A L’Orientale una cattedra di ‘History and Institutions of the USA’

‘History and Institutions of the USA’: è la nomenclatura del nuovo corso, inaugurato dall’Ateneo nel novembre 2017 e tenuto, a partire dal secondo semestre, dal prof. Matteo Pretelli, docente afferente al Dipartimento di Scienze Umane e Sociali. 43 anni, toscano di nascita, una laurea in Scienze Politiche conseguita presso l’Università di Firenze e seguita dal dottorato in Metodologia della Storia a Trieste, con una costante: la predilezione per la Storia degli Stati Uniti e delle Relazioni Internazionali, arricchita da circa 10 anni di attività didattica e di ricerca in Italia, Germania e Inghilterra, insieme a posizioni ricoperte oltreoceano. Questo il biglietto da visita dello storico americanista, dal maggio scorso ricercatore a tempo determinato di tipo B in Storia dell’America del Nord. Un curriculum multiforme, nutrito da un cospicuo numero di pubblicazioni scientifiche e premi ricevuti, e risultato della volontà di far tesoro delle esperienze all’estero per poi rientrare con un obiettivo: cercare di offrire un contributo allo sviluppo dell’americanistica valorizzando un patrimonio di studi che si può senz’altro considerare parte integrante della storia della cultura italiana. E, sulla base di questo slancio, si colloca il suo approdo nella città partenopea, “una città che è nel mio DNA, visto che mia moglie è campana e mi sono spostato a Napoli”, racconta. “Sono felice di essere a L’Orientale, Università che offre una formazione flessibile articolata in moltissime opportunità a vantaggio dello studente, a patto che questi non rinunci mai a mettersi in discussione”. L’iniziativa di introdurre una cattedra sulla storia statunitense ha radici nell’ambito di un programma finanziato, a partire dal 2016, dall’Ambasciata Americana di Roma e “che prevede oggi l’attivazione di una decina di corsi di Letteratura, Storia e Istituzioni americane in alcune Università italiane”. L’Orientale è stata fra le prime a rispondere all’appello, il che ha portato in seguito all’introduzione dell’insegnamento nell’offerta formativa dell’Ateneo con lo scopo di “ampliare il nucleo degli ‘American Studies’ nel nostro Paese”. In fondo, “se ne avvertiva la mancanza sia in un Dipartimento di Lingue – come Studi Letterari, Linguistici e Comparati – in cui le coordinate storiche sono indispensabili per inquadrare i fenomeni pertinenti, che in un altro – come Scienze Umane e Sociali – dove sono presenti numerosi corsi con approccio internazionalista”. In quanto storico americanista, “nelle mie ricerche mi propongo di indagare i rapporti bilaterali transatlantici e rispondere a una reiterata domanda: in che modo i due Paesi hanno interagito dal punto di vista diplomatico, politico e socio-culturale dall’Ottocento sino ai nostri giorni?”. Le lezioni si tengono chiaramente in inglese, per due ordini di ragioni: “non solo perché l’input è partito dall’Ambasciata americana, ma anche per una necessità più forte di contribuire in questo modo all’internazionalizzazione della didattica: l’inglese, oltre che lingua veicolare, è la lingua per antonomasia della comunicazione accademica”. Del resto, il corso si rivolge a studenti di Lingue e Scienze Politiche, dunque l’inglese non costituisce una barriera alla comprensione, “bensì un arricchimento: gli studenti posseggono un livello d’inglese discreto, sono in grado di seguire e interloquire e non hanno problemi a studiare da materiali non tradotti”. Tuttavia, “talvolta non sono abituati a presentare un argomento in maniera efficace dinanzi a più persone, né ad elaborare per iscritto un paper in lingua. Mancano talvolta le conoscenze per svolgere una ricerca accademica: è questo un problema molto più generale che investe tutta l’Università italiana”. Ma in classe l’atmosfera è rilassata, “gli studenti non devono sentirsi sottoposti a un mio giudizio, ma liberi di condividere il proprio pensiero”. Il format introdotto dal docente a lezione tenta di replicare quello tipico del mondo accademico anglosassone: “un’interazione costante con la classe, a cui propongo la lettura di articoli che stimolino la riflessione condivisa su determinati contenuti”. Inoltre, “ciascuno sceglie un topic di ricerca e in seguito espone la sua relazione di fronte a una platea più ampia, proprio come fa un docente”. In genere, la questione delle relazioni Italia-America stuzzica molto l’interesse dei giovani. In particolare, “nelle lezioni si cerca di dare rilevanza soprattutto agli aspetti relativi al background culturale, per esempio trattiamo lo stereotipo degli Italiani in America, o al quadro socio-politico, analizzando il ruolo delle comunità italo-americane sull’incidenza delle relazioni bilaterali”. Già sul corso impostato sul triennio, ‘Storia dell’America del Nord’, si disseminano i primi spunti per imparare a conoscere l’evoluzione della storia statunitense dal periodo coloniale a oggi, ma aver sostenuto l’esame non è condizione sine qua non per accedere all’insegnamento in inglese. Nel corso Magistrale alcuni momenti appaiono particolarmente focali: “si parte dall’Ottocento, quando gli Stati Uniti hanno sostenuto fortemente la lotta per l’unificazione italiana”. Si forniscono strumenti interpretativi e metodologici per ragionare sulla realtà americana contemporanea e non si prescinde dal dibattito su alcuni fenomeni complessi: “l’americanizzazione in Italia. C’è stata, e in quali forme?”. Un tema a cui si aggiungono altri che rientrano nel campo d’approfondimento della diplomazia culturale: “gli USA impongono la propria cultura dall’alto, attraverso la supremazia politica. In che modo, invece, l’Italia è rappresentata all’estero? E in che modo ha preservato la propria cultura?”. Altri topic interessanti sono quelli riguardanti i flussi delle migrazioni italiane in America, stella fissa nell’ambito delle ricerche del docente e su cui punta molto il corso della Triennale. “Parliamo di minoranze, melting pot, società multiculturali, razza. Concetti che spingono anche a un confronto con altri insegnamenti proposti dall’Ateneo in campo storico e letterario”. 
Sabrina Sabatino
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