A Scienze Biotecnologiche si comincia con una settimana introduttiva al percorso di studi

Le aspiranti matricole della Facoltà di Scienze Biotecnologiche che hanno superato il test di accesso il 10 settembre hanno tempo sino al 28 settembre per accettare il proprio posto in graduatoria collegandosi alla sezione Immatricolazioni-Corsi a Numero programmato del sito dell’Ateneo e pagare i bollettini scaricati dallo stesso sito. 
Il primo anno di entrambi i Corsi di Laurea in Biotecnologie per la Salute e Biotecnologie Biomolecolari e Industriali inizierà con una settimana di Introduzione alle Biotecnologie per proseguire con le lezioni di Biologia, Matematica ed elementi di Statistica, Fisica applicata, Chimica Generale, Laboratorio di Informatica, Chimica Organica, Genetica e Inglese. 
Il corso di Introduzione alle Biotecnologie è una presentazione del percorso di studi, le applicazioni biotecnologiche, gli sbocchi occupazionali. “E’ un corso, di cui è titolare il Preside, che attribuisce 1 credito e che è stato raggruppato con i moduli di Biologia Generale e Biologia Cellulare – spiega il prof. Giuseppe Castaldo, Presidente del Corso di Laurea in Biotecnologie per la Salute. Non ci dovrebbero essere intoppi per Inglese – lo scorso anno le lezioni partirono molto in ritardo “per lo slittamento delle graduatorie dei docenti aventi diritto all’insegnamento” – assicura il professore, perché “l’Ateneo ci ha messo a disposizione i lettori del Centro Linguistico”.
“La chimica 
non si impara 
a memoria”
“Gli esami nel primo semestre sono troppi. Bisogna impegnarsi – sostiene il prof. Carlo Pedone, docente di Chimica Generale secondo il quale nell’affrontare la sua materia occorre “dimenticare quello che si è imparato a scuola dove la chimica spesso non è molto amata. Di solito, quando si sente la parola ‘chimica’ il primo commento è ‘mamma mia!’. Io mi sforzo di far capire che la chimica non si impara a memoria, è deducibile come tutte le discipline scientifiche. Bisogna apprendere i principi generali da cui far discendere tutti gli altri”. Nel 2009 il numero di studenti che ha superato la prova è stato straordinariamente alto: “Ottenere questo risultato ha richiesto uno sforzo enorme da parte dei docenti che hanno dovuto correggere 2000 compiti in tre mesi e fare 600 esami orali. Questo dimostra che, se un docente riesce a dare, gli allievi rispondono bene”. Gli studenti hanno svolto 3 compiti scritti, si sono impegnati frequentando anche lezioni straordinarie ed il risultato è stato l’aumento del numero dei promossi, anche con voti alti. “C’è stato un continuo andirivieni di ragazzi nei nostri studi – racconta il prof. Pedone – Dal prossimo anno dovremmo avere una situazione più tranquilla: la diminuzione del numero dei frequentanti permetterà di seguirli meglio, si potranno tenere anche un paio di esercitazioni di laboratorio. Inoltre le prospettive miglioreranno appena verrà completata la costruzione della nuova sede”.
Neppure la Chimica Organica deve far paura. Lo sostiene il prof. Gennaro Piccialli: “Nella mia materia gli studenti ottengono ottimi risultati. Con i colleghi del I anno abbiamo messo su una serie di iniziative per migliorare le performance dei ragazzi, per venire incontro alle loro difficoltà: l’introduzione di corsi di recupero, l’aumento del numero delle esercitazioni e di prove in itinere con cui il docente si accerta di come gli studenti stanno svolgendo il programma. Lo studente in questo modo viene invogliato ad applicarsi quotidianamente”. Il superamento delle prove in itinere permette di accreditare una porzione d’esame: è una delle tante agevolazioni per rendere il percorso delle matricole il più lineare possibile. “Le difficoltà iniziali sono dovute al disorientamento di fronte ad un diverso metodo di studio. All’Università lo studente deve essere più responsabile, non c’è più il controllo continuo della scuola superiore. Non posso dire che arrivino da noi con una cattiva preparazione. Certo, potrebbe essere migliorata, ma il disagio deriva dal cambiamento della tipologia di studio. I ragazzi non sono abituati a gestirsi da soli”. Anche coloro che hanno un rendimento medio-basso nel primo anno, se non abbandonano, come fa il 20% degli iscritti, poi possono recuperare grazie alla propria volontà e agli sforzi dei docenti. Il segreto è seguire e studiare assiduamente. “Nella logica che è alla base delle materie scientifiche c’è un continuum, ragion per cui dico sempre a lezione di studiare bene la Chimica Generale, i cui principi verranno ripresi dalla Chimica Organica, i cui fondamenti serviranno a loro volta per la Biochimica. La logica che si sviluppa in Matematica e Fisica, che sembrerebbero discipline lontane dagli obiettivi delle Scienze Biotecnologiche, in realtà pone le basi per la forma mentis necessaria per procedere nello studio scientifico”. Nessuno degli esami, secondo il professore, è particolarmente ostico: “Sono tutti della difficoltà necessaria, non devono bloccare e diventare punitivi. Il peso, invece, può variare perché dipende dal contenuto. Al I anno è necessario che ci siano solo materie fondamentali. Tuttavia sino all’anno scorso accadeva che i ragazzi si chiedessero ‘dove sono le Biotecnologie?’. Allora abbiamo predisposto 8 ore di insegnamento per fare un quadro complessivo di cosa andranno a studiare nei tre anni”. Più avanti, nel corso degli studi, gli studenti incontreranno anche discipline che danno una visione più applicativa delle scienze della vita: “Esami come Bioetica o Economia Aziendale evidenziano i risvolti etici, economici e industriali di questi studi. Abbiamo deciso di spostare Bioetica dal I al III anno in modo che possa essere affrontato con più ampie conoscenze biotecnologiche”.
Un linguaggio
nuovo a 
Genetica
Una delle materie del I anno per la quale i ragazzi nutrono maggiore curiosità è Genetica. “E’ una disciplina un po’ diversa da quelle a cui sono abituati, per esempio la Matematica, la Fisica – afferma la prof.ssa Viola Calabrò – Con la Genetica bisogna acquisire un linguaggio nuovo. Superata questa fase, si appassionano e continuano a scegliere questa materia negli esami a scelta e poi nella Specialistica”. Eppure quello di Genetica è un esame che molti sottovalutano: “Seguire senza studiare è scarsamente produttivo. Alcuni si illudono di poter apprendere in dieci giorni quello che non hanno assorbito durante l’anno. Non si può improvvisare, né apprendere mnemonicamente”. La docente suggerisce di seguire il corso, studiare contemporaneamente e fare continuamente esercizi in aggiunta a quelli svolti in classe. Racconta, inoltre, che vi sono due categorie di studenti: “Il 50% che supera brillantemente scritto e orale e l’altro 50% che stenta, non ha proprio la cognizione di cosa voglia dire risolvere un problema genetico semplice come può essere la trasmissione di un carattere ereditario in un albero genealogico. Mi è difficile trovare studenti di  livello intermedio che abbiano un’idea generale della Genetica ma presentino difficoltà specifiche”.
Per chi si impegnerà sul serio ad ultimare la Triennale nei tempi previsti e continuerà con la Specialistica, il mondo delle biotecnologie offre un ampio panorama di sbocchi occupazionali, come ricorda la prof.ssa Calabrò: “I nostri laureati trovano occupazione in strutture di ricerca pubbliche e private, in laboratori di analisi degli alimenti, delle acque, di produzione di proteine ricombinanti a livello farmaceutico-industriale, nella  rappresentanza di prodotti farmaceutici, nella ricerca, oltre che nell’insegnamento”.
Manuela Pitterà
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