilitatore che, grazie ad una formazione specialistica, ha ottenuto un contratto come assistente di Dario per tutto il ciclo di studi.
“La comunicazione facilitata è una tecnica utilizzata per soggetti con gravi disturbi della comunicazione che viene applicata sia in contesti di vita quotidiana sia nella formazione scolastica ed universitaria – spiega la prof.ssa Maura Striano, relatrice della tesi – La commissione di Ateneo per l’Inclusione degli Studenti Disabili ha deciso di premiare l’elaborato perché è la concreta testimonianza della reale possibilità di realizzare processi di inclusione di soggetti autistici all’interno del contesto universitario”.
Dario racconta di aver frequentato con assiduità i corsi e partecipato alle lezioni insieme al suo tutor didattico. “Quando a volte venivano posti dei quesiti, io, avvalendomi del portatile e del tutor, ho manifestato le mie adesioni e i miei dissensi – afferma- Nei momenti di pausa tra un corso e l’altro, ho potuto dare un senso riabilitativo al mio percorso di studi, sforzandomi di dialogare con i miei colleghi, che hanno sempre accettato la mia presenza”.
“Credo che la comunicazione facilitata mi abbia reso meno autistico – scrive Dario nella prefazione della sua tesi, riferendosi sia alla possibilità di intrecciare nuove relazioni frequentando i corsi, sia al superamento dei limiti di una comunicazione verbale compromessa – Grazie a questa tecnica ho potuto per la prima volta comunicare l’affetto che nutro per le persone a me care”. E poi aggiunge: “doveroso è un ringraziamento a mia madre che ha creduto nella comunicazione facilitata, perché altrimenti questo metodo non avrebbe mai avuto un ruolo decisivo nella mia vita”.