110 e lode e menzione speciale, i laureati brillanti di Farmacia

Nell’ultimo semestre del 2008 si sono laureati 132 studenti in CTF – 26 di loro hanno ottenuto la lode e 11 la menzione speciale – e 173 in Farmacia – di cui 30 con lode e 10 con menzione speciale -. “La menzione è un riconoscimento riservato a chi ha almeno 29 di media. Chi parte con un punteggio superiore a 105 è giusto che ottenga qualcosa in più della lode”, asserisce il Preside Cirino, orgoglioso di mostrare sul sito della Facoltà i nominativi dei neo-dottori che si sono distinti per qualità e velocità del percorso accademico. Un’iniziativa, quella di presentare le eccellenze della Facoltà, che ha anche un risvolto pratico: mettere in contatto i laureati con le aziende che offrono opportunità di lavoro o di stage. Farmacia, dunque, è parte attiva anche nel placement dei suoi laureati. “A volte contatto dei ragazzi a campione e li sollecito a fare il passaparola. Proprio ora sto cercando di diffondere la notizia che la PRL di Capua ha organizzato uno stage post-laurea di un anno le cui domande vanno inoltrate entro il 3 marzo”, dice il sig. Amedeo Tufano della Segreteria didattica.
Ed ora la parola ad un gruppo di laureate brillanti.
Luisa Del Zoppo, 23 anni, laureatasi in CTF con il massimo dei voti il 19 dicembre scorso, racconta: “ai colloqui mi hanno fatto i complimenti per il curriculum. La menzione però non viene annotata sulla pergamena e non so se conti qualcosa sul punteggio di accesso ai concorsi”. Luisa ad aprile inizierà a collaborare ad un progetto di ricerca presso il Dipartimento di Chimica Organica dell’Università di Ferrara.  “Ho vinto una borsa di studio rispondendo ad un annuncio trovato su internet – afferma Luisa che ha completato gli esami con una media del 29,7 – Avrei voluto laurearmi a luglio ma ho dovuto rimandare di due sessioni perché la tesi sperimentale ha richiesto molto tempo. Per gli iscritti in CTF è obbligatoria, nei laboratori siamo in tanti, cosicché dobbiamo fare i turni in accordo con i dottorandi che organizzano i progetti di ricerca su cui lavorano gli studenti”. Dopo il liceo classico Luisa aveva pensato di iscriversi a Chimica o ad Ingegneria Chimica, poi ha preferito CTF: “la nostra Facoltà ha un’organizzazione perfetta. Gli esami sono distribuiti bene lungo i 5 anni e abbiamo 4 appelli a sessione”. Le discipline che ha trovato più stimolanti sono Chimica Farmaceutica II e Analisi Spettroscopica: “si imparano le tecniche per caratterizzare molecole e biomolecole. La prof.ssa Angela Zampella è molto brava e disponibile. Sono contenta che il progetto di Ferrara sia più vicino alla Chimica Organica che a quella Farmaceutica”. 
Farmacologia e Farmacoterapia sono, invece, le materie più interessanti del percorso di studi secondo il parere di Luisa Ciccarelli, 24 anni, altra laureata in CTF con menzione speciale. A luglio, dopo la laurea, ha proseguito per 4 mesi le ricerche sul melanoma a cui aveva lavorato per la tesi presso l’Ospedale Pascale. “Ora sono da un mese all’Angelini di Ancona per uno stage semestrale. Ho inviato 25 domande ma solo l’Angelini mi ha fissato un colloquio. Mi occupo del PQR, il Piano di Revisione della Qualità dei prodotti. L’azienda mi fornisce l’alloggio, un minimo di rimborso spese e il servizio mensa”.
Chi può lavora 
in farmacia
Loredana Di Maso, laureata anche lei in 4 anni e una sessione in CTF con menzione speciale, sta studiando per la Specializzazione in Farmacia Ospedaliera: “tenterò il concorso a Roma e Bologna, date permettendo. Ho sostenuto anche alcuni colloqui per stage. Mi hanno posto domande di tipo generale che non c’entravano con il percorso di studi e con la posizione che aspiravo a ricoprire. Tutti però si sono congratulati dopo aver visto l’età e il voto di laurea”. Loredana si è impegnata molto per finire presto l’università, tuttavia consiglia ai nuovi iscritti di non eccedere nello studio: “non c’è bisogno di sacrificare tutto il tempo sui libri. Alcuni si soffermano troppo su un esame e comunque non è detto che riescano a superarlo. Basta seguire le lezioni e ripassare gli appunti nel pomeriggio per dare gli esami subito dopo la fine dei corsi. Ho utilizzato una sola volta la sessione di settembre. Facendo in questo modo, mi sono concessa sempre 10-15 giorni di totale svago prima di ogni ciclo di corsi”. Eppure anche per Loredana c’è stato un piccolo incidente di percorso: “Ho avuto dei problemi con l’esame di Analisi dei Medicinali II. Non sono riuscita a capire il metodo della docente. L’ho dovuto rifare tre volte. L’esame che mi è rimasto nel cuore è, invece, Chimica Farmaceutica II”. La tesi le ha richiesto 9 mesi di laboratorio: “fare ricerca mi è piaciuto molto ma le possibilità di poter realmente continuare in quel campo sono poche. Ho inviato tantissimi curricula. Spesso si è penalizzati perché le aziende del nord richiedono la residenza in zona”. A Loredana piacerebbe dedicarsi alla ricerca anche all’estero, ma solo se vincesse una borsa di studio: “tre anni di Dottorato in Italia a titolo gratuito sono impegnativi, non si riesce a fare un altro lavoro part time. Negli altri Paesi europei la situazione è completamente diversa. In Svezia il Dottorato è retribuito con 4.000 euro al mese e vi sono solo posti con borsa”. 
Anna Maria Guerra, che ha avuto la menzione per il percorso di studi in Farmacia, ha scelto di fare una tesi compilativa perché, dice, “non vale la pena di dedicarsi completamente al laboratorio se non si vuole fare ricerca. Io sono tra i pochi privilegiati che hanno un papà farmacista. Sono andata spedita all’università proprio per aiutarlo”. Anna Maria aveva una media di 28,8 e ha superato tutti gli esami con relativa facilità: “ho sostenuto sempre tutte le prove al termine dei corsi. Ma non ho mai potuto chiedere spiegazioni a mio padre. Lui conosce il nome commerciale dei medicinali, io quello dei principi attivi: parliamo due linguaggi differenti”. Ciò che veramente desidera è continuare a lavorare in farmacia. “Sono nata per questo! – dice – Mi piace essere a contatto con le persone, dietro ad una scrivania non mi ci vedrei proprio”. Trova gratificante dare consigli ai clienti: “la farmacia è il primo posto dove si va quando si ha un disturbo. Le persone chiedono spiegazioni di ogni tipo, a volte pretenderebbero anche la diagnosi. Quando posso intervenire dò la risposta, altrimenti chiedo l’intervento del dottore”.
Anche Irene Bonaduce, ventitreenne laureata in Farmacia con menzione, è ‘figlia d’arte’. Da settembre lavora in una farmacia napoletana gestita tutta al femminile: “affiancare mia madre e mia zia è meglio di come mi aspettavo. Non vendo solo al banco, mi occupo degli ordini, faccio corsi di formazione, allestisco le vetrine. Mi interesserebbe fare anche un corso di gestione aziendale”. 
L’essere una ragazza giovane, però, non aiuta ad ispirare fiducia. “Anche se ho il camice bianco e il tesserino, stentano a chiamarmi dottoressa. Non riescono a riconoscermi come una professionista. L’importante è farsi vedere sicuri. Sono lì da sei mesi, cerco di fare il mio meglio – afferma Anna Maria raccontando che a volte, in quanto figlia del titolare, le viene chiesto un impegno maggiore – per mio padre sono una dipendente come tutti gli altri. Però poi si aspetta che mi aggiorni in campo farmaceutico, che impari a rapportarmi con la clientela e a gestire la farmacia come un’azienda”. Se non avesse avuto una farmacia di famiglia, si sarebbe iscritta allo stesso Corso di Laurea?, chiediamo ad Irene: “certo. A casa non mi hanno mai influenzato. E poi i miei compagni di studio lavorano più o meno tutti. Come informatori o farmacisti sia a Napoli che fuori”.
Manuela Pitterà
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