Sono affascinati dalla professione ma anche attirati dagli sbocchi lavorativi i tanti studenti che hanno gremito l’Aula Ciliberto di Monte Sant’Angelo. Il 97,2% dei laureati risulta, infatti, occupato a tre anni dalla laurea. Inoltre, 4 medici su 10 andranno in pensione nei prossimi 10 anni, vale a dire che 115 mila medici svestiranno il camice bianco facendo spazio alle nuove leve.
“Tra le mie conoscenze non c’è nessun laureato in Medicina che non svolga esattamente il lavoro per cui ha studiato. Non avviene in nessun altro Corso di Laurea”, sostiene il prof. Antonio Dello Russo della Federico II. “È vero. Tuttavia la richiesta regionale di medici risulta carente, nonostante i pensionamenti – interviene il prof. Silverio Perrotta della SUN – Diversa la situazione degli infermieri. In Campania il 50% di loro trova lavoro a 12 mesi, in altre regioni questa percentuale sale fino al 100%”.
Dal 1997 al 2012 le domande per accedere a Medicina sono aumentate del 216 per cento, ad Odontoiatria del 107 e alle Professioni Sanitarie del 316, mentre l’incremento dei posti disponibili è stato relativo. Un lavoro sicuro in tempo di crisi diventa particolarmente allettante e spesso si dimentica che una vita trascorsa a contatto con la sofferenza non è cosa da tutti. “Pensate seriamente che scegliere una professione dell’area medica significa rendervi disponibili oltre che utili al prossimo”, il prof. Cesare Gagliardi della Federico II invita gli studenti ad una scelta consapevole. “Molti pensano che la professione medica sia gratificante e dimenticano che si tratta di una vita di sacrificio – sottolinea il prof. Perrotta – Abbiamo bisogno di persone che vogliano veramente fare questo mestiere”. “I modelli a cui dobbiamo attenerci non sono i protagonisti delle serie televisive girate in corsia – mette in guardia il prof. Nicola Coppola della SUN – Il medico è prima di tutto uno scienziato che però lavora con persone che soffrono. Perciò è indispensabile una predisposizione psicologica per gestire la sofferenza”. Altri prerequisiti di chi voglia lavorare nell’area sanitaria sono la capacità di lavorare in gruppo, il problem solving, l’abilità di acquisire autonomamente nuove conoscenze e informazioni e valutarle criticamente. “Comincerete a studiare per il test di accesso e terminerete solo nel momento in cui andrete in pensione – il prof. Gagliardi avverte gli studenti – La medicina è una scienza che si evolve talmente rapidamente che farete fatica a tenervi aggiornati”. L’impegno deve essere intenso e costante sin dal primo anno: “La medicina non si può studiare part-time, vi prenderà completamente. Tuttavia non credo che si tratti di studi particolarmente difficili ma c’è una quantità quasi infinita di cognizioni da apprendere”. I docenti consigliano di prendere al volo tutte le occasioni di formazione: tirocini in reparto, esperienze al pronto soccorso nel week-end, soggiorni Erasmus. Anche durante la Specializzazione è previsto un periodo di 18 mesi da trascorrere in un’altra Università e spesso chi approfitta di questa opportunità decide poi di rimanere a lavorare all’estero: “I nostri laureati si fanno valere. Molti di loro negli ultimi anni, per esempio, hanno fatto carriera in Inghilterra”.
E tra gli studenti c’è chi vorrebbe partire direttamente con il Corso di Laurea di Medicina in inglese. “Ho capito che è un percorso pensato per attrarre gli stranieri a studiare in Italia – commenta un ragazzo del liceo scientifico – I posti riservati agli italiani sono molto pochi ma ci si può sempre provare”.
“Tra le mie conoscenze non c’è nessun laureato in Medicina che non svolga esattamente il lavoro per cui ha studiato. Non avviene in nessun altro Corso di Laurea”, sostiene il prof. Antonio Dello Russo della Federico II. “È vero. Tuttavia la richiesta regionale di medici risulta carente, nonostante i pensionamenti – interviene il prof. Silverio Perrotta della SUN – Diversa la situazione degli infermieri. In Campania il 50% di loro trova lavoro a 12 mesi, in altre regioni questa percentuale sale fino al 100%”.
Dal 1997 al 2012 le domande per accedere a Medicina sono aumentate del 216 per cento, ad Odontoiatria del 107 e alle Professioni Sanitarie del 316, mentre l’incremento dei posti disponibili è stato relativo. Un lavoro sicuro in tempo di crisi diventa particolarmente allettante e spesso si dimentica che una vita trascorsa a contatto con la sofferenza non è cosa da tutti. “Pensate seriamente che scegliere una professione dell’area medica significa rendervi disponibili oltre che utili al prossimo”, il prof. Cesare Gagliardi della Federico II invita gli studenti ad una scelta consapevole. “Molti pensano che la professione medica sia gratificante e dimenticano che si tratta di una vita di sacrificio – sottolinea il prof. Perrotta – Abbiamo bisogno di persone che vogliano veramente fare questo mestiere”. “I modelli a cui dobbiamo attenerci non sono i protagonisti delle serie televisive girate in corsia – mette in guardia il prof. Nicola Coppola della SUN – Il medico è prima di tutto uno scienziato che però lavora con persone che soffrono. Perciò è indispensabile una predisposizione psicologica per gestire la sofferenza”. Altri prerequisiti di chi voglia lavorare nell’area sanitaria sono la capacità di lavorare in gruppo, il problem solving, l’abilità di acquisire autonomamente nuove conoscenze e informazioni e valutarle criticamente. “Comincerete a studiare per il test di accesso e terminerete solo nel momento in cui andrete in pensione – il prof. Gagliardi avverte gli studenti – La medicina è una scienza che si evolve talmente rapidamente che farete fatica a tenervi aggiornati”. L’impegno deve essere intenso e costante sin dal primo anno: “La medicina non si può studiare part-time, vi prenderà completamente. Tuttavia non credo che si tratti di studi particolarmente difficili ma c’è una quantità quasi infinita di cognizioni da apprendere”. I docenti consigliano di prendere al volo tutte le occasioni di formazione: tirocini in reparto, esperienze al pronto soccorso nel week-end, soggiorni Erasmus. Anche durante la Specializzazione è previsto un periodo di 18 mesi da trascorrere in un’altra Università e spesso chi approfitta di questa opportunità decide poi di rimanere a lavorare all’estero: “I nostri laureati si fanno valere. Molti di loro negli ultimi anni, per esempio, hanno fatto carriera in Inghilterra”.
E tra gli studenti c’è chi vorrebbe partire direttamente con il Corso di Laurea di Medicina in inglese. “Ho capito che è un percorso pensato per attrarre gli stranieri a studiare in Italia – commenta un ragazzo del liceo scientifico – I posti riservati agli italiani sono molto pochi ma ci si può sempre provare”.