Manca un quinto punto ai quattro fondamentali (affrontare la disciplina in modo diverso rispetto a quelle umanistiche; scegliere un solo manuale tra quelli consigliati; fare molti esercizi; seguire il corso) segnalati dal prof. Francesco Palumbo per superare l’esame di Psicometria: il “fattore C”. Lo sostengono in coro gli studenti di Psicologia che il 27 febbraio hanno affrontato la temuta prova nell’Aula Invalidi.
“L’esame è molto specifico, tratta di statistica applicata all’ambito psicologico. Prevede lo scritto, che dura due ore, e poi l’orale facoltativo, che non abbassa il voto ma permette solo di alzarlo al massimo di quattro punti”, commenta Gaetana Napolitano, del terzo anno, al suo secondo tentativo. Descrive le modalità di svolgimento della prova: “È molto difficile passarla. Bisogna totalizzare 18 punti sommati tra 22 domande a risposta multipla sulla teoria, con quattro alternative, e 3 esercizi. Mentre le risposte esatte alle domande valgono un punto, gli esercizi valgono il primo sei punti, il secondo 2 e il terzo 4, a seconda della difficoltà”. Qualche aiuto viene però fornito agli studenti: “per risolvere gli esercizi il professore dà la possibilità di utilizzare il formulario, ma il difficile sta nel capire quale formula utilizzare per quello specifico esercizio. Aspetto la correzione, spero di aver passato lo scritto, anche perché è la terza volta che lo provo”, afferma Sara Esposito, del terzo anno, perfettamente inserita nella media di tentativi per sostenere l’esame, in relazione ai suoi colleghi di corso. Anche se la necessità della disciplina viene spesso messa in discussione dagli studenti, perché diversa da quelle che sono abituati a sostenere, c’è chi la pensa diversamente. “Ritengo che quest’esame sia utile, anche se esula dal nostro percorso. Se ti devi rapportare con 20 bambini in una comunità, dovrai pur classificarli a seconda delle loro difficoltà e saperlo fare torna utile”, conclude Gaetana. Seguire il corso aiuta, certo, ma la seconda volta. “Abbiamo seguito due volte, solo dalla seconda abbiamo iniziato a capirci qualcosa. Prima non riuscivamo neanche a trovarci con gli esercizi, ora va un po’ meglio. Il problema più grande per noi oggi sono state le domande di teoria. Ce n’è solo una palesemente sbagliata, le altre tre alternative sono tutte possibili, solo dopo un’attenta riflessione si riesce ad individuare quella esatta, perché ci sono molti distrattori”, lamentano Carmen e Livia del terzo anno.
“L’esame è molto specifico, tratta di statistica applicata all’ambito psicologico. Prevede lo scritto, che dura due ore, e poi l’orale facoltativo, che non abbassa il voto ma permette solo di alzarlo al massimo di quattro punti”, commenta Gaetana Napolitano, del terzo anno, al suo secondo tentativo. Descrive le modalità di svolgimento della prova: “È molto difficile passarla. Bisogna totalizzare 18 punti sommati tra 22 domande a risposta multipla sulla teoria, con quattro alternative, e 3 esercizi. Mentre le risposte esatte alle domande valgono un punto, gli esercizi valgono il primo sei punti, il secondo 2 e il terzo 4, a seconda della difficoltà”. Qualche aiuto viene però fornito agli studenti: “per risolvere gli esercizi il professore dà la possibilità di utilizzare il formulario, ma il difficile sta nel capire quale formula utilizzare per quello specifico esercizio. Aspetto la correzione, spero di aver passato lo scritto, anche perché è la terza volta che lo provo”, afferma Sara Esposito, del terzo anno, perfettamente inserita nella media di tentativi per sostenere l’esame, in relazione ai suoi colleghi di corso. Anche se la necessità della disciplina viene spesso messa in discussione dagli studenti, perché diversa da quelle che sono abituati a sostenere, c’è chi la pensa diversamente. “Ritengo che quest’esame sia utile, anche se esula dal nostro percorso. Se ti devi rapportare con 20 bambini in una comunità, dovrai pur classificarli a seconda delle loro difficoltà e saperlo fare torna utile”, conclude Gaetana. Seguire il corso aiuta, certo, ma la seconda volta. “Abbiamo seguito due volte, solo dalla seconda abbiamo iniziato a capirci qualcosa. Prima non riuscivamo neanche a trovarci con gli esercizi, ora va un po’ meglio. Il problema più grande per noi oggi sono state le domande di teoria. Ce n’è solo una palesemente sbagliata, le altre tre alternative sono tutte possibili, solo dopo un’attenta riflessione si riesce ad individuare quella esatta, perché ci sono molti distrattori”, lamentano Carmen e Livia del terzo anno.
Supera la
prova il 40%
dei candidati
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C’è anche chi usa delle tattiche. “Io ho congelato il voto. Ho preso 21 la volta scorsa, ma il professore ha detto che potevo ritentarlo. Adesso credo di essere andata meglio, quindi se decido di annullare il voto precedente posso accettare questo”, aggiunge Carmen. L’esame blocca molti laureandi che, consapevoli della difficoltà, lo conservano per ultimo. C’è qualche studente al primo tentativo, come Raffaella Passeggia, del secondo anno, che fa notare: “in media il 40% degli studenti a sessione passa quest’esame, spero di essere tra questi. Il massimo del punteggio è 34, che equivale a 30 e lode. Se ho preso 18 penso di accettarlo, anche se ho una media alta. Non vorrei che mi bloccasse”. Più sicuro è Domenico Sabbatino, sempre al secondo anno, che sostiene: “rifiutare il 18 è da pazzi, anche perché noi non abbiamo buone basi per affrontare un esame di matematica e statistica, dato che il nostro è un percorso umanistico”. Anche Fabrizia Camera e Teresa Campanelli sono al loro primo tentativo. “Siamo un po’ preoccupate perché questo è il terzo appello. Generalmente il primo è più facile, infatti, anziché 34 punti, il massimo da totalizzare al primo erano 35, con un maggior margine d’errore. In ogni caso, speriamo bene”.
Allegra Taglialatela
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