Il prof. Andrea Patroni Griffi, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Vanvitelli, da ottobre è il nuovo Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica (Cirb), al quale aderiscono tutti gli Atenei campani, compresa la Pontificia Facoltà Teologica. Un organismo nel quale si riflette, con il contributo di ricercatori di eterogenea provenienza culturale, scientifica e di Ateneo, sugli aspetti etici relativi a temi di grande attualità, dalle intelligenze artificiali, ai trapianti, dalla fecondazione assistita al fine vita.
Cosa c’è in agenda professore?
“Riflessioni su diversi temi, dalla legge Basaglia agli embrioni sovrannumerari, al tema della memoria. Proprio ora veniamo da una serie di iniziative in occasione della Giornata della Memoria. Abbiamo coinvolto la Comunità ebraica, sono intervenuti il sottosegretario del Ministero dell’Istruzione Giuseppe De Cristofaro e Luisa Franzese, la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale”.
Quale è la specificità del Centro?
“Facciamo squadra per affrontare in maniera scientifica temi divisivi, che troppo spesso diventano solo occasione di scontro. Abbiamo medici, filosofi, giuristi, ingegneri e questa eterogeneità di competenze ci permette di inquadrare in una ottica multidisciplinare i temi della bioetica, che sono variegati”.
Da quanto tempo esiste il Cirb?
“Sono ormai venticinque anni. Tra i fondatori ci sono stati Giovanni Chieffi, accademico dei Lincei; Mario Coltorti, che insegnò a Medicina della Federico II; Carmine Donisi, Maestro del diritto civile napoletano. Per me è dunque davvero un grande onore che mi abbiano scelto i rappresentanti di tutti gli Atenei. Sono stato eletto all’unanimità dai componenti degli organi direttivi: Consiglio e Comitato scientifico. Questi ultimi sono formati da tre rappresentanti per ogni Ateneo di esperti di bioetica afferenti ad aree disciplinari differenti. Io sono un costituzionalista della Vanvitelli ed ero uno dei consiglieri che rappresentava l’Ateneo nel Centro”.
Quanto tempo durerà il suo incarico?
“Il mandato è triennale. C’è la possibilità di essere rieletti alla scadenza del primo mandato. Così prevede lo Statuto”.
Le vostre riflessioni all’interno del Centro influiscono concretamente sulle scelte dei decisori politici? In altri termini, influenzate coloro i quali poi preparano e votano le leggi su questioni che abbiano una certa rilevanza sotto l’aspetto della bioetica?
“È accaduto che siamo stati convocati in audizioni parlamentari e nel Centro abbiamo la presenza di un componente del Comitato nazionale di bioetica. Una volta, poi, il Ministro della Salute ci ha chiesto di formare un gruppo di lavoro su un tema specifico. In 25 anni sono state prodotte numerose ricerche e sono stati organizzati oltre ottanta fra convegni, tavole rotonde, giornate di studio, letture magistrali, anche in collaborazione con altre strutture scientifiche e con la partecipazione di relatori stranieri. Più di 50 i seminari aperti alla cittadinanza. Oltre 20 presentazioni di volumi. Sono stati inoltre pubblicati 15 volumi e sono stati assegnati più di 40 premi di laurea. Sarebbe importante d’ora in avanti che alla fine dei lavori si elaborino linee ed indirizzi di possibili soluzioni rispetto a temi con implicazioni di carattere bioetico. Si è cercato di farlo in passato ed è certamente una cosa utile”.
Cosa c’è in agenda professore?
“Riflessioni su diversi temi, dalla legge Basaglia agli embrioni sovrannumerari, al tema della memoria. Proprio ora veniamo da una serie di iniziative in occasione della Giornata della Memoria. Abbiamo coinvolto la Comunità ebraica, sono intervenuti il sottosegretario del Ministero dell’Istruzione Giuseppe De Cristofaro e Luisa Franzese, la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale”.
Quale è la specificità del Centro?
“Facciamo squadra per affrontare in maniera scientifica temi divisivi, che troppo spesso diventano solo occasione di scontro. Abbiamo medici, filosofi, giuristi, ingegneri e questa eterogeneità di competenze ci permette di inquadrare in una ottica multidisciplinare i temi della bioetica, che sono variegati”.
Da quanto tempo esiste il Cirb?
“Sono ormai venticinque anni. Tra i fondatori ci sono stati Giovanni Chieffi, accademico dei Lincei; Mario Coltorti, che insegnò a Medicina della Federico II; Carmine Donisi, Maestro del diritto civile napoletano. Per me è dunque davvero un grande onore che mi abbiano scelto i rappresentanti di tutti gli Atenei. Sono stato eletto all’unanimità dai componenti degli organi direttivi: Consiglio e Comitato scientifico. Questi ultimi sono formati da tre rappresentanti per ogni Ateneo di esperti di bioetica afferenti ad aree disciplinari differenti. Io sono un costituzionalista della Vanvitelli ed ero uno dei consiglieri che rappresentava l’Ateneo nel Centro”.
Quanto tempo durerà il suo incarico?
“Il mandato è triennale. C’è la possibilità di essere rieletti alla scadenza del primo mandato. Così prevede lo Statuto”.
Le vostre riflessioni all’interno del Centro influiscono concretamente sulle scelte dei decisori politici? In altri termini, influenzate coloro i quali poi preparano e votano le leggi su questioni che abbiano una certa rilevanza sotto l’aspetto della bioetica?
“È accaduto che siamo stati convocati in audizioni parlamentari e nel Centro abbiamo la presenza di un componente del Comitato nazionale di bioetica. Una volta, poi, il Ministro della Salute ci ha chiesto di formare un gruppo di lavoro su un tema specifico. In 25 anni sono state prodotte numerose ricerche e sono stati organizzati oltre ottanta fra convegni, tavole rotonde, giornate di studio, letture magistrali, anche in collaborazione con altre strutture scientifiche e con la partecipazione di relatori stranieri. Più di 50 i seminari aperti alla cittadinanza. Oltre 20 presentazioni di volumi. Sono stati inoltre pubblicati 15 volumi e sono stati assegnati più di 40 premi di laurea. Sarebbe importante d’ora in avanti che alla fine dei lavori si elaborino linee ed indirizzi di possibili soluzioni rispetto a temi con implicazioni di carattere bioetico. Si è cercato di farlo in passato ed è certamente una cosa utile”.
Fabrizio Geremicca