Ad Architettura il primo appuntamento italiano in ricordo di Rogers

Grande successo per il primo appuntamento italiano – ‘Continuità e crisi – Ernesto Nathan Rogers e la cultura architettonica italiana del secondo dopoguerra’ – in ricordo di Ernesto Nathan Rogers organizzato dal Dipartimento di Industrial Design della Facoltà di Architettura della Seconda Università il 28 e 29 maggio presso l’Abbazia di San Lorenzo ad Septimum.
“Quest’anno ci saranno in tutta Italia celebrazioni ed incontri in onore e in ricordo di Rogers. Siamo stati i primi ad aprire questa stagione che si chiuderà a novembre e che vedrà diversi appuntamenti in numerose università. Il convegno è partito dall’importanza del lavoro di Rogers per poi continuare sul centralissimo ed attuale tema della continuità”, spiega la prof.ssa Anna Giannetti, docente di Storia dell’Architettura Contemporanea.
A cento anni dalla sua nascita si commemora, dunque, questo grande architetto triestino, di madre ebrea-italiana e padre inglese, che dal secondo dopoguerra fino alla sua prematura morte nel ’69 ha sviluppato un’originale impostazione teorica sull’architettura, fortemente influenzata dai contemporanei studi di Enzo Paci su Edmund Husserl e sulla Fenomenologia e dal personale interesse per John Dewey.
“Questi due intensissimi giorni di incontri su Rogers hanno visto a confronto le nuove leve di giovani studiosi con quelli della generazione del Dopoguerra: insieme hanno aperto accesi dibattiti sui temi legati alla Milano di Rogers, alla ricostruzione, alla disputa tra italiani e inglesi a proposito di chi sia il vero erede del movimento contemporaneo, e sono stati inaugurati anche nuovi argomenti di discussione come quello sulla storia dell’ingegneria italiana”, spiega la prof.ssa Giannetti.
L’elemento principale che emerge da questo incontro è, dunque, quello della trasmissione dei saperi e della nascita di nuove generazioni di studiosi che, nell’ottica della continuità, stanno però aprendo la strada a nuove frontiere d’indagine. “Ci auguriamo di far uscire presto un volume che raccolga tutti gli interventi”,  auspica Giannetti che aggiunge “l’aspetto più rilevante di questo incontro tra generazioni è che tra i giovani stanno emergendo campi di indagine diversi, innovativi, si stanno staccando da quella che è la lettura tradizionale della storia, la lettura fatta da chi ha vissuto in prima persona gli anni del dopoguerra e della ricostruzione, per osservare gli eventi in un’ottica più distaccata, come attraverso la lente della storia. Credo che questo sia un elemento molto positivo”.
Tra gli eventi in programma nella Facoltà, il prossimo autunno, è previsto proprio un incontro nazionale per discutere sui temi della memoria condivisa tra le generazioni vecchie e nuove di studiosi e sul problema della storia e dei suoi rapporti con la realtà contemporanea.
Valentina Orellana
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