Ingegneria Civile prima in Italia, Ingegneria Industriale terza, davanti ai Politecnici del Nord; Matematica in crescita; criticità a Psicologia: la radiografia che emerge dai dati dell’ultima VQR, Valutazione della Qualità della Ricerca, della Federico II che si posiziona tra i primi Atenei in Italia. Un forte miglioramento rispetto al passato in altre Università della Campania. “Quindi si può dire che è la regione intera che va avanti e che resta un riferimento per il Sud”, il commento del prof. Giovanni Miano, Coordinatore del Comitato della Federico II per la VQR, pubblicato in un articolo sullo scorso numero di Ateneapoli. Ritorniamo, dunque, sul Rapporto focalizzando l’attenzione sulle eccellenze come sulle aree che richiedono interventi.
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L’Ingegneria Civile della Federico II è la prima in Italia, davanti ai Politecnici del Nord e all’Università della capitale con una R, indicatore che si basa sulla produzione scientifica di aree confrontata sul piano internazionale, di 1,14, in aumento rispetto alla precedente valutazione di 0,14, e un indicatore X, che rappresenta la frazione di prodotti che hanno ricevuto un giudizio eccellente o elevato di Area, pari a 1,12; ancora IRAS5, indicatore di miglioramento, a 12,19. “Già ci aspettavamo in parte questi risultati perché le valutazioni del ranking internazionali ci ponevano tra i primi posti – commenta il prof. Edoardo Cosenza, docente di Tecnica delle Costruzioni ed ex Preside della Facoltà di Ingegneria – Avere la conferma dall’Anvur è per noi motivo
di orgoglio, ed inoltre siamo contenti perché questo si trasformerà in un risultato tangibile, cioè in più alti finanziamenti, importanti per i giovani ricercatori, per chi deve entrare in questa carriera. Si tratta di uno dei pochi settori in cui non c’è differenza tra Nord e Sud, anzi in cui il Mezzogiorno supera il Nord”. “È un risultato che dà grande soddisfazione al prof. Raffaele Landolfo e a me, in quanto Direttori dei due Dipartimenti compresi in questa area – commenta il prof. Maurizio Giugni, Direttore di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale – Si tratta di un risultato che ci aspettavamo in termini assoluti, perché i settori bibliometrici sono facilmente valutabili. Basta andare su database come Scopus, inserire un nome per sapere quanti articoli su riviste internazionali sono
stati pubblicati oppure quante citazioni o H-index abbia. Il nostro lavoro è sotto gli occhi di tutti, quindi eravamo certi che il risultato della nostra area sarebbe stato ottimo in valori assoluti, ma siamo riusciti a conseguire anche un Delta molto elevato. Arrivare ad essere primi in Italia forse non ce lo aspettavamo, ma è molto gratificante”. Interesse per questi studi e attenzione alle politiche di reclutamento sono i due ingredienti di questa formula vincente. “Da un lato bisogna considerare il fascino che questi studi hanno sui giovani e che quindi riescono ad attirare le migliori intelligenze – afferma il prof. Cosenza – dall’altro bisogna dare merito alle politiche di reclutamento che hanno fatto sì che queste persone potessero arrivare da noi. Abbiamo in molti settori i più giovani ordinari d’Italia: l’età media dei docenti di Ingegneria civile è abbastanza bassa. Anche chi come me viene considerato un anziano, in fondo ho ancora parecchi anni di servizio! È una catena che parte da almeno 20 anni fa e di cui oggi vediamo i risultati”. “Il risultato è frutto del lavoro di tutti noi strutturati in questi due Dipartimenti – aggiunge il prof. Giugni – ma anche le politiche di reclutamento hanno dato un contributo significativo, cioè siamo stati capaci di reclutare giovani molto in gamba”. Restano alcune criticità in particolare sulla formazione post laurea. “Siamo molto concentrati per potenziare l’alta formazione – spiega il prof. Giugni sottolineando che ci sono aspetti su cui si può migliorare anche tenendo conto del posizionamento nelle classifiche internazionali – In riferimento a classifiche che non sempre ci vedono collocati su posizioni che invece meriteremo di avere, dobbiamo concentrarci su aspetti legati all’internazionalizzazione, su cui possiamo e dobbiamo migliorare, e sui servizi agli studenti. Anche
su questo l’Ateneo e il Dipartimento stanno cercando di mettere in essere una serie di operazioni per migliorare l’accoglienza”. Ma si punta anche ad avere migliori risultati nell’inserimento nel mondo del lavoro, come sottolinea Cosenza: “Stiamo lavorando molto sulle start up per dare capacità imprenditoriale ai nostri laureati. Questo è un punto su cui oggi, se si confrontano Milano e Napoli, il bilancio è 10 a 1, per cui c’è ancora un lavoro enorme da fare. Noi vogliamo trasformare i nostri laureati in micro imprenditori nell’industria 4.0. Il nostro motto è ‘qualche impiegato di lusso in meno al Nord e qualche micro
imprenditore innovativo in più al Sud’. I nostri bravi laureati vanno a fare i dirigenti nelle regioni settentrionali, mentre noi vogliamo che facciano gli imprenditori qui. Ci stiamo lavorando tanto con Città della Scienza e ci sono risposte da parte del territorio: l’effetto Apple sta attirando da noi imprese ad altissima innovazione, ad altissimo know how, dove servono intelligenza, creatività, fantasia. Ed è su questi elementi che possiamo lavorare, per la produzione di beni immateriali in campi ad alta tecnologia”.
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L’Ingegneria Civile della Federico II è la prima in Italia, davanti ai Politecnici del Nord e all’Università della capitale con una R, indicatore che si basa sulla produzione scientifica di aree confrontata sul piano internazionale, di 1,14, in aumento rispetto alla precedente valutazione di 0,14, e un indicatore X, che rappresenta la frazione di prodotti che hanno ricevuto un giudizio eccellente o elevato di Area, pari a 1,12; ancora IRAS5, indicatore di miglioramento, a 12,19. “Già ci aspettavamo in parte questi risultati perché le valutazioni del ranking internazionali ci ponevano tra i primi posti – commenta il prof. Edoardo Cosenza, docente di Tecnica delle Costruzioni ed ex Preside della Facoltà di Ingegneria – Avere la conferma dall’Anvur è per noi motivo
di orgoglio, ed inoltre siamo contenti perché questo si trasformerà in un risultato tangibile, cioè in più alti finanziamenti, importanti per i giovani ricercatori, per chi deve entrare in questa carriera. Si tratta di uno dei pochi settori in cui non c’è differenza tra Nord e Sud, anzi in cui il Mezzogiorno supera il Nord”. “È un risultato che dà grande soddisfazione al prof. Raffaele Landolfo e a me, in quanto Direttori dei due Dipartimenti compresi in questa area – commenta il prof. Maurizio Giugni, Direttore di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale – Si tratta di un risultato che ci aspettavamo in termini assoluti, perché i settori bibliometrici sono facilmente valutabili. Basta andare su database come Scopus, inserire un nome per sapere quanti articoli su riviste internazionali sono
stati pubblicati oppure quante citazioni o H-index abbia. Il nostro lavoro è sotto gli occhi di tutti, quindi eravamo certi che il risultato della nostra area sarebbe stato ottimo in valori assoluti, ma siamo riusciti a conseguire anche un Delta molto elevato. Arrivare ad essere primi in Italia forse non ce lo aspettavamo, ma è molto gratificante”. Interesse per questi studi e attenzione alle politiche di reclutamento sono i due ingredienti di questa formula vincente. “Da un lato bisogna considerare il fascino che questi studi hanno sui giovani e che quindi riescono ad attirare le migliori intelligenze – afferma il prof. Cosenza – dall’altro bisogna dare merito alle politiche di reclutamento che hanno fatto sì che queste persone potessero arrivare da noi. Abbiamo in molti settori i più giovani ordinari d’Italia: l’età media dei docenti di Ingegneria civile è abbastanza bassa. Anche chi come me viene considerato un anziano, in fondo ho ancora parecchi anni di servizio! È una catena che parte da almeno 20 anni fa e di cui oggi vediamo i risultati”. “Il risultato è frutto del lavoro di tutti noi strutturati in questi due Dipartimenti – aggiunge il prof. Giugni – ma anche le politiche di reclutamento hanno dato un contributo significativo, cioè siamo stati capaci di reclutare giovani molto in gamba”. Restano alcune criticità in particolare sulla formazione post laurea. “Siamo molto concentrati per potenziare l’alta formazione – spiega il prof. Giugni sottolineando che ci sono aspetti su cui si può migliorare anche tenendo conto del posizionamento nelle classifiche internazionali – In riferimento a classifiche che non sempre ci vedono collocati su posizioni che invece meriteremo di avere, dobbiamo concentrarci su aspetti legati all’internazionalizzazione, su cui possiamo e dobbiamo migliorare, e sui servizi agli studenti. Anche
su questo l’Ateneo e il Dipartimento stanno cercando di mettere in essere una serie di operazioni per migliorare l’accoglienza”. Ma si punta anche ad avere migliori risultati nell’inserimento nel mondo del lavoro, come sottolinea Cosenza: “Stiamo lavorando molto sulle start up per dare capacità imprenditoriale ai nostri laureati. Questo è un punto su cui oggi, se si confrontano Milano e Napoli, il bilancio è 10 a 1, per cui c’è ancora un lavoro enorme da fare. Noi vogliamo trasformare i nostri laureati in micro imprenditori nell’industria 4.0. Il nostro motto è ‘qualche impiegato di lusso in meno al Nord e qualche micro
imprenditore innovativo in più al Sud’. I nostri bravi laureati vanno a fare i dirigenti nelle regioni settentrionali, mentre noi vogliamo che facciano gli imprenditori qui. Ci stiamo lavorando tanto con Città della Scienza e ci sono risposte da parte del territorio: l’effetto Apple sta attirando da noi imprese ad altissima innovazione, ad altissimo know how, dove servono intelligenza, creatività, fantasia. Ed è su questi elementi che possiamo lavorare, per la produzione di beni immateriali in campi ad alta tecnologia”.
I servizi sulla Valutazione sono di Valentina Orellana