Si terrà il 6 e il 7 dicembre un seminario dedicato a José Saramago (1922 – 2010), il primo scrittore portoghese a essere insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Autore anche di teatro e poesia, si è affermato tuttavia col romanzo, esordendo nel 1977, in seguito alla Rivoluzione dei Garofani, con Manuale di pittura e calligrafia. Il suo grande successo internazionale giunge, però, nel 1982 con Memoriale del Convento, ma impossibile è ripercorrerne in poche righe l’itinerario autoriale, di cui si ricorderanno – per citarne altre – le opere Storia dell’assedio di Lisbona (1989), Il Vangelo secondo Gesù Cristo (1991) e Cecità (1995). Significativa in proposito è la data scelta per il convegno: “proprio il 7 dicembre di 20 anni fa gli veniva consegnato il Nobel”, fa presente la prof.ssa Guia Minerva Boni, docente di Lingua Portoghese. Il seminario, spiega la docente, è stato pensato in funzione degli studenti, molti dei quali conoscitori e amanti dell’universo letterario di Saramago, “avvalendoci, inoltre, della ricchezza di lingue rappresentate da L’Orientale”. Il focus degli interventi sarà, infatti, centrato sulla ‘ricezione’ delle sue opere e la traduzione: “Saramago è stato uno scrittore molto tradotto che, già prima del Nobel, aveva ottenuto un grande successo all’estero e così ci è parso interessante puntare i riflettori sulla sua ricezione in altri Paesi”. Non a caso, il titolo del seminario è “Saramago. Un Nobel, tante lingue”. “Sarà per noi motivo di apprendimento uscire dai confini nazionali, vedere come altrove hanno recepito la sua opera, quali i romanzi tradotti e in che modo sono stati accolti e recensiti su giornali o riviste”. Vi prenderanno, perciò, parte molti docenti dell’Ateneo per il settore scientifico-disciplinare di cui sono specialisti. “L’adesione è stata entusiasta. Possiamo contare sulla partecipazione di varie aree geografiche che vanno da Occidente a Oriente: Cina, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Italia, Paesi Arabi, Romania, Russia, Serbia, Stati Uniti, Svezia. Avremo poi un paio di contributi sul cinema, perché non va dimenticato che l’opera di Saramago è stata spesso adattata al grande schermo, ma anche al teatro e all’opera”. A ciascun intervento seguirà subito dopo un momento di confronto e dialogo tra i partecipanti. Massiccia è stata anche la richiesta di partecipazione degli studenti, con più di 200 iscrizioni. I frequentanti potranno ottenere due crediti formativi (è richiesta una relazione di un paio di pagine su un aspetto particolare).
‘Grazie a parabole sostenute dall’immaginazione, la compassione e l’ironia, Saramago ricostruisce e rende tangibile una realtà difficile da afferrare’. Questa la motivazione del Nobel assegnato a Saramago nel 1998, che suggella alla perfezione la ‘filosofia’ di uno scrittore che “ha sempre rivolto la propria attenzione ai deboli, alla storia raccontata dai vinti e non dai vincitori, ridando la voce a questi ultimi. Oppure calato i suoi personaggi in situazioni limite, che spingono l’uomo a dare il meglio o il peggio di sé”. Il tutto in una forma peculiare: “il suo stile sovversivo, lunghi periodi privi di punteggiatura o con segni di interpunzione usati in modo inconsueto restituiscono il gusto dell’oralità dei cantastorie”.
Intanto, in attesa dell’evento, “sarebbe bello se il testimone di questa esperienza potesse essere raccolto annualmente da altre lingue e letterature. Dal canto nostro, in futuro, ci piacerebbe organizzare ulteriori seminari interdisciplinari su temi trasversali, invitando anche colleghi stranieri”. Perché “in un mondo in cui l’affermazione dell’identità, intesa come pregiudizio nei confronti dell’altro, prende sempre più piede, il superamento di confini territoriali, culturali e linguistici può rappresentare una zattera di salvezza – come quella immaginata da Saramago nella sua Zattera di pietra (1986) – che di volta in volta approda su nuove terre da conoscere e scoprire”.
Sabrina Sabatino
‘Grazie a parabole sostenute dall’immaginazione, la compassione e l’ironia, Saramago ricostruisce e rende tangibile una realtà difficile da afferrare’. Questa la motivazione del Nobel assegnato a Saramago nel 1998, che suggella alla perfezione la ‘filosofia’ di uno scrittore che “ha sempre rivolto la propria attenzione ai deboli, alla storia raccontata dai vinti e non dai vincitori, ridando la voce a questi ultimi. Oppure calato i suoi personaggi in situazioni limite, che spingono l’uomo a dare il meglio o il peggio di sé”. Il tutto in una forma peculiare: “il suo stile sovversivo, lunghi periodi privi di punteggiatura o con segni di interpunzione usati in modo inconsueto restituiscono il gusto dell’oralità dei cantastorie”.
Intanto, in attesa dell’evento, “sarebbe bello se il testimone di questa esperienza potesse essere raccolto annualmente da altre lingue e letterature. Dal canto nostro, in futuro, ci piacerebbe organizzare ulteriori seminari interdisciplinari su temi trasversali, invitando anche colleghi stranieri”. Perché “in un mondo in cui l’affermazione dell’identità, intesa come pregiudizio nei confronti dell’altro, prende sempre più piede, il superamento di confini territoriali, culturali e linguistici può rappresentare una zattera di salvezza – come quella immaginata da Saramago nella sua Zattera di pietra (1986) – che di volta in volta approda su nuove terre da conoscere e scoprire”.
Sabrina Sabatino