“Dietro le quinte” di Napoli Teatro Festival Registi e attori presentano agli studenti i loro lavori

Martedì 31 marzo si è svolto il primo dei tre incontri organizzati dal Napoli Teatro Festival Italia e dall’Università Federico II, nell’ambito del Master di II livello di Letteratura e scrittura teatrale.
“Dal testo alla scena” è infatti un “progetto di incontri e testimonianze sulla pratica della scrittura e della regia teatrale”, come lo hanno definito gli organizzatori, che offre agli studenti del Master coordinato dal prof. Pasquale Sabbatino – ma anche a tutti gli altri studenti interessati – la possibilità di incontrare alcuni dei protagonisti della seconda edizione del Napoli Teatro Festival, in programmazione dal 4 al 28 giugno. Momenti di incontro in cui autori e registi presenteranno agli studenti i loro lavori in scena a giugno, soffermandosi sulle diverse fasi della lavorazione e mostrando il ‘dietro le quinte’ dello spettacolo teatrale. 
Ad aprire il ciclo di incontri è stato Manlio Santanelli, che ha raccontato la genesi di “Napoli non si misura con la mente” regalando anche agli spettatori qualche gustosa anteprima del testo, recitata da due attori nell’Aula 4 della sede centrale della Federico II. Autore teatrale e televisivo dalla lunga esperienza, Santanelli è stato introdotto dal Preside della Facoltà di Lettere Arturo De Vivo, che ha sottolineato l’importanza che hanno incontri ‘fortemente trasversali’ di questo tipo nel rendere la Facoltà un luogo non solo deputato alla didattica curriculare ma più in generale “sede elettiva di iniziative culturali in città”. Il direttore artistico del Festival, Renato Quaglia, ha ricordato invece la genesi dello spettacolo presentato da Santanelli che nasce da un laboratorio con alcuni attori napoletani condotto da Santanelli insieme  al regista britannico Matthew Lenton, dal quale poi ognuno dei due coordinatori ha tratto spunti sviluppati diversamente. Non è in realtà nuovo alle collaborazioni con la Federico II Manlio Santanelli che, come ricorda in una breve presentazione la prof. Patricia Bianchi, è legato alla Facoltà di Lettere a partire dall’amicizia con il prof. Antonio Palermo – il docente contribuì a diffondere anche tra i suoi colleghi la conoscenza delle opere di Santanelli, a partire da “Uscita d’emergenza”, andata in scena nei primi anni Ottanta. E non è nuovo nemmeno alle collaborazioni con gli studenti: l’anno scorso è stato rappresentato al Teatro Bellini “Un minuto di silenzio”, scritto proprio insieme ai frequentanti del Master in Letteratura e scrittura teatrale. Autore di 65 opere teatrali, tra le più tradotte e rappresentate della nostra contemporaneità, secondo la prof. Bianchi Santanelli si distingue anche per la particolare abilità nell’uso della lingua, “apparentemente semplice ma capace poi di creare effetti nuovi di grande coinvolgimento”, così come nell’uso del dialetto napoletano, che rivela radici profonde nella sua terra ma “non per il gusto dell’espressionismo fine a se stesso”. E proprio parlando di attenzione all’uso della lingua, il prof. Sabbatino, coordinatore del Master, lancia una proposta al direttore artistico del Festival: perchè non promuovere un premio per giovani autori, in varie lingue, per incentivare la produzione teatrale oltre che per incoraggiare i giovani talenti? Se ne parlerà ovviamente per la prossima edizione, poiché il calendario di questa è già stabilito, ma sarebbe sicuramente una prospettiva interessante.
Intanto già Santanelli si dice disponibile ad aiutare chi tra i presenti volesse cimentarsi con la scrittura teatrale, invitando gli studenti ad ‘abusare’ della sua presenza per consigli e indicazioni. Ma che cos’è alla fine “Napoli non si misura con la mente”? “E’ uno spettacolo sull’apparizione della Madonna in uno studio televisivo”, riassume Santanelli, che conferma la sua attenzione alle parole oltre che ai temi della vita quotidiana, necessari per stabilire un contatto con lo spettatore. “Rimane sempre molto forte nella comunità del Sud l’elemento religioso”, spiega l’autore. “Napoli rifiuta una chiave di lettura razionale, nonostante aspiri alla razionalità costantemente; ma è una città leggibile attraverso i sensi e i sentimenti più che attraverso la ragione; propone continuamente tesi e antitesi, ma non raggiunge mai una sintesi”. Lo spettacolo è ambientato in uno studio televisivo, durante lo svolgimento di un talk show, che viene improvvisamente interrotto dal grido “a maronn!”: uno dei presenti sostiene di aver visto la Madonna apparire in uno schermo, e da quel momento in poi comincia una spirale ascendente di delirio religioso misto ad auditel e abilità di marketing in base al quale il canale televisivo locale sul quale va in onda la trasmissione a Napoli decide di sfruttare ‘l’apparizione’ per costruire una crescente popolarità. La notizia del ‘miracolo’ comincia a diffondersi in città, anche grazie al fatto che viene ex cattedra dalla televisione, che si pone come “interprete – e falsaria – della realtà che propone al suo pubblico, così come la chiesa fa da intermediario tra la divinità e il popolo”, suggerisce Santanelli. E così, tra una citazione di Marshall McLuhan da parte della conduttrice rampante decisa a sfruttare il mediatico e il suo direttore mammone e incompetente, tra fortune commerciali e coinvolgimento della Santa sede, il miracolo viene ‘istituzionalizzato’ al meglio, cercando di fare concorrenza a Lourdes. 
Lo spettacolo sarà messo in scena a giugno con la regia di Serena Sinigaglia, e conterrà anche dei piccoli contributi video della regista Roberta Torre, che si è divertita a girare alcuni degli spot che diverse aziende realizzano apposta per il nuovo corso ‘santificato’ dell’emittente televisiva (tra cui la pubblicità di una macchina Fiat “che coniuga tradizione e modernità”, in cui si mostrano la Madonna, San Giuseppe e il Bambino che escono da una Fiat Uno).
Prossimi appuntamenti di “Dal testo alla scena” il 20 aprile con Giorgio Barberio Corsetti, che metterà in scena a giugno “Le città invisibili”, uno spettacolo dell’autore singaporiano Chay Yew, e il 21 maggio con David Lescot, che presenta “L’Européenne”, testo già pluripremiato ma riscritto e diretto per la prima volta dal suo autore per l’edizione 2009 del Teatro Festival.
Viola Sarnelli
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