Presidenza: parlano i candidati

Elezioni per il Preside ad Architettura. Si voterà  il 15 maggio, e, in caso di mancata elezione, il 29 maggio e il 5 giugno. A metà aprile il confronto pubblico – richiesto dai rappresentanti degli studenti-  tra i quattro candidati: i professori Roberta Amirante, Alessandro Baratta, Claudio Claudi e Rolando Scarano. 
In questo numero la parola ai professori Baratta, ordinario di Scienza delle Costruzioni, e Scarano, ordinario di  Progettazione Architettonica e Urbana.
 
 Baratta: 
la necessità del dialogo
 Cosa farebbe nei primi cento giorni di presidenza, se fosse eletto?
“Dalla mia esperienza passata, quale direttore di uno dei più prestigiosi dipartimenti dell’Ateneo, ritengo che il dialogo sia fondamentale per la risoluzione dei problemi e la equilibrata gestione delle risorse. Pertanto, aprirò un periodo di colloqui in cui coinvolgerò tutte le componenti che contribuiscono alla vita della Facoltà. Intendo con ciò incoraggiare la partecipazione e la iniziativa di tutti, a livello culturale, organizzativo e didattico. Renderò, quindi, immediatamente operative su temi ben identificati e condivisi le Consulte, quali organi propositivi del Consiglio di Facoltà”. 
Quali sono le priorità che inserirà nel suo programma?
“Ritengo ci siano problemi importanti cui occorre provvedere con tempestività ma uscendo dalla logica della emergenza alla quale siamo stati troppo spesso costretti. E’ certamente prioritario che il Consiglio di Facoltà riassuma il controllo della didattica. Infatti abbiamo vissuto in sei anni una fase di crescita accelerata nella quale siamo passati da un unico Corso di Laurea agli attuali dieci, con troppe deleghe in bianco ai Consigli di Corso di Laurea. Punterò quindi subito ad un adeguato riassetto didattico, volto ad aumentare il prestigio della Facoltà e il valore formativo delle Lauree che rilascia, anche al fine di consolidare la figura professionale dell’Architetto napoletano. Sul piano della attività di ricerca, nei limiti di competenza di una Facoltà, ricorrerò a tutte le opportunità per agevolare l’accesso delle discipline di Architettura a risorse e finanziamenti. Mi piacerebbe infine che in tutti gli atti della Facoltà fossero riconoscibili oggettivi criteri di trasparenza e di merito”.
In che modo prevede di realizzarle?
“Credo che i problemi vadano affrontati con metodo e determinazione, identificandone nitidamente le cause, e soprattutto senza intrecciarli con interessi diversi. Riequilibrato il rapporto tra gli organi istituzionali della Facoltà, intendo sottoporre a revisione gli attuali ordinamenti dei Corsi di Laurea attraverso un lavoro di istruzione e proposta delle Consulte Didattiche, e introducendo una modifica al Regolamento di Facoltà che imponga una maggioranza qualificata per le modifiche degli ordinamenti didattici. Incentiverò inoltre l’iniziativa culturale della Facoltà e il suo rapporto con le istituzioni e con la società civile, impegnando anche in questo caso tutte le forze disponibili. La relazione della Facoltà con il mondo lavorativo è poi fondamentale per la completezza e l’aggiornamento degli allievi architetti. Questo si concretizza, da un lato affiancando attività di informazione professionale alla formazione dello studente, e dall’altro curando i rapporti con l’Ordine degli architetti, con il mondo della ricerca nazionale ed internazionale e tutte le altre prospettive di lavoro spesso poco pubblicizzate”.
Cosa dirà agli studenti, durante l’incontro pubblico che si svolgerà ad aprile?
“Agli studenti interessa il loro percorso di studi, e l’inserimento nel mondo del lavoro. Credo che agli sforzi degli studenti debba corrispondere un risultato adeguato alla richiesta della committenza e competitivo anche sul piano europeo. Questo è in parte già vero. Ma occorre liberare molti studenti dalla illusione che ciò si possa conseguire senza duro e costante impegno. Quindi, da parte loro occorre principalmente concentrarsi sullo studio; da parte nostra dovremo attuare offerte didattiche che evitino sprechi di tempo e energie, e che coniughino tutti i diversi caratteri della cultura dell’architetto”.
Si sceglierà per appartenenza alle aree disciplinari o prevarranno altri fattori, nell’orientamento di voto?
“Certo, si intravedono schieramenti di area, ma esistono anche altri fattori che influenzano il voto, quali la credibilità personale, l’inserimento nel mondo accademico, la capacità di guida, e così via; comunque neanche si possono escludere altre influenze difficilmente identificabili. La mia candidatura non si caratterizza però come coagulo di una o più aree disciplinari, volendo essere espressione della Facoltà, e prevedo di raccogliere un consenso che interseca aree disciplinari e dipartimenti, che è il presupposto di un vero e armonico progresso”.
 
 Scarano:
riadeguare il numero dei Corsi
 Cosa farebbe nei primi cento giorni di presidenza, se fosse eletto ?
“Se dovessi essere eletto, mi impegnerò personalmente, insieme alla Consulta sulla Didattica e all’Osservatorio permanente paritetico (studenti – docenti), a svolgere, in un tempo massimo di sessanta giorni, un approfondito monitoraggio dei corsi di laurea. L’obiettivo è quello di porre le basi per un riassetto generale omogeneo e funzionale per la formazione degli studenti e per la serietà degli studi. Inoltre, bisogna avere il coraggio di riadeguare il numero dei corsi attivati all’interno di una programmazione che tenga presente le reali risorse economiche, umane e la necessaria qualità della didattica”.
Quali sono le priorità che inserirà nel suo programma? 
“Ritengo indispensabile, promuovere sinergie formative concrete con il mondo della produzione, con le imprese e le istituzioni pubbliche, istituendo un Osservatorio sul mercato del lavoro in architettura che, oltre a monitorare la situazione attuale nel dopo laurea, organizzi tavoli tecnici con rappresentanti degli enti pubblici, dell’ordine degli architetti e del mondo dell’imprenditoria pubblica e privata. 
Non c’è Facoltà in Italia che non abbia attrezzato per gli studenti laboratori di informatica e di CAD – progettazione assistita – creando anche dei “service” interni, alcune volte autogestiti o dandoli in affidamento a tecnici laureati o docenti della stessa Facoltà. Fin dagli anni Settanta sono stato uno dei primi a studiare il rapporto fra progetto di architettura e modelli di simulazione e a sottolineare l’importanza nel campo della didattica e della formazione universitaria di laboratori sperimentali. Ritengo, quindi, di dovermi impegnare ad attivare, nei primi tre mesi, più laboratori, inerenti alle differenti esigenze disciplinari, che si possono anche associare per affinità metodologiche e tematiche. 
Nel campo delle priorità, ritengo necessaria una più continua presenza della facoltà, attraverso l’operato della Presidenza, nella formazione di proposte attuative nella complessa dialettica fra le istituzioni territoriali, la società civile e il sistema della produzione e del lavoro. Per questo è indispensabile riorganizzare, su basi e intenti diversi, la Consulta per la ricerca scientifica”.  
In che modo prevede di realizzarle? 
“In primo luogo,  tengo a riaffermare il ruolo indipendente della Presidenza, al di fuori di filiere politiche, lobbistiche o disciplinari.
Ritengo, inoltre, che la nuova Presidenza debba assolvere ad un solo mandato, per tre ragioni: debbono bastare tre anni per risolvere i problemi urgenti e raggiungere gli obiettivi prioritari del programma;
il secondo mandato potrebbe essere interpretato quale volano per personali ricadute in campi differenti da quello istituzionale;
è necessario che vi sia un continuo e democratico avvicendamento.
Voglio comunque sottolineare che qualsiasi proposta della Presidenza deve essere sempre portata nel Consiglio di Facoltà, essere condivisa e approvata. I silenzi e le dilazioni non giovano né al buon funzionamento della facoltà, né all’immagine di questa rispetto alla città e all’intero Ateneo”. 
Cosa dirà agli studenti, durante l’incontro pubblico che si svolgerà a metà aprile ?
“In primo luogo esprimerò una semplice considerazione: la Facoltà dovrà essere gestita insieme a loro. Gli studenti non sono spettatori di avvenimenti, ma attori nel processo di cambiamento e di trasformazione della realtà, rispetto alle esigenze e ai bisogni che sono comuni a tutti. Dirò agli studenti di richiedere con forza tavoli di concertazione con le istituzioni e con il mondo delle imprese e del lavoro, affinché la facoltà non laurei probabili disoccupati, ma, viceversa, si attivi concretamente per istituire forme di rapporti (tirocini, stage, ecc) che possano concretizzarsi successivamente in vere occasioni di lavoro”.
Si sceglierà per appartenenza alle aree disciplinari o prevarranno altri fattori, nell’orientamento di voto ?
“Sarebbe estremamente negativo che la scelta del nuovo Preside avvenisse al di fuori di un ragionamento sul programma, ma solo portando avanti situazioni di forza attraverso settori disciplinari chiusi e sempre compattati”.
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