Una stampante tridimensionale che disegnerà il cibo a partire da capsule liofilizzate ed un nano satellite con telecamera incorporata che sarà in grado di scattare foto al satellite madre durante le missioni spaziali. Sono i due progetti che si sono classificati al primo ed al secondo posto nella classifica napoletana della International Space Apps Challenge, la manifestazione che si è svolta quest’anno in contemporanea in 138 città e che ha selezionato i gruppi che si confronteranno poi nella fase finale.
La competizione si è svolta sabato 11 e domenica 12 aprile. Per 48 ore, sette squadre di studenti ed appassionati di scienze e tecnologie si sono impegnati alla ricerca di soluzioni innovative a problemi proposti dalla Nasa.
La squadra prima classificata è composta da Alessandra Schiavone, Sara Gaglione, Pasquale Antonio Pirozzi, Francesco Pomponio (tutti iscritti al secondo anno della Laurea Magistrale in Ingegneria Aerospaziale della Federico II), Antonio Candela (tecnico informatico e sviluppatore di software), Rami Gunaratne (frequenta la Laurea Triennale in Ingegneria Aerospaziale presso l’Ateneo federiciano).
“Ci siamo incontrati e conosciuti – racconta Alessandra Schiavone – la mattina dell’undici aprile nella sede di Ingegneria di via Nuova Agnano, dove eravamo andati appunto per collegarci al sito dell’International Space Apps Challenge e partecipare alla competizione. La gara offriva la possibilità di scegliere nell’ambito di alcune grandi categorie tra 120 problemi proposti. Il nostro verteva sulla progettazione di una stampante tridimensionale per il cibo degli astronauti impegnati nelle missioni spaziali”. Questione estremamente complessa e di notevole importanza per vari motivi. Il primo di natura strettamente economica. “Si pensi – spiega la studentessa – che attualmente è necessario inviare da terra, ogni tre mesi, un razzo carico di rifornimenti alimentari alla Stazione Spaziale Internazionale. Ogni chilogrammo di cibo spedito in orbita costa 20 mila euro. In media, la Stazione ospita sei astronauti e ciascuno di essi consuma un chilogrammo di cibo al giorno. Facile calcolare l’impatto economico che tutto ciò determina”. Non meno significativa la questione che riguarda la salute ed il benessere degli astronauti. “Devono alimentarsi correttamente – ricorda Schiavone – perché in orbita tendono a soffrire di stipsi. Devono inoltre nutrirsi con qualcosa che ricordi quanto più è possibile il cibo della terra, perché questo li aiuta a star bene anche dal punto di vista mentale”.
Le più recenti tecnologie consentono, oggi, di affrontare e risolvere, almeno in parte, queste necessità. “L’idea di stampare il cibo – prosegue – può sembrare bizzarra, ma risponde perfettamente alle esigenze alle quali accennavo prima. La stampante che abbiamo progettato funzionerà con cartucce di cellulosa contenenti cibo liofilizzato. A partire da esse, utilizzando un computer collegato alla stampante, gli astronauti avranno l’opportunità di fabbricarsi lasagne, hamburger e, perché no, una fetta di tiramisù”.
I vincitori si preparano adesso alla seconda fase della competizione, ai mondiali nei quali saranno impeagnate tutte le squadre che si sono aggiudicate le competizioni locali. Saranno giudicati da una commissione tecnica della Nasa. “La sfida sarà ancora più impegnativa – dice Schiavone – ma contiamo di ottenere un buon risultato. Al di là dell’esito finale, poi, ci piacerebbe che il nostro progetto possa essere concretizzato e messo in produzione. Stiamo valutando la possibilità, per questo motivo, di avviare una start up”. Nel frattempo, i vincitori si godono la popolarità e traggono un primo bilancio della loro esperienza: “Abbiamo imparato a lavorare in gruppo e a confrontarci su problemi concreti con persone che non conoscevamo. Abbiamo fatto esperienza dell’importanza dello scambio di nozioni e di competenze”.
Seconda classificata nella graduatoria napoletana ed anch’essa pronta alla sfida mondiale è la squadra che ha progettato il nano satellite. Ne fanno parte Davide Candela, Stefania Sorrentino, Salvatore Sarno (tutti giovani laureati in Ingegneria Aerospaziale), Antonio Caiazzo (in collegamento via Skype da Brema) e Giovanni Nardone. Gli ultimi due sono studenti. “Abbiamo progettato – racconta l’ingegnere Candela – un nano satellite che scatti i selfie al satellite madre. Sarà utile a monitorare le fasi dell’attività operativa della struttura principale. Il nano satellite è un cubo di 25 centimetri di lato e del peso di circa 5 chilogrammi. Abbiamo pensato ad una struttura reticolare alimentata dai pannelli solari, che garantiranno al nano satellite l’autonomia energetica per funzionare”. Anche il bilancio di Candela e dei suoi colleghi è molto positivo. “Partecipare ad una competizione internazionale di tale livello – commenta il giovane ingegnere – è una esperienza unica. È entusiasmante perché abitua a mettere in pratica tutto ciò che si è studiato”.
Napoli è entrata a far parte dell’evento promosso dalla Nasa grazie all’iniziativa di un giovane ingegnere indiano, Chandrakanta Ojha, studente di dottorato all’Università La Sapienza di Roma ed assegnista di ricerca dell’IREA – CNR, organizzatore dell’evento partenopeo con la Federico II. Il dottorando ha vinto nel 2013 una precedente edizione, che si era svolta a Roma. Preziosa, ai fini dello svolgimento della competizione a Napoli, la collaborazione del prof. Francesco Marulo, docente di Ingegneria Aerospaziale alla Federico II.
Fabrizio Geremicca
La competizione si è svolta sabato 11 e domenica 12 aprile. Per 48 ore, sette squadre di studenti ed appassionati di scienze e tecnologie si sono impegnati alla ricerca di soluzioni innovative a problemi proposti dalla Nasa.
La squadra prima classificata è composta da Alessandra Schiavone, Sara Gaglione, Pasquale Antonio Pirozzi, Francesco Pomponio (tutti iscritti al secondo anno della Laurea Magistrale in Ingegneria Aerospaziale della Federico II), Antonio Candela (tecnico informatico e sviluppatore di software), Rami Gunaratne (frequenta la Laurea Triennale in Ingegneria Aerospaziale presso l’Ateneo federiciano).
“Ci siamo incontrati e conosciuti – racconta Alessandra Schiavone – la mattina dell’undici aprile nella sede di Ingegneria di via Nuova Agnano, dove eravamo andati appunto per collegarci al sito dell’International Space Apps Challenge e partecipare alla competizione. La gara offriva la possibilità di scegliere nell’ambito di alcune grandi categorie tra 120 problemi proposti. Il nostro verteva sulla progettazione di una stampante tridimensionale per il cibo degli astronauti impegnati nelle missioni spaziali”. Questione estremamente complessa e di notevole importanza per vari motivi. Il primo di natura strettamente economica. “Si pensi – spiega la studentessa – che attualmente è necessario inviare da terra, ogni tre mesi, un razzo carico di rifornimenti alimentari alla Stazione Spaziale Internazionale. Ogni chilogrammo di cibo spedito in orbita costa 20 mila euro. In media, la Stazione ospita sei astronauti e ciascuno di essi consuma un chilogrammo di cibo al giorno. Facile calcolare l’impatto economico che tutto ciò determina”. Non meno significativa la questione che riguarda la salute ed il benessere degli astronauti. “Devono alimentarsi correttamente – ricorda Schiavone – perché in orbita tendono a soffrire di stipsi. Devono inoltre nutrirsi con qualcosa che ricordi quanto più è possibile il cibo della terra, perché questo li aiuta a star bene anche dal punto di vista mentale”.
Le più recenti tecnologie consentono, oggi, di affrontare e risolvere, almeno in parte, queste necessità. “L’idea di stampare il cibo – prosegue – può sembrare bizzarra, ma risponde perfettamente alle esigenze alle quali accennavo prima. La stampante che abbiamo progettato funzionerà con cartucce di cellulosa contenenti cibo liofilizzato. A partire da esse, utilizzando un computer collegato alla stampante, gli astronauti avranno l’opportunità di fabbricarsi lasagne, hamburger e, perché no, una fetta di tiramisù”.
I vincitori si preparano adesso alla seconda fase della competizione, ai mondiali nei quali saranno impeagnate tutte le squadre che si sono aggiudicate le competizioni locali. Saranno giudicati da una commissione tecnica della Nasa. “La sfida sarà ancora più impegnativa – dice Schiavone – ma contiamo di ottenere un buon risultato. Al di là dell’esito finale, poi, ci piacerebbe che il nostro progetto possa essere concretizzato e messo in produzione. Stiamo valutando la possibilità, per questo motivo, di avviare una start up”. Nel frattempo, i vincitori si godono la popolarità e traggono un primo bilancio della loro esperienza: “Abbiamo imparato a lavorare in gruppo e a confrontarci su problemi concreti con persone che non conoscevamo. Abbiamo fatto esperienza dell’importanza dello scambio di nozioni e di competenze”.
Seconda classificata nella graduatoria napoletana ed anch’essa pronta alla sfida mondiale è la squadra che ha progettato il nano satellite. Ne fanno parte Davide Candela, Stefania Sorrentino, Salvatore Sarno (tutti giovani laureati in Ingegneria Aerospaziale), Antonio Caiazzo (in collegamento via Skype da Brema) e Giovanni Nardone. Gli ultimi due sono studenti. “Abbiamo progettato – racconta l’ingegnere Candela – un nano satellite che scatti i selfie al satellite madre. Sarà utile a monitorare le fasi dell’attività operativa della struttura principale. Il nano satellite è un cubo di 25 centimetri di lato e del peso di circa 5 chilogrammi. Abbiamo pensato ad una struttura reticolare alimentata dai pannelli solari, che garantiranno al nano satellite l’autonomia energetica per funzionare”. Anche il bilancio di Candela e dei suoi colleghi è molto positivo. “Partecipare ad una competizione internazionale di tale livello – commenta il giovane ingegnere – è una esperienza unica. È entusiasmante perché abitua a mettere in pratica tutto ciò che si è studiato”.
Napoli è entrata a far parte dell’evento promosso dalla Nasa grazie all’iniziativa di un giovane ingegnere indiano, Chandrakanta Ojha, studente di dottorato all’Università La Sapienza di Roma ed assegnista di ricerca dell’IREA – CNR, organizzatore dell’evento partenopeo con la Federico II. Il dottorando ha vinto nel 2013 una precedente edizione, che si era svolta a Roma. Preziosa, ai fini dello svolgimento della competizione a Napoli, la collaborazione del prof. Francesco Marulo, docente di Ingegneria Aerospaziale alla Federico II.
Fabrizio Geremicca