A Veterinaria una rubrica per smontare le bufale sulla salute pubblica e sicurezza alimentare legate al mondo animale

La dinamica è analoga a quella che si innesca quando si lancia un sasso nello stagno. Piomba in acqua e si allargano cerchi sempre più ampi. Allo stesso modo, nell’epoca dei social e della disintermediazione, qualunque notizia o affermazione, per quanto falsa o assurda sia, moltiplicata a dismisura dai contatti della rete finisce talvolta con l’acquisire i crismi della verosimiglianza e dell’attendibilità, specie tra le persone culturalmente meno attrezzate. La verifica diventa superflua per il solo fatto che la notizia rimbalza da uno smartphone all’altro, che tutti la rilanciano. È così che una bufala – in gergo giornalistico un falso clamoroso – diventa una verità per migliaia e migliaia di persone. In inglese si parla di fake news, che possono svolgere un ruolo importante nell’inquinare la vita politica e sociale di una comunità. Talvolta nascono per caso, per ingenuità, per buona fede di chi abbocca all’amo per primo e le manda in giro tra i suoi contatti. In altre situazioni sono il risultato di precise strategie di disinformazione finalizzate a conseguire vantaggi politici, economici, commerciali. Si è parlato, per esempio, di una vera e propria organizzazione che avrebbe prodotto bufale per influenzare la campagna elettorale per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti alcuni anni fa, durante la sfida tra Hillary Clinton e Trump, e che sarebbe stata messa in piedi dalla Russia di Putin. Notizia, peraltro, bollata a sua volta come fake news dal leader di Mosca. Smontare le bufale attraverso la verifica dei fatti, il riferimento a studi certificati, a realtà oggettive ed a fonti autorevoli o comunque attendibili non è sempre facile, in ogni caso. Dovrebbe essere il mestiere, tra l’altro, del buon giornalismo alieno dalla rincorsa ai social. Contro le “bufale” scendono ora in campo anche alcuni docenti del Dipartimento di Veterinaria della Federico II, i quali hanno promosso una rubrica attraverso la quale si sforzeranno, ogni mese, di affrontare, discutere e spiegare i temi più attuali di salute pubblica e sicurezza alimentare legati al mondo animale nel loro sempre più stretto connubio con l’uomo. I cacciatori di fake news, li si potrebbe definire. Sono Giuseppe Borzacchiello, Serena Calabrò, Nicoletta Murru, Sante Roperto, Antonio Calamo. Ogni mese proporranno riflessioni su alcuni argomenti che sceglieranno autonomamente o che tratteranno su sollecitazioni ricevute al loro indirizzo di posta elettronica. “Le fake news sulla salute sono le terze più diffuse al mondo (19%), dopo quelle di attualità e di cronaca – sottolineano i promotori della rubrica – ma più delle altre possono essere pericolose, generando psicosi. Nel mondo della inflazione delle informazioni, che arrivano ormai con un flusso continuo ed inarrestabile nella case di ciascuno di noi, la divulgazione scientifica svolge un ruolo di primo piano. Nella nostra rubrica ‘Un mondo di bufale’ (consultabile dal link https://www.mvpa-unina.org/ fakenews.xhtml), intendiamo discutere e spiegare i temi più attuali di salute pubblica e sicurezza alimentare legati al mondo animale nel loro sempre più stretto connubio con l’uomo”. Aggiunge il prof. Borzacchiello, docente di Patologia generale e anatomia patologica veterinaria: “Sentivamo da tempo l’esigenza di questa iniziativa perché sempre più spesso ci imbattiamo in notizie completamente prive di fondamento e relative a quelli che sono i nostri ambiti di competenza. Oggi è indispensabile una informazione scientifica seria ed occorre anche una capacità divulgativa che aiuti i non esperti a non lasciarsi fuorviare dalle bufale, dalle stupidaggini che circolano in rete e che si propagano alla velocità della luce. Ce ne stiamo accorgendo anche in queste difficili settimane caratterizzate dalla pandemia di coronavirus. Non passa giorno senza che si diffonda a macchia d’olio una qualche notizia, o presunta tale, che in realtà è completamente falsa. Vive per giorni, fa breccia nella testa delle persone e poi è difficile sradicarla. Anche perché, come hanno rivelato importanti studi di psicologia, le persone stentano a considerare come falsa una affermazione che in qualche modo corrisponda alla loro visione del mondo, alle loro convinzioni generali. Si dà per vero quel che piace sia vero o che la propria comunità di riferimento, la cerchia amicale e parentale per esempio, considera vero”. Non è la prima volta che qualche veterinario prova a contrastare le bufale che circolano relativamente agli animali ed al loro rapporto con l’uomo. Tempo addietro per esempio – come ha raccontato il sito Lifegate – due professionisti, uno calabrese ed uno siciliano, misero in piedi una pagina facebook che si chiamava VeteriNiamo e, con lo strumento potente dell’ironia, cercarono di combattere i luoghi comuni e le asserzioni di chi, magari senza aver mai studiato un sol testo di Veterinaria, pontificava di cure, malattie e problemi a quattro zampe. Una iniziativa, naturalmente, molto diversa da quella di Veterinaria dell’Ateneo Federico II, che ha caratteri di istituzionalità ed approfondimento scientifico che la distinguono, ma che vale la pena ricordare perché riscosse molto successo ed ebbe numerosi lettori. Può valere come augurio, se non altro, per la neonata rubrica “Un mondo di bufale” dei docenti federiciani.
Fabrizio Geremicca
- Advertisement -




Articoli Correlati