Futuri sociologi, psicologi e assistenti sociali hanno affollato l’aula A6, desiderosi di conoscere tutto, ma proprio tutto, sull’impervia strada da percorrere per impossessarsi dell’agognato titolo universitario, Triennale o Magistrale che sia. A tenerli a bada, e a soddisfare ogni minima e legittima curiosità, docenti e tutor di tre Atenei. Alessandro Lo Presti della Sun, Gabriella Paci del Suor Orsola Benincasa e Amalia Caputo della Federico II hanno passato il testimone per la seconda giornata, nello stesso ordine di provenienza, ai colleghi Roberto Marcone, Marialaura Cunzio e Angela Pelliccia.
Tra le domande più frequenti: “Numero chiuso?”, “Come oltrepassare lo scoglio dei test?”, “Se non si supera lo sbarramento, conviene puntare al passaggio ad una Facoltà dove, invece, le forche caudine non ci sono?”, “Quali e quanti gli sbocchi occupazionali?”, “Dopo quanto tempo arriva il lavoro?”, “Quanto si guadagna?”.
Fatti i doverosi rinvii ai siti ufficiali delle rispettive università, da cui ricavare ogni informazione di carattere più tecnico, i relatori hanno approfittato degli spunti forniti dalla curiosità della platea per dare le coordinate giuste.
No alle scorciatoie! Questo è stato sottolineato in più di un’occasione: i passaggi da una Facoltà all’altra per aggirare numeri chiusi o programmati possono essere addirittura dannosi, visto che ogni percorso di studi è organizzato in maniera coerente e congrua con le specificità del titolo che si va a conseguire. Trovare lavoro, poi, non è solo una questione di fortuna, ma di preparazione, di impegno, di volontà e anche di paziente attesa.
Tutti gli Atenei, da tempo, sono organizzati al meglio nelle procedure che favoriscono il “placement”, cioè tutte quelle attività che agevolano l’inserimento nel mondo del lavoro. Naturalmente ha il suo peso, e non da poco, la situazione economica del Paese al momento del conseguimento della laurea. Ma va da sé che le chance sono tanto più alte quanto più si è arricchito il proprio portfolio. E poi? Perché non guardarsi intorno e pensare anche all’estero?
Tra le domande più frequenti: “Numero chiuso?”, “Come oltrepassare lo scoglio dei test?”, “Se non si supera lo sbarramento, conviene puntare al passaggio ad una Facoltà dove, invece, le forche caudine non ci sono?”, “Quali e quanti gli sbocchi occupazionali?”, “Dopo quanto tempo arriva il lavoro?”, “Quanto si guadagna?”.
Fatti i doverosi rinvii ai siti ufficiali delle rispettive università, da cui ricavare ogni informazione di carattere più tecnico, i relatori hanno approfittato degli spunti forniti dalla curiosità della platea per dare le coordinate giuste.
No alle scorciatoie! Questo è stato sottolineato in più di un’occasione: i passaggi da una Facoltà all’altra per aggirare numeri chiusi o programmati possono essere addirittura dannosi, visto che ogni percorso di studi è organizzato in maniera coerente e congrua con le specificità del titolo che si va a conseguire. Trovare lavoro, poi, non è solo una questione di fortuna, ma di preparazione, di impegno, di volontà e anche di paziente attesa.
Tutti gli Atenei, da tempo, sono organizzati al meglio nelle procedure che favoriscono il “placement”, cioè tutte quelle attività che agevolano l’inserimento nel mondo del lavoro. Naturalmente ha il suo peso, e non da poco, la situazione economica del Paese al momento del conseguimento della laurea. Ma va da sé che le chance sono tanto più alte quanto più si è arricchito il proprio portfolio. E poi? Perché non guardarsi intorno e pensare anche all’estero?