Scienze Biotecnologiche, la parola agli studenti

“E’ un bene parlare di Biotecnologie, l’informazione è davvero insufficiente”, così gli studenti del primo anno di Scienze Biotecnologiche ci accolgono festosi nel corridoio della Tensostruttura all’interno del complesso di Cappella dei Cangiani.
“A Napoli nessuno sa in che consistano le materie che studiamo e quali siano gli sbocchi lavorativi”, spiega Marco Intignano, mentre altri studenti si raccolgono a formare un capannello intorno alla scrivania presso la quale ci hanno fatto accomodare.
E’ un lunedì piovoso di dicembre ed i ragazzi oggi non possono trascorrere la pausa pranzo tra le aiuole del Nuovo Policlinico.
Poche attrezzature
nei laboratori
“Abbiamo una struttura bella perché nuova, peccato che scarseggino le attrezzature dei laboratori – afferma Assunta Maiello – E’ assurdo che alla lezione di Informatica il professore operi sul suo portatile e  noi  stiamo a guardare”. “Biologia molecolare e Biologia clinica dovrebbero avere dei propri laboratori per la pratica – dice Ludovico Fusco, uno studente del III anno – invece i professori a lezione si limitano a mostrare filmati e lucidi degli esperimenti fatti da loro”. “Ho da poco saputo che il laboratorio di Diagnostica molecolare è al completo – afferma Anna – perciò mi devo affrettare per trovare un professore che abbia ancora posti disponibili”.
I ragazzi si lamentano che durante il primo Triennio le attività pratiche siano solo occasionali: “Il laboratorio di Chimica è previsto sole due volte nel corso dell’intero primo anno- sostiene Assunta Maiello – Sarebbe bello, invece, osservare man mano nella pratica ciò che studiamo sui libri”.
La giornata è umida e gli studenti ci chiedono di segnalare che nelle aule spesso il riscaldamento non funziona ma che per fortuna “i bagni sono pulitissimi, molto più di quelli dell’edificio 20!”.
La Facoltà sorge in un posto facilmente raggiungibile con la metropolitana collinare ma c’è chi come Ludovica La Rocca, residente a Pompei, ogni mattina deve far le corse per non perdere le varie coincidenze. “Gli studenti provenienti dalle altre province sono tanti”, affermano le salernitane Erminia Fiorillo e Valeria Gentile, “io ogni mattina mi sveglio alle 5.30 per venire da Cava dei Tirreni” interviene Giancarlo Chiesi. “Il problema non è tanto raggiungere la Facoltà, quanto dover venire due volte a settimana per due sole ore di lezione” afferma Ludovico. 
Sedi disseminate 
sul territorio
“I laboratori di chimica sono a Mezzocannone e le prove di Fisica bisogna sostenerle a Monte Sant’Angelo” afferma Carmine Messere, uno studente del primo anno che già ha avuto modo di confrontarsi con la dispersione delle strutture di Scienze Biotecnologiche sul territorio.
La Segreteria didattica è situata presso la Facoltà di Farmacia, la Segreteria studenti è a Mezzocannone, quella amministrativa nella Torre Biologica e la Presidenza ha sede  a Monte S. Angelo. “Io, ho ritirato il modulo per l’Erasmus a Monte S.Angelo, l’ho consegnato a Mezzocannone per riportarlo ancora a Monte S. Angelo” dice Ludovico, in procinto di partire per Santiago di Compostela dove ha scelto di svolgere il tirocinio che sarà propedeutico alla stesura della tesi finale. 
“E meno male che in Segreteria ci si va raramente perché facciamo ampio uso della bacheca elettronica! – dice Giancarlo – Ci informiamo dei risultati degli esami e dei programmi sul sito dei docenti. Da lì scarichiamo anche alcuni dei testi da studiare”.
Per consultare Internet gli studenti possono recarsi nella sala multimediale dell’edificio 20, dove ha sede la biblioteca centrale del Policlinico. “Il professor Lucio Annunziato ci dà anche la possibilità di accedere alla biblioteca del Dipartimento di Neuroscienze all’interno della Torre Biologica”, aggiunge Raffaele Castello.
A dire degli studenti i professori, oltre ad essere preparati, sono molto disponibili. “L’unico problema è che siamo troppi e la Tensostruttura stenta a contenerci – afferma Vincenzo Morgera – Gli allievi del secondo anno di Biotecnologie, per esempio seguono all’edificio 5 ”.
Il sovraffollamento delle aule ed il ravvicinamento degli appelli di esame sono solo alcuni dei disagi dovuti all’ingente numero degli iscritti.
Esami a 
mezzanotte!
I ragazzi rilevano che in alcuni casi non venga rispettato il periodo di almeno 15 giorni che deve intercorrere tra la fine di un corso e la prova d’esame. C’è chi ipotizza che la poco equilibrata distribuzione delle sedute d’esame dipenda dal fatto che i professori debbano conciliare le date di Biotecnologie con quelle di Medicina, poiché insegnano in entrambe le Facoltà. “Quando ho sostenuto l’esame di Patologia Clinica a luglio – racconta Ludovico – l’appello è iniziato alle 9.00 ed  io ho firmato il libretto alle 11.00. Cioè alle 11.00 di sera!”. “Sì, c’ero anch’io – interviene Maria – però alle 17.00 ci ho rinunciato e sono tornata a casa”.
E’ ora di pranzo e i ragazzi cominciano a tirar fuori dagli zaini i propri panini e a versarvi dentro bustine di ketchup e maionese. La mensa del Policlinico è a pochi passi ma oggi sembra che nessuno di loro abbia intenzione di approfittarne.
“La mensa è spettacolare!” esclama Alfredo. “Pare n’ospedale!” ribatte Ludovico. “Sta dentro un ospedale – risponde Alfredo – che volevi pure i camerieri al tavolo?”.
Effettivamente avere a tre minuti di cammino il bar, il servizio di ristorazione e persino il supemarket dell’edificio 20 è una bella comodità.
Ma il caffè tra una lezione e l’altra è un rito che per alcuni va consumato all’interno della Tensostruttura, facendo due chiacchiere con il disponibile bidello.
A Marco, Assunta, Alfredo, Carmine, Vincenzo sono bastati pochi mesi di lezione per costituire un gruppo affiatato, solidale e compatto. 
I ragazzi del primo anno, tuttavia, sono ancora poco convinti della scelta universitaria fatta. Tutti hanno optato per Biotecnologie quando hanno saputo di non aver superato il test di Medicina e sono intenzionati a ripresentarsi ai quiz dell’anno prossimo.
Gli studenti agli sgoccioli della Triennale hanno, invece, imparato ad amare quello che studiano e si reiscriverebbero alla stessa Facoltà. “Sono fermamente convinta dell’indirizzo scelto perché studio quello che mi piace. E’ l’organizzazione che lascia a desiderare – sostiene Anna al I anno della Specialistica in Biotecnologie Mediche – Con il sistema degli esami integrati, per esempio, ci troviamo a confrontarci con moduli molto simili a quelli studiati precedentemente”.
Gli studenti sono al corrente che le Biotecnologie sono considerate la scienza del futuro. C’è da chiedersi allora come si profili l’orizzonte di attesa dei futuri Biotecnologi. Ludovico si rammarica perché per i biotecnologi non esiste un albo professionale. Ci riferisce di aver letto che ogni anno in Italia cresce considerevolmente il numero delle aziende biotecnologiche. “Peccato che tale sviluppo non riguardi il Sud – afferma il ragazzo che terminerà la Triennale a luglio e sta pensando di  proseguire con la Specialistica a Roma o a Milano. “In Europa non ci sono altre Facoltà di Scienze Biotecnologiche. – afferma lo studente – Per sostenere gli esami durante l’Erasmus in Spagna mi dovrò appoggiare alle Facoltà di Biologia e Medicina”.  Ludovico fa notare come chi frequenti Medicina abbia due opzioni: fare il medico o fare il ricercatore. “Così noi entriamo in competizione con i ricercatori che provengono da Medicina e, che rispetto a noi, hanno il vantaggio di avere alle spalle sei anni di studi più i quattro della Specialistica”,
Per molti la Facoltà di Biotecnologie è un’area di transizione nell’attesa di entrare a Medicina. “Molti se ne scappano perché il secondo anno è particolarmente duro”, rivela Maria che aspira a diventare ricercatrice in un Istituto napoletano di prestigio come il CNR o il TIGEM.
I professori 
più amati
“Le materie mi piacciono – afferma Raffaele Castello, uno studente del III anno che progetta di discutere la tesi nel prossimo settembre e poi continuare gli studi con la Specialistica. Lele, così lo chiamano gli amici, vorrebbe provare il Dottorato di Ricerca in Biologia molecolare perchè il suo sogno sarebbe quello di insegnare. “Non ho un unico modello di professore da emulare – dichiara Lele – Per l’abilità nella didattica però  mi piacerebbe seguire le orme del professor Francesco Scopacasa”. E per l’erudizione? “Tra i più preparati c’è sicuramente il professor Stefano Bonatti. Ma i professori Lucio Nitsch e Pierpaolo Di Nocera non sono da meno”. “I professori di Genetica Roberto Di Lauro, Achille Iolasco, Gabriella De Vita sono tre pilastri della Facoltà” aggiunge Maria. La più disponibile secondo Lele è però senza dubbio la professoressa Paola Salvatore. “Al primo approccio sembra un po’ distaccata, ma poi scopri che è uno zucchero! Ci esorta sempre ad andare a ricevimento per chiederle ulteriori spiegazioni. E poi le dà davvero! Se ci vai ti rispiega tutto con tanto di lucidi alla mano”.
Manuela Pitterà
- Advertisement -




Articoli Correlati