“L’organizzazione didattica del Corso di Laurea in Ingegneria Aerospaziale, come quella di quasi tutti i Corsi dell’area Industriale, ha sempre presentato, anche nella vecchia organizzazione quinquennale a ciclo unico, delle discipline sviluppate in parallelo”. È quanto afferma il Coordinatore del Corso di Studi in Ingegneria Aerospaziale Gennaro Cardone prima di introdurre i dati relativi agli studenti che scelgono questo specifico settore di studi e ai risultati, in termini di conseguimento del titolo e tempi di laurea, a fronte di un’organizzazione concepita per mettere le matricole di fronte all’Analisi e alla Fisica insieme fin dal primo giorno, senza dilazionare questi due impatti. Un’impostazione non condivisa da tutti i docenti del settore. “Il carico complessivo al primo anno è di 54 crediti, quindi nemmeno così impegnativo, e le informazioni di cui disponiamo ci dicono che alleggerire il lavoro degli studenti al terzo anno li agevola molto. Quella dell’avvio lento è una politica adottata dai Politecnici di Milano e Torino per ottimizzare i propri parametri”, prosegue il prof. Cardone presentando il quadro statistico complessivo dei laureati in Ingegneria Aerospaziale degli ultimi anni.
Nel triennio compreso fra il 2011 e il 2013 si sono immatricolati presso questo Corso quasi settecento studenti (rispettivamente duecentododici nell’anno accademico 2011/2012, duecentoventi in quello 2012/2013 e duecentosessantuno nel 2013/2014). In questo intervallo di tempo, gli abbandoni al primo anno sono passati dal 35% del 2012, in linea con la media della Scuola di Ingegneria (nel 2009 erano stati il 44% su un campione di 239 immatricolati), al 20% del 2013, con un 40% di studenti che si iscrive al secondo anno avendo superato almeno 41 crediti.
“I numeri dipendono un po’ anche dalle annate e non sono sempre esattamente gli stessi ma, nel complesso, le percentuali degli abbandoni e dei trasferimenti coincidono con quelle dei ragazzi che conseguono il debito formativo alle prove di valutazione. Statisticamente, sei mesi non bastano a superare le carenze che ci si porta dietro da un liceo fatto male”, aggiunge Cardone.
Interessanti, in termini di impostazione didattica, le percentuali di laurea fornite dal Consorzio Alma Laurea. Stando alle statistiche del 2013, il 53% dei laureati in Ingegneria Aerospaziale ha conseguito il titolo nei tempi previsti, il 32% con un anno di ritardo ed il 12% circa due anni fuori corso. Dati in linea con l’analogo Corso di Studi de ‘La Sapienza’ e invertiti rispetto ai risultati registrati presso il Corso di Laurea in Ingegneria Chimica della Federico II – preso ad esempio perché di classe omologa, con un numero di iscritti confrontabile ed un’organizzazione del percorso di studi che rimanda la Fisica al secondo semestre del primo anno – dove i laureati in corso risultano essere il 36% del totale e quelli un anno fuori sono la metà.
“Nel tempo ci siamo resi conto che esistono due tipologie di studenti: quelli che hanno le idee chiare e scelgono percorsi fortemente caratterizzati, fra cui Ingegneria Aerospaziale, e quelli che non sanno ancora cosa vorrebbero fare in seguito e si iscrivono a percorsi più generalisti, seppur ingegneristici. Gli studenti del primo gruppo ottengono anche risultati migliori alle prove OFA”, aggiunge il professore, il quale non dimentica di sottolineare che i test di valutazione rappresentano solo un’indicazione, ciò su cui si deve indurre gli studenti a riflettere è la capacità di lavoro necessaria ad affrontare l’università. “Per questo, tutta la Scuola di Ingegneria si sta impegnando per anticipare il test di valutazione in rete, affinché le scuole possano finalizzare la formazione. Se ai ragazzi per cinque anni è stato chiesto pochissimo, difficilmente i tassi di abbandono potranno migliorare”. Inoltre, a supporto degli studenti in difficoltà, la Scuola sta predisponendo dei corsi di recupero in Analisi e Fisica affidati ai dottorandi.
L’ultima novità per il prossimo anno riguarda gli studenti della Laurea Magistrale i quali, a partire dal prossimo anno, potranno usufruire di un percorso trasversale agli attuali indirizzi identificati con le etichette Velivoli, Fluidodinamica, Spazio e Sistemi, i cui corsi dell’ultimo anno saranno erogati completamente in lingua inglese e che prevede un tirocinio finale all’estero. Una proposta che vede la sostanziale piena approvazione dei ragazzi registrata tramite un sondaggio interno.
Simona Pasquale
Nel triennio compreso fra il 2011 e il 2013 si sono immatricolati presso questo Corso quasi settecento studenti (rispettivamente duecentododici nell’anno accademico 2011/2012, duecentoventi in quello 2012/2013 e duecentosessantuno nel 2013/2014). In questo intervallo di tempo, gli abbandoni al primo anno sono passati dal 35% del 2012, in linea con la media della Scuola di Ingegneria (nel 2009 erano stati il 44% su un campione di 239 immatricolati), al 20% del 2013, con un 40% di studenti che si iscrive al secondo anno avendo superato almeno 41 crediti.
“I numeri dipendono un po’ anche dalle annate e non sono sempre esattamente gli stessi ma, nel complesso, le percentuali degli abbandoni e dei trasferimenti coincidono con quelle dei ragazzi che conseguono il debito formativo alle prove di valutazione. Statisticamente, sei mesi non bastano a superare le carenze che ci si porta dietro da un liceo fatto male”, aggiunge Cardone.
Interessanti, in termini di impostazione didattica, le percentuali di laurea fornite dal Consorzio Alma Laurea. Stando alle statistiche del 2013, il 53% dei laureati in Ingegneria Aerospaziale ha conseguito il titolo nei tempi previsti, il 32% con un anno di ritardo ed il 12% circa due anni fuori corso. Dati in linea con l’analogo Corso di Studi de ‘La Sapienza’ e invertiti rispetto ai risultati registrati presso il Corso di Laurea in Ingegneria Chimica della Federico II – preso ad esempio perché di classe omologa, con un numero di iscritti confrontabile ed un’organizzazione del percorso di studi che rimanda la Fisica al secondo semestre del primo anno – dove i laureati in corso risultano essere il 36% del totale e quelli un anno fuori sono la metà.
“Nel tempo ci siamo resi conto che esistono due tipologie di studenti: quelli che hanno le idee chiare e scelgono percorsi fortemente caratterizzati, fra cui Ingegneria Aerospaziale, e quelli che non sanno ancora cosa vorrebbero fare in seguito e si iscrivono a percorsi più generalisti, seppur ingegneristici. Gli studenti del primo gruppo ottengono anche risultati migliori alle prove OFA”, aggiunge il professore, il quale non dimentica di sottolineare che i test di valutazione rappresentano solo un’indicazione, ciò su cui si deve indurre gli studenti a riflettere è la capacità di lavoro necessaria ad affrontare l’università. “Per questo, tutta la Scuola di Ingegneria si sta impegnando per anticipare il test di valutazione in rete, affinché le scuole possano finalizzare la formazione. Se ai ragazzi per cinque anni è stato chiesto pochissimo, difficilmente i tassi di abbandono potranno migliorare”. Inoltre, a supporto degli studenti in difficoltà, la Scuola sta predisponendo dei corsi di recupero in Analisi e Fisica affidati ai dottorandi.
L’ultima novità per il prossimo anno riguarda gli studenti della Laurea Magistrale i quali, a partire dal prossimo anno, potranno usufruire di un percorso trasversale agli attuali indirizzi identificati con le etichette Velivoli, Fluidodinamica, Spazio e Sistemi, i cui corsi dell’ultimo anno saranno erogati completamente in lingua inglese e che prevede un tirocinio finale all’estero. Una proposta che vede la sostanziale piena approvazione dei ragazzi registrata tramite un sondaggio interno.
Simona Pasquale