A quando i lavori in Via Claudio?

Interviste agli studenti di Ingegneria in un periodo relativamente tranquillo dedicato alle lezioni. Laboratori, migliore organizzazione didattica, strutture e riforma universitaria, sono gli argomenti al centro delle conversazioni. Gianluca Di Matteo è al secondo anno di Ingegneria Civile. “Non sono completamente d’accordo con la riforma universitaria, perché non ha risolto i problemi legati ai tempi di laurea. Il carico di lavoro che dobbiamo affrontare ogni semestre è molto impegnativo ed anche persone meglio preparate e più veloci di me hanno difficoltà”. A lui piacerebbe frequentare “qualche laboratorio in più perché nel post-laurea lavoreremo su cose materiali”. Gianluca ritiene grave che, a causa dei lavori (“li avrebbero potuti fare in periodi diversi”), non siano disponibili aule studio e indica il tavolo nell’atrio dell’edificio di Piazzale Tecchio dove studia. All’altro capo c’è la sua collega Marianna Formisano che commenta: “il posto in cui ci troviamo è esplicativo. A causa dei lavori, hanno adibito a biblioteca un locale molto più piccolo di quella reale, ma noi abbiamo orari continui, con lezioni mattina e pomeriggio, tutti i giorni. Se c’è un buco fra due lezioni ci adattiamo dove capita ma le aule studio sono sempre affollatissime e nei corridoi c’è confusione”. Intorno imperversa il rumore dei trapani. Anche Matteo Del Castello, iscritto ad Ingegneria dell’Automazione, vorrebbe più laboratori: “gioverebbe molto svolgere delle attività di laboratorio più realistiche e meno scolastiche”. Maria Rosaria Costigliola e Angela Lucia De Filippo, due studentesse di Ingegneria Gestionale, iscritte al secondo anno fuori corso dell’ordinamento precedente, il 509, ritengono che la Facoltà sia ben organizzata ma bocciano la riforma. “Trenta esami in tre anni sono troppi. Mi mancano solo due esami e poi voglio proseguire con la Laurea Magistrale. Credo che dopo, però, la situazione sarà simile anche se hanno accorpato più esami”, dice Maria Rosaria. “Sono un po’ preoccupata perché frequenterò la Magistrale con un altro ordinamento”, sottolinea Angela Lucia. Molto critica nei confronti della riforma che ha introdotto il doppio ciclo è anche Federica Verde, studentessa di Ingegneria Spaziale: “dobbiamo sostenere trenta esami in tre anni, fino ad ora ne ho superati la metà ma è molto difficile mantenere la media alta, un aspetto del quale non hanno tenuto alcun conto”. Francesco Mazza è uno studente lavoratore laureando triennale in Ingegneria Meccanica: “non devo più seguire corsi, mi mancano solo alcuni esami e riesco a conciliare lo studio con il lavoro. Ho scelto questo indirizzo perché era uno di quelli maggiormente spendibili dal punto di vista lavorativo ed in effetti ne sono una prova vivente”. Anche lui promuove l’organizzazione della Facoltà ma sottolinea la mancanza di spazi per studiare e vive con disagio i lavori (“la biblioteca è stata spostata in un locale provvisorio troppo angusto”).   Gianluca era iscritto ad Ingegneria Meccanica ma dopo un’esperienza  lavorativa nel settore navale ha deciso di passare a questo Corso di Laurea. “Il mio unico appunto è sulle finestre d’esame. Consentire a chi è in regola di sostenere gli esami nei periodi in cui sono in corso le lezioni non sarebbe male”, dice. 
Marina Mele, iscritta al terzo anno di Ingegneria Spaziale, è molto contenta dei suoi docenti. L’unica pecca che segnala: “la carenza di strutture. Nel corso dell’anno, per seguire i corsi, ci spostiamo continuamente da un edificio all’altro. La sede di Piazzale Tecchio sta migliorando, le aule stanno venendo veramente bene. Chissà quando anche la sede di Via Claudio sarà ristrutturata! In alcune aule non ci sono pannelli sul soffitto e i tubi sono allo scoperto”. In effetti, nonostante i disagi, i lavori di ristrutturazione stanno lentamente cambiando il volto di Piazzale Tecchio, mentre l’altra sede storica della Facoltà, quella di Via Claudio, in attesa di analoghi interventi, resta ancora carente di molti servizi importanti. Li elencano gli studenti che vi trascorrono abitualmente il proprio tempo. “La situazione è tragica. Siamo troppi e mancano spazi per studiare”, afferma Maurizio Palombo, secondo anno fuori corso di Ingegneria Informatica, che ha un desiderio: “mi piacerebbe vivere di più l’università. I primi tempi seguivo ad Agnano, lì c’era la possibilità di socializzare. Ora, invece, veniamo a studiare e basta”. Sul degrado di via Claudio si sofferma anche   Francesco Spagnolo, matricola ad Ingegneria Navale, “c’è poca luce e la lavagna non si vede da tutti i punti dell’aula. Il primo semestre ho seguito nella sede di Agnano che è più confortevole, anche se piove all’interno come a Monte Sant’Angelo”. Andrea Pititto, studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni, fa notare: “per noi uomini, in un edificio di quattro piani, c’è un solo bagno, per giunta senza finestre. Anche la pulizia complessiva degli spazi lascia molto a desiderare, ma è anche colpa degli studenti”. “I bagni per le ragazze non hanno nemmeno le maniglie alle porte e quelli del sottoscala sono in condizioni pietose – aggiunge la sua collega Claudia Atteo – In termini di aule studio e biblioteche la situazione migliore è ad Agnano. A Via Claudio la biblioteca è abbastanza grande, ma nelle aule studio mancano le sedie e la possibilità di accedere ad internet, c’è una rete, però devi avere un tuo dispositivo perché non ci sono computer pubblici”. Fabio Seta, studente di Ingegneria Meccanica, non sembra particolarmente toccato dall’argomento: “È chiaro che da una Facoltà universitaria ci si aspetterebbero postazioni informatiche a disposizione di tutti, ma non ci lamentiamo. La pulizia non è mai stata eccezionale, ma questo è uno spazio pubblico. Diciamo la verità, a Napoli ci siamo abituati”.
Simona Pasquale
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