“Siamo noi studenti a non voler fare niente!”

“Il peggior guaio dell’università siamo noi studenti, che non vogliamo fare niente ma vogliamo la laurea”. E’ un piccolo terremoto l’affermazione di Bruno Petricciuolo, ventiduenne studente della specialistica in Economia –curriculum in Analisi economica e finanziaria-, un’incrinatura nella piattaforma eterogenea di ragazzi che, per svariati motivi, puntano il dito contro i corsi di studi in materie economiche e i suoi docenti. Bruno parla al plurale, dice “non vogliamo fare niente” ma in realtà lui è uno studente brillante, il primo laureato triennale del Corso di Laurea denominato CLEDIA, Economia del diritto delle imprese e delle amministrazioni. 110 e lode nei tempi giusti è il risultato del lavoro svolto in questi anni. Oggi Bruno prosegue con la specialistica coltivando il sogno di dedicarsi alla ricerca e di riuscire a intraprendere la carriera accademica. E si fa autore di un j’accuse di cui conosce benissimo i rischi. “Sono certo che susciterò le critiche dei miei colleghi e sarò accusato di lecchinaggio –dice- ma è ora che qualcuno la smetta di lamentarsi e di confessare che in parte il problema siamo anche noi”. Di stimolo alla sua denuncia sono stati alcuni articoli pubblicati nei mesi passati su Ateneapoli, in cui gli studenti si sfogavano parlando delle difficoltà affrontate per superare determinati esami. “Ho letto l’articolo in cui veniva accusata di eccessivo rigore la professoressa Marina Colonna – spiega Bruno- e sono rimasto molto colpito. Secondo me se si facesse una top ten dei migliori docenti, la prof. Colonna dovrebbe classificarsi tra i primi dieci. Ho letto critiche anche al prof. Pagano, ma il discorso è sempre lo stesso. Docenti come loro dovrebbero essere lodati e non demonizzati”. Nel dire questo Petricciuolo intende sottolineare il valore del rigore nell’approccio allo studio universitario. “Accusare professori come Colonna e Pagano significa essere poco interessati alla propria preparazione –sostiene- Sono esigenti, è vero. Spiegano molto, è altrettanto vero. Ma, a mio parere, uno studente universitario dovrebbe lamentarsi se un docente spiega male, non se spiega molto. Si può dire magari che un corso è pesante, però più il docente spiega, più noi apprendiamo. Accusare un professore perché ti fa studiare tanto, è quanto di più assurdo uno studente possa fare”. La chiave di volta sta nel ruolo che l’università è chiamata a svolgere, ben diverso da quello della scuola superiore. Se ci si iscrive all’università, lo si fa per studiare argomenti per i quali si presume si abbia non solo un interesse ma anche un’attitudine precisa. E si pone un problema di target di preparazione da raggiungere: “è lo studente che deve adeguarsi al target dei docenti universitari, non il contrario come avviene alle superiori”. Quanto alle attitudini, Bruno ha qualcosa da dire in proposito: “a volte mi sembra che gli studenti di Economia dimentichino quali sono i fondamentali caratteri delle discipline economiche. Così capita di sentir criticare il prof. Pagano perché richiede certe conoscenze matematiche. Pare che chissà che corso assurdo di Matematica faccia! Ma l’economia è una materia a forte impostazione matematica, che si pretende? E’ naturale che sia così, e non sempre volere è potere, bisogna fare i conti anche con le proprie attitudini”. Non ci si lasci trarre in inganno da queste parole, Bruno sarà pure portato per certe materie ma anche lui ha sopportato grossi sacrifici. “Quello di Microeconomia è stato forse l’esame con cui ho avuto più difficoltà – racconta- in alcuni momenti lo trovavo incomprensibile. Tuttavia è probabilmente anche l’insegnamento che ha fatto nascere in me la passione per l’economia. Io seguii il corso con la prof.ssa Colonna e subito dopo la fine delle lezioni sostenni l’esame. Andai bene, e come me anche gli altri corsisti. Sostenere l’esame con la prof. Colonna dà una bella sensazione. Ti alzi dalla sedia e ti dici: ‘ok, ho avuto il voto che meritavo’”. Perché allora sono così tanti gli studenti che considerano Microeconomia un esame da incubo? “Il problema è che i ragazzi lo affrontano senza sforzarsi di capire a fondo la materia, studiando in modo meccanico”. Per Bruno sono altre le disfunzioni della facoltà di Economia da denunciare: l’incertezza relativamente all’esame finale della specialistica, i corsi che si accavallano, le aule della specialistica che mancano, i casi in cui i docenti non spiegano bene o non spiegano abbastanza. Anche sugli appelli d’esame, Bruno va controcorrente: “avere tempi ristretti fa sì che ci si organizzi meglio e che ci si dia da fare di più. Gli appelli delle triennali andavano bene all’inizio, quando ce ne erano solo tre. Ora sono aumentati e non è un vantaggio, perché tanto con gli esami si resta indietro più di prima. Il fatto di avere pochi appelli porta maggiore stress, ma a un livello medio l’essere stressati rende più produttivi”. Chi si iscrive all’università dunque deve pagare un certo prezzo in termini di impegno. Allora, basta lamentarsi per quelle che dovrebbero essere le normali difficoltà da superare per raggiungere l’obiettivo della laurea. Nel concludere, Bruno parla ancora al plurale: “noi studenti facciamo la guerra al ribasso per alla fine avere tutti quanti la laurea ed essere tutti dottori, magari tutti con 110 e lode. E la selezione dov’è?”.
Sara Pepe
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