750 euro al mese per studiare a Napoli

Sono almeno 10.000 (su circa 45 mila totali) le ragazze ed i ragazzi di altre città e province che prendono casa a Napoli, per seguire i corsi all’Università. Capita di vederli mentre consultano annunci ed avvisi di abitazioni, sui giornali specializzati o, più spesso, sui muri e sui telefoni pubblici, dove sono appiccicati col nastro adesivo trasparente foglietti volanti con le indicazioni degli appartamenti e dei prezzi. Tra l’affitto della stanza, le spese per il vitto, per i trasporti e per i libri di testo, ragazze e ragazzi che vengono a  studiare in città costano alle rispettive famiglie almeno 700, 750 euro ogni trenta giorni. 
Casa
E’ sicuramente la voce di costo che più influisce sul bilancio mensile di uno studente fuorisede, come  emerge da una indagine su un campione di un centinaio di ragazze e ragazzi, realizzata dall’Unione degli Universitari. “I prezzi variano sensibilmente secondo le zone”, premette Andrea Genovese, dell’Udu. “Per una stanza singola, l’affitto parte dai 120-130 euro in periferia, a Soccavo e a Pianura”, prosegue. “Più complessa la situazione a Fuorigrotta, dove il concentrarsi di importanti facoltà (Economia, Scienze), grazie all’apertura del nuovo complesso di Monte Sant’Angelo, ha determinato, negli ultimi anni, un fortissimo aumento dei prezzi (quantificabile nella misura del 20%). Nei palazzi signorili dei “boulevard” (viale Augusto, via Giulio Cesare, via Leopardi) si arriva anche a 200 euro per una stanza doppia e 250 euro per la singola. Prezzi più economici, invece, a via Diocleziano, via Consalvo, via Terracina (150 euro per una doppia)”.
Gli studenti dell’area medica preferiscono prendere casa nella zona collinare, più vicina al Policlinico Nuovo. “Al Vomero e all’Arenella, la base è di 200 euro per un posto letto in doppia; 270 per una singola”, racconta l’indagine promossa dall’Udu e conferma un rapido sguardo agli annunci di Fieracittà e di Bric a Brac, le bibbie del fuori sede che cerca un tetto.
Il centro storico continua ad essere frequentato soprattutto dagli studenti di Orientale, Parthenope, del polo umanistico della Federico II e da chi si trasferisce a Napoli per frequentare i corsi al Suor Orsola Benincasa. “Una doppia in questa zona costa non meno di 150 euro”, riferisce Genovese. “Per una singola si parte dai 220”. Arrivando, peraltro, con estrema facilità a cifre ancora più alte. Qualche esempio, recente: un signore chiede 340 euro per una singola al Corso Vittorio Emanuele, in un appartamento abitato da altre 2 persone. Una professoressa in pensione pretende 280 euro per locare una singola in via Concezione a Montecalvario, lungo la strada che dalla Rinascente s’inerpica fin dentro i Quartieri Spagnoli: quarto piano senza ascensore, in un appartamento con altre 4 persone. Stanze care, dunque, e situazioni abitative spesso fatiscenti: impianti elettrici al di fuori delle norme di sicurezza, condizioni igienico-sanitarie poco dignitose, sovraffollamento. “Mi è capitato di fare visita ad un amico in un appartamento di studenti in via Duomo”, racconta, per esempio, Fabio Santoro, responsabile della Sinistra giovanile, già rappresentante nell’Azienda per il diritto allo studio della Federico II ed ora all’Università Parthenope. “Originariamente la casa era di 3 stanze, ma il proprietario, alzando mura di cartongesso, ne ha ricavate 9, che affitta agli studenti. Tutti ammassati, tra doppie e singole, con un unico bagno”.    
Rigorosamente a nero, ovviamente: il contratto di locazione è infatti mera utopia. Raccontano i ragazzi dell’Udu: “A febbraio 2003 il Comune di Napoli avviò una indagine conoscitiva. Ebbene, a fronte delle decine di migliaia di richieste di borse di studio per fuorisede, risultavano solo 450 contratti di locazione registrati. E’ una situazione che, oltre a danneggiare gli studenti, causa evasione fiscale”. Una realtà ben nota, per esempio, a Pierino Di Silverio, che si è trasferito a Napoli per frequentare Medicina ed è stato anche rappresentante in consiglio di facoltà per la Confederazione degli Studenti. Riflette: “Napoli, pur essendo una città universitaria, non ha una politica dell’accoglienza, per le ragazze ed i ragazzi che si trasferiscono in città per motivi di studio. Le case sono generalmente fatiscenti e care e l’orientamento è affidato alla buona volontà delle associazioni studentesche. Una realtà che vivono anche i ragazzi europei i quali arrivano a Napoli per l’Erasmus. Servirebbero strutture universitarie delegate a facilitare l’incontro tra chi offre e chi cerca casa e a garantire la qualità del servizio”.   
La mancanza del contratto rende più complicato ricorrere in giudizio contro abusi e vessazioni. Capita perfino che lo studente non conosca nemmeno il proprietario, che per la locazione a nero si affida a strane e non meglio definite figure di intermediari. E’ il caso, per esempio, di alcuni appartamenti in via Sedile di Porto, gestiti da un parcheggiatore abusivo della zona, non è dato sapere a nome di chi. 
Senza contratto, inoltre, lo studente non può richiedere la borsa di studio da “fuorisede” (per un importo di 4.200 euro), più sostanziosa di circa 2000 euro, rispetto a quella da pendolare (2.320 euro). Negli ultimi anni l’ente per il diritto allo studio, prendendo atto della situazione di illegalità diffusa, si è limitato peraltro a pretendere solo l’esibizione delle bollette delle utenze pagate dal fuori sede.
I contratti
agevolati, questi
sconosciuti
Per contrastare il fenomeno dell’illegalità e dell’evasione fiscale,  associazioni degli inquilini e gruppi studenteschi avevano pensato, qualche anno fa, di introdurre anche a Napoli una particolare forma di contratto, destinato appunto agli studenti. Lo strumento, però, non è decollato. Prevedeva la possibilità di fittare anche singole stanze e per brevi periodi e di cedere la stanza ad un altro studente, pro tempore. Garantiva, inoltre, prezzi calmierati. E’ fallito. Tra i motivi, certamente l’assoluta mancanza di controlli sugli alloggi in nero, per cui, ancora oggi, chi fitta senza contratto ha la quasi certezza di farla franca. “Forse, però, ha influito negativamente anche il fatto che non sono stati previsti adeguati sgravi ed incentivi per i proprietari”, riflette Santoro. “In altre città ci sono e il contratto per studenti funziona”. 
Le residenze
universitarie:
pochi posti per
tanti studenti
La mancanza di posti letto nelle residenze universitarie contribuisce a far lievitare i prezzi delle stanze singole e doppie destinate agli universitari. Le case dello studente  per gli iscritti alla Federico II sono 2 – la Paolella e la De Amicis – e garantiscono circa 200 posti. Un’altra residenza, nel quartiere  Montecalvario, è stata inaugurata lo scorso anno e accoglie meno di un centinaio di studenti del Suor Orsola. Resta ancora da realizzare gran parte del piano di edilizia universitaria approvato ormai alcuni anni fa dalla Regione Campania. Prevedeva la realizzazione, entro il 2004, di 4200 posti letto in tutta la regione, dei quali 1920 a Napoli (proposta dagli allora Assessori Nicolais e Di Lello). Per fare un paragone, a Padova, un’altra città universitaria, i posti letto offerti dalle residenze sono 1000, a Torino 500, a Palermo quasi 1000.
Spese Varie
Agli esborsi per l’affitto, bisogna aggiungere una media di 40 – 50 euro mensili per luce, acqua, gas e condominio.
Vitto
Protesta Genovese: “La chiusura delle mense universitarie ha determinato un ulteriore aggravio di costi per i fuorisede. Alla Federico II, si va avanti con il sistema dei ristoranti convenzionati. Un meccanismo di fatto anti-economico, che non riesce poi ad assicurare nemmeno una dignitosa copertura: il numero di pasti giornaliero erogato è molto limitato”. Negli anni scorsi alcuni controlli hanno evidenziato truffe ai danni dell’Edisu, da parte di alcuni ristoratori, complici taluni studenti. Funzionava così: lo studente lasciava la tessera magnetica personale al gestore, che la strisciava più volte nella macchina che registrava i pasti erogati, che la Regione avrebbe dovuto pagare. Risultava, dunque, che il ristoratore avesse fornito agli studenti pranzi e cene in numero superiore alla realtà. In cambio elargiva qualche cestino non dovuto,  provviste da mettere in frigo e, in alcuni casi, anche somme di danaro. Il sistema sarebbe ancora in uso, racconta chi frequenta le case dei fuorisede, in qualche ristorante del centro cittadino, dove mangiano ragazze e ragazzi di uno degli atenei partenopei.
Nel frattempo, hanno chiuso praticamente tutte le mense universitarie cittadine, gestite direttamente dalle aziende per il diritto allo studio. Ultima quella dell’Orientale, non si sa per quanto, causa infiltrazioni d’acqua. Il pasto completo costava 2.50 euro. La qualità, riferisce chi la frequentava, era discreta. 
Chi non mangia a mensa o nei ristoranti convenzionati spende 160 euro, secondo l’Udu. Di più, obietta Simone Truocchio, uno studente siciliano della Parthenope: “Cinque euro al giorno, per pranzo, cena e colazione, non bastano. Se non rinuncio alla frutta e ad un secondo spendo tra gli otto e i 10 euro al giorno. In un mese se ne vanno circa 300 euro, per mangiare”.  
Trasporti
35 euro mensili per l’abbonamento UnicoNapoli, con la possibilità, tuttavia, di fruire anche dell’agevolazione annuale per i non residenti (210 euro complessivi).
La voce trasporti non si limita però alla sola domanda di mobilità interna al territorio cittadino. “Per un fuorisede, c’è da conteggiare anche la necessità di far ritorno, periodicamente, nel proprio luogo d’origine, servendosi di autobus o treni”, riflettono quelli dell’Udu. Chi abita in Campania generalmente torna  a casa ogni settimana:  6 viaggi al mese, il cui costo dipende dalla distanza da percorrere.
Per queste ragazze e ragazzi la spesa media mensile per la mobilità si aggira sui 60 euro. Diversa la situazione di chi abita in altre regioni: abruzzesi, siciliani, calabresi, lucani. 
Cultura e
Tempo libero
Dalla indagine condotta, dall’Udu, emerge, per queste voci di spesa, una media di 60 euro mensili. Cinema, soprattutto. Tra le sale più frequentate dagli studenti fuori sede ci sono l’Astra (adesso è chiusa per lavori) e l’Adriano, dove il lunedì proiettano i film in seconda visione a poco più di 3 euro, ed il Modernissimo, con sconti il giovedì per gli universitari. Sono tantissimi, però, le ragazze ed i ragazzi che escono molto poco, la sera, vuoi per le ristrettezze economiche, vuoi perché  hanno timore a rientrare tardi a casa, vivendo in quartieri dove furti e rapine sono piuttosto frequenti. Bartolomeo Ruggiero, un tranquillo ragazzo di un piccolo centro del Cilento, ha frequentato l’università a Napoli, ma non conserva un buon ricordo della città. “Non mi sono mai trovato a  mio agio, per il caos e il degrado. Dopo la laurea sono stato per periodi anche piuttosto lunghi altrove: Pisa, Roma. Mi sono sempre adattato bene. A Napoli no, aspettavo il giovedì sera per scappare a casa e, dal lunedì al mercoledì, dopo le otto di sera non uscivo praticamente mai”. Due anni fa, racconta, è incappato in una brutta avventura: una rapina, pistola alla mano, in uno dei vicoli a ridosso di via Foria. Pochi soldi e il cellulare portati via; tanto spavento. 
I luoghi
d’incontro
Tramontata l’epoca di piazza San Domenico e di Piazza del Gesù resiste, in centro storico, il bar Lazzarella, a Calata Trinità Maggiore, come luogo di incontro degli universitari fuori sede. Piazza Bellini piace, ma i prezzi tutt’altro che abbordabili di alcuni dei più famosi caffè della zona scoraggiano chi deve arrivare a fine mese con 500 euro. Chi non rinuncia a ballare, frequenta una piccola discoteca sul lungomare, sede a volte di vere e proprie feste per gli universitari. Tra i teatri, il Nuovo e la Galleria Toledo sicuramente sono quelli dove più spesso capita di incontrare ragazze e ragazzi che vivono a Napoli per motivi di studio. Merito anche dei biglietti scontati.
Sport
I fuori sede lo praticano soprattutto al Cus Napoli, in via Campegna. Comodo per quelli di Ingegneria e di Monte S. Angelo, che in genere prendono casa a Fuorigrotta. Molto meno per chi studia e vive nel centro storico. Alcuni degli universitari ritengono che il Cus offra buone tariffe, altri lamentano, invece, che le stesse non sarebbero poi tanto più economiche, rispetto a quelle di mercato. 
Libri di Testo
E’ un’altra voce di costo rilevante, anche per i fuorisede. Manca un efficiente prestito libri e una diffusa rete di biblioteche sul territorio. Tre o quattro anni fa il collettivo di Giurisprudenza realizzò un’indagine a tappeto, sul costo medio dei testi per esame, che evidenziò come si possa arrivare anche a 150 euro di libri, in facoltà come Medicina e Giurisprudenza, per singola prova. Le risposte dei fuori sede all’inchiesta dell’Udu confermano che il problema esiste. “Ci si arrangia, spesso, con le classiche fotocopie, o con il rodato sistema dello scambio”, confessano i ragazzi.
Fabrizio Geremicca
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