Un piccolo gioiello di fibra di carbonio, poggiato su un braccio semovente che lo solleva e lo fa ruotare in maniera leggiadra, nonostante i suoi seicento chilogrammi, pronto a scrutare il cielo combattendo il forte riverbero proveniente dalla città. Inaugurato il 14 ottobre al Dipartimento di Fisica, alla presenza del Rettore e di tutti coloro i quali, a Napoli, si occupano di ricerca e divulgazione delle scienze e dell’astronomia, dedicato alla memoria di Ruggiero De Ritis, fondatore, insieme a Giovanni Platania, del gruppo di Cosmologia Teorica, il telescopio ha uno specchio di mezzo metro e rappresenta il più piccolo strumento professionale disponibile, con pochissimi altri omologhi nel mondo.
“Il telescopio è lo strumento principe per qualunque ricercatore voglia osservare il mondo. Il Dipartimento ha dato subito il proprio sostegno all’iniziativa. Era doveroso nei confronti di De Ritis e speriamo in una ricaduta promozionale per la nostra realtà, nota per essere un po’ chiusa in se stessa”, dice il Direttore del Dipartimento Pasquale Maddalena. “E’ una commemorazione per le persone che ci hanno lasciato ed un modo per recuperare spazi nel rapporto con le scuole”, sottolinea il Preside della Facoltà di Scienze Roberto Pettorino. “A Napoli abbiamo due telescopi, entrambi di punta. Il VST – pensato qui da noi e finanziato grazie all’Istituto Italiano per gli Studi filosofici, il più grande telescopio della sua categoria – e questo, destinato alla ricerca di vertice nel campo della divulgazione e della didattica”, commenta il prof. Massimo Capaccioli. Un ricordo di De Ritis: “vent’anni fa abitavo all’Osservatorio e lui veniva a trovarmi per parlare delle possibilità di far rinascere a Napoli le scienze del cielo che pure avevano avuto, in passato, un buono sviluppo. Sapeva guardare oltre l’ostacolo e ci ha lasciato nel mezzo del guado”, conclude Capaccioli non senza prima aver pubblicamente ringraziato il prof. Adriano Giannola della Fondazione Banco Napoli per aver contributo alla realizzazione del telescopio. Emozionata al ricordo del Maestro, la prof.ssa Ester Piedipalumbo racconta la parabola scientifica di De Ritis: “a metà anni ’70 ha portato a Napoli la giovanissima disciplina della cosmologia con le prime osservazioni sulla Dark Energy, argomento oggetto dell’ultimo premio Nobel. Aveva, inoltre, moltissimi altri interessi: la poesia, l’epistemologia, la filosofia”. Il prof. Giuseppe Longo, ideatore del progetto, parla del lungo iter per l’acquisto e l’installazione del telescopio e delle iniziative che lo riguarderanno. “Lo abbiamo acquistato nel 2009 – ricorda Longo – e l’anno dopo, in tempi record, la Regione Campania, con la collaborazione dell’Ufficio Tecnico di Ateneo, aveva approvato la realizzazione di un piccolo osservatorio, all’interno del complesso di Monte Sant’Angelo, per il quale ci sono progetto e permessi, ma non i fondi. Grazie alla collaborazione della sezione di Pisa dell’INFN, che ci ha messo a disposizione un container, abbiamo potuto installare, finalmente, il telescopio che sarà il fulcro di un nuovo rapporto fra noi e la città, ma anche di un nuovo modo di fare didattica della Fisica”. Il telescopio diventerà, infatti, lo strumento per le attività rivolte agli studenti della Laurea Magistrale in Fisica e della vecchia Laurea Magistrale in Astrofisica, chiusa a causa dei provvedimenti nazionali sui requisiti minimi in termini di iscritti, che si spera di sostituire con un progetto internazionale, ma anche per attività di divulgazione con le scuole.
“Perché una laurea in Astrofisica? – sottolinea Capaccioli – Perché le vocazioni scientifiche sono in calo, ma noi attiriamo coloro che hanno curiosità, molti più di quelli che laureiamo. Si tratta di ragazzi che si iscrivono a Fisica perché attirati dall’universo e poi, strada facendo, scoprono le tante affascinanti branche di questa disciplina”. “Sono orgoglioso di essere qui, come dobbiamo esserlo tutti noi che facciamo parte di questa istituzione. Da tempo sono un sostenitore del sistema universitario regionale per evitare la chiusura di Corsi di Laurea, ma se questo non dovesse essere possibile, o non dovesse bastare, sono favorevole a qualunque progetto di internazionalizzazione. Un economista non è un ragioniere. Non ci sono solo i soldi, ma tante cose danno valore”, commenta il Rettore Massimo Marrelli.
“Il telescopio è lo strumento principe per qualunque ricercatore voglia osservare il mondo. Il Dipartimento ha dato subito il proprio sostegno all’iniziativa. Era doveroso nei confronti di De Ritis e speriamo in una ricaduta promozionale per la nostra realtà, nota per essere un po’ chiusa in se stessa”, dice il Direttore del Dipartimento Pasquale Maddalena. “E’ una commemorazione per le persone che ci hanno lasciato ed un modo per recuperare spazi nel rapporto con le scuole”, sottolinea il Preside della Facoltà di Scienze Roberto Pettorino. “A Napoli abbiamo due telescopi, entrambi di punta. Il VST – pensato qui da noi e finanziato grazie all’Istituto Italiano per gli Studi filosofici, il più grande telescopio della sua categoria – e questo, destinato alla ricerca di vertice nel campo della divulgazione e della didattica”, commenta il prof. Massimo Capaccioli. Un ricordo di De Ritis: “vent’anni fa abitavo all’Osservatorio e lui veniva a trovarmi per parlare delle possibilità di far rinascere a Napoli le scienze del cielo che pure avevano avuto, in passato, un buono sviluppo. Sapeva guardare oltre l’ostacolo e ci ha lasciato nel mezzo del guado”, conclude Capaccioli non senza prima aver pubblicamente ringraziato il prof. Adriano Giannola della Fondazione Banco Napoli per aver contributo alla realizzazione del telescopio. Emozionata al ricordo del Maestro, la prof.ssa Ester Piedipalumbo racconta la parabola scientifica di De Ritis: “a metà anni ’70 ha portato a Napoli la giovanissima disciplina della cosmologia con le prime osservazioni sulla Dark Energy, argomento oggetto dell’ultimo premio Nobel. Aveva, inoltre, moltissimi altri interessi: la poesia, l’epistemologia, la filosofia”. Il prof. Giuseppe Longo, ideatore del progetto, parla del lungo iter per l’acquisto e l’installazione del telescopio e delle iniziative che lo riguarderanno. “Lo abbiamo acquistato nel 2009 – ricorda Longo – e l’anno dopo, in tempi record, la Regione Campania, con la collaborazione dell’Ufficio Tecnico di Ateneo, aveva approvato la realizzazione di un piccolo osservatorio, all’interno del complesso di Monte Sant’Angelo, per il quale ci sono progetto e permessi, ma non i fondi. Grazie alla collaborazione della sezione di Pisa dell’INFN, che ci ha messo a disposizione un container, abbiamo potuto installare, finalmente, il telescopio che sarà il fulcro di un nuovo rapporto fra noi e la città, ma anche di un nuovo modo di fare didattica della Fisica”. Il telescopio diventerà, infatti, lo strumento per le attività rivolte agli studenti della Laurea Magistrale in Fisica e della vecchia Laurea Magistrale in Astrofisica, chiusa a causa dei provvedimenti nazionali sui requisiti minimi in termini di iscritti, che si spera di sostituire con un progetto internazionale, ma anche per attività di divulgazione con le scuole.
“Perché una laurea in Astrofisica? – sottolinea Capaccioli – Perché le vocazioni scientifiche sono in calo, ma noi attiriamo coloro che hanno curiosità, molti più di quelli che laureiamo. Si tratta di ragazzi che si iscrivono a Fisica perché attirati dall’universo e poi, strada facendo, scoprono le tante affascinanti branche di questa disciplina”. “Sono orgoglioso di essere qui, come dobbiamo esserlo tutti noi che facciamo parte di questa istituzione. Da tempo sono un sostenitore del sistema universitario regionale per evitare la chiusura di Corsi di Laurea, ma se questo non dovesse essere possibile, o non dovesse bastare, sono favorevole a qualunque progetto di internazionalizzazione. Un economista non è un ragioniere. Non ci sono solo i soldi, ma tante cose danno valore”, commenta il Rettore Massimo Marrelli.