“La Scuola c’è”, in estate l’elezione del Presidente

A più di sei mesi dal decreto del Rettore Massimo Marrelli, che la istituiva, la Scuola delle Scienze Umane e Sociali della Federico II resta in attesa di un Presidente eletto e di un regolamento. È affidata provvisoriamente ad un Presidente pro tempore, il professore Arturo De Vivo, che dirige il Dipartimento di Studi Umanistici, l’ex Facoltà di Lettere e Filosofia, e che è stato individuato nella sua qualità di anzianità di anni da ordinario. I regolamenti di funzionamento non sono stati ancora approvati. Pesa, sull’entrata a regime della struttura, che dovrà svolgere compiti di coordinamento relativamente alla didattica, tra i Dipartimenti che ne fanno parte, l’incognita Giurisprudenza. Non da ora, infatti, ferve un ampio dibattito, in seno al Dipartimento diretto dal professore Lucio De Giovanni, circa l’opportunità di aderire alla Scuola. Posizioni contrapposte, timori di quei docenti i quali ritengono che la specificità degli studi giuridici renda inutile, se non controproducente, l’adesione ad una struttura di coordinamento che comprende anche le ex Facoltà di Sociologia, di Scienze Politiche, di Lettere e (in parte) di Economia.
Sul futuro della Scuola, sui problemi emersi fino ad oggi e sulle novità in seno ai Dipartimenti che fanno parte della struttura di coordinamento, intervengono i professori Arturo De Vivo, Enrica Amaturo, Lucio De Giovanni, Marco Musella. Direttori, rispettivamente, dei Dipartimenti di Studi umanistici, Scienze sociali, Giurisprudenza, Scienze Politiche.
“Chiariamo subito”, è la premessa del professore Arturo De Vivo, “che la Scuola c’è. Partecipano i due Dipartimenti di Economia (Scienze economiche e statistiche; Economia, management ed istituzioni), Scienze Politiche, Studi umanistici, Scienze sociali. Vero è che Giurisprudenza sta discutendo ancora circa l’adesione e si pronuncerà. Avevano bisogno di tempo per confrontarsi. Noi, però, andremo avanti in ogni caso con chi c’è ed aderisce”. Prosegue: “In qualità di Presidente pro tempore, ho già individuato una serie di regolamenti da sottoporre ai colleghi”. Relativamente ai tempi, però, regna ancora l’incertezza: non ci sono scadenze precise. Secondo il prof. De Vivo, questa situazione è in parte legata anche alla necessità che siano elette le rappresentanze studentesche in seno ai vari Dipartimenti che compongono la Scuola. “Meglio attendere ancora qualche tempo”, sottolinea, “per avere poi un regolamento che sia sottoposto all’attenzione di tutte le componenti universitarie e che dalle stesse sia votato. Entro la primavera inoltrata, confido che si arriverà all’approvazione dello stesso. Poi, prima dell’estate o subito dopo, potremo procedere all’elezione del Presidente della Scuola”. Carica quest’ultima, sottolinea il docente, incompatibile con quella di Direttore di Dipartimento.
La macchinosa fase di avvio della Scuola determina riflessioni piuttosto critiche da parte della prof.ssa Enrica Amaturo. “Noi di Scienze sociali siamo stati tra i primi ad aderire, non appena ci fu chiesto dal rettorato”, sottolinea, “ma vedo che è ancora tutto fermo. Si tratta di capire che intenzioni ha Giurisprudenza. All’inizio noi dell’ex Sociologia auspicavamo una organizzazione che non ricalcasse i Poli, ma che fosse un’aggregazione che mettesse insieme Scienze Politiche, Sociologia ed Economia. Si è preferito ricalcare il vecchio Polo ed abbiamo aderito, ma sicuramente questa Scuola non riesce a decollare. Scaduti i tre anni che lo Statuto prevedeva come prima applicazione, ci riterremo liberi di costituire una Scuola più piccola su presupposti diversi. Per il momento, va detto, non soffriamo particolarmente della virtualità della Scuola. Dovrebbe essere una struttura leggera di organizzazione della didattica ma, per come sono costituiti i Dipartimenti, di fatto suppliscono al ruolo”.
Il prof. Marco Musella crede nel ruolo di coordinamento, ma non nutre certezze circa i tempi di completamento dell’attuazione della Scuola: “So che il professore De Vivo è impegnato a gestire questa fase, ma non saprei a che punto siamo e neppure saprei entro quanto tempo si arriverà ad una fase di gestione non provvisoria”.
Cosa farà Giurisprudenza? Decisione ancora in alto mare, si apprende dalle parole del prof. Lucio De Giovanni. Dice: “Dobbiamo ancora aprire la discussione se aderire o meno. Un dibattito non ancora avviato. Abbiamo preferito mettere prima a posto le cose per Giurisprudenza. Se non aderissimo non sarebbe un dramma. Non è un obbligo. Abbiamo un solo Corso di Laurea e questo facilita le cose”.
Aspettando il completamento della Scuola, ecco la situazione dei Dipartimenti che ne fanno parte e di Giurisprudenza, a circa un anno dalla loro attivazione in sostituzione delle Facoltà.
“Noi di Studi Umanistici”, dice il professore De Vivo, “siamo impegnati in una riflessione sull’organizzazione della didattica. La novità è il progetto di mettere in comune i tempi di svolgimento di determinati insegnamenti nell’ambito dei vari Corsi di Laurea. Prendiamo il caso di Letteratura italiana: insegnamento che affrontano gli studenti di Lettere moderne, di Lettere classiche e di Storia. Idem per Letteratura latina, giusto per citare un altro esempio”. 
A Giurisprudenza, dice il professore De Giovanni, si lavora, terminata la fase di rodaggio del Dipartimento, per riproporre le iniziative culturali e di dibattito che, nel recente passato, sono state adottate nell’ottica di aprirsi alla città. “Presentazione di libri, convegni, il laboratorio permanente sul disagio minorile sono alcuni dei progetti in cantiere”, dice. Sul versante dell’organico, si fanno i conti con i pensionamenti di alcuni capiscuola: Fernando Bocchini, Francesco Amarelli, Aldo Mazzacane, Biagio Grasso. “A Giurisprudenza sempre pochi validi. Il turn over è bloccato. Per sostituirli”, ricorda De Giovanni, “possiamo ricorrere agli idonei che hanno vinto i concorsi a livello nazionale. Ottimi e giovani ricercatori, il contributo dei quali è fondamentale. Sono graditissimi i nostri allievi. Non abbiamo però la possibilità di incrementare con chiamate esterne”. 
Un pensionamento eccellente anche a Scienze sociali. È quello del sociologo Derrick de Kerchove, titolare degli insegnamenti di Sociologia della cultura digitale e di Marketing e nuovi media. Lascerà a fine anno per limiti di età, ma non interromperà la sua collaborazione con la Federico II. “Contiamo di stipulare un contratto che ci consenta di continuare ad avvalerci del professore”, anticipa Amaturo. Sul versante dell’organizzazione della didattica, è in cantiere una modifica nella Magistrale di Politiche sociali e del territorio: “Pensiamo di inserire un insegnamento di Sociologia dell’educazione dal prossimo anno accademico”. Ecco, infine, il sintetico bilancio del primo anno di vita del nuovo Dipartimento: “Ci sono più difficoltà nella riorganizzazione complessiva del personale e si è complicata la gestione informatica dei Corsi di Laurea e della valutazione. Più passaggi rendono il lavoro burocratico sempre maggiore. Si finisce col chiedere sempre di più ai docenti sotto il profilo burocratico e resta meno tempo per esercitare il lavoro per il quale si è pagati e che si è scelto: la docenza e la ricerca. In ogni caso, la fase di rodaggio dovrebbe essere ormai quasi ultimata e si va avanti nel migliore dei modi possibili”. 
Fabrizio Geremicca
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