La classica buccia di banana. Le domande di Ragionamento Logico ai test di accesso per i Corsi di Laurea universitari a numero programmato possono rappresentare un terreno molto scivoloso. “Storicamente sono quelle che determinano l’ammissione”, afferma con convinzione il professor Giuseppe Balido, laureato in Filosofia, già insegnante di ruolo di Filosofia e Storia nei Licei cittadini, docente di Logica e Metodo all’Università Parthenope e di Storia della Filosofia e Logica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale per diversi anni accademici.
Le performance degli studenti alla sezione di Logica fanno la differenza. Se per le altre discipline oggetto dei test – Matematica, Chimica, Biologia – “c’è una certa omogeneità di base nella preparazione”, con la Logica si parte da zero perchè non si studia a scuola. Quindi i risultati positivi in quest’area costituiscono “un premio per quelli che si sono impegnati”.
Allontanare un luogo comune. Ovvero “credere che basti una certa intuizione di base per arrivare a rispondere senza difficoltà ai quesiti”. È la prima avvertenza del professor Balido che nasce da una pluriennale esperienza di docenza ai corsi di preparazione in Logica e Comprensione Verbale organizzati dal Softel, il Centro di Ateneo per l’Orientamento, la Formazione e la Teledidattica dell’Università Federico II, e in numerosi istituti scolastici. Gli studenti “pensano di essere dei logici. Si affidano al buon senso che talvolta induce in errore”. Con i sillogismi – generalmente costituiti da due premesse che specificano una relazione tra categorie e da una conclusione – è facile cadere nel tranello. La verità di un sillogismo sta nella conclusione che deriva dalle premesse, anche se questa contrasta con le proprie credenze. Conseguentemente, può accadere che un sillogismo venga rigettato perché la sua conclusione non viene considerata empiricamente vera. Dunque “accanto all’intuizione bisogna costruirsi delle conoscenze”. Per risolvere gli esercizi, bisogna apprendere alcune regole. Occorre “un buon impianto logico, razionale” da affiancare a fantasia e creatività, un habitus mentale tecnico-cognitivo che si rivelerà utile “anche per esercitare le professioni medica, odontoiatrica e veterinaria”.
Inferenza, sillogismo, deduzione argomentativa: i tre processi che “è necessario acquisire attraverso lo studio della logica delle proposizioni, talvolta detta logica preposizionale”. L’inferenza, avverte Balido, è la più pericolosa, perché “i ragazzi tendono a tirare le conclusioni con il buon senso, invece bisogna rispettare la struttura argomentativa”. Un esempio pratico: “se la terra è bagnata, io cosa deduco? Deduco “che piove”. La deduzione, invece, non è corretta. La terra può essere bagnata per altri motivi”. Per risolvere alcune inferenze, bisogna, invece, “imparare piccole nozioni, le funzioni logiche, nome altisonante che fa capire come si risolvono le implicazioni”.
Studiare da soli, affidarsi ad un testo che fornisca oltre agli esercizi con le relative soluzioni anche nozioni teoriche, seguire un buon corso: le strategie consigliate. Conviene insistere perché “la Logica è il piatto forte dei test di ammissione. Le domande, man mano, sono diventate più complicate. All’inizio erano molto più generali, si basavano solo sull’interpretazione dei testi, con brani lunghissimi e qualche problemino di Logica”.