Aeroporto di Napoli, una realtà competitiva

Coinvolgente testimonianza per gli studenti dei corsi di Revenue Management e Management e Marketing delle Imprese Turistiche della prof.ssa Valentina Della Corte: il 10 novembre, nell’aula T5 di Monte Sant’Angelo, si sono confrontati con la dott.ssa Margherita Chiaramonte, Responsabile Sviluppo Business Aviation dell’Aeroporto Internazionale di Napoli. Laureata in Sociologia alla Federico II, dopo alcuni anni di studio e lavoro all’estero, in particolare in Gran Bretagna e Germania, decide di tornare a casa facendo prima una sosta nall’Università Cà Foscari di Venezia, dove consegue un Master in Economia e Gestione delle Imprese Turistiche, in collaborazione con il Touring Club. “Mi fu proposto uno stagem al Nord ma io ne avevo abbastanza di cieli grigi, volevo tornare nella mia città e puntavo all’aeroporto, che mi affascinava, interessato com’era da importanti trasformazioni”, racconta la dott.ssa Chiaramonte. Lo scalo di Napoli è stato, infatti, il primo ad essere privatizzato in Italia, diventando nel 1997 al 70% proprietà della British Airports Authority, all’epoca la più grande società di gestione del
settore al mondo, che aveva sotto il proprio controllo tutti gli aeroporti britannici e altri ventiquattro fuori dalla madre patria. “Era un momento fortunato, e io, che volevo assolutamente lavorare in questa realtà, mi presentai allo stand predisposto alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano e nel giro di due mesi, indipendentemente dalle
opportunità universitarie, reperii da sola lo stage che desideravo”. Come si fa ad incoraggiare una compagnia aerea a scegliere, tra una rosa di destinazioni che insistono in una stessa area, proprio Napoli? Utilizzando i metodi di analisi della gestione aziendale, familiari anche agli studenti, le si mostra l’intero spettro delle opportunità e dei rischi: patrimonio culturale, infrastrutture, qualità del management, domanda di traffico potenziale in ingresso e in uscita dal territorio, aeroporti concorrenti e l’offerta sia di collegamenti punto-punto, senza scali intermedi tipici delle tratte lowcost, che di scali intercontinentali, di maggior interesse per le compagnie di bandiera. “Soffriamo la vicinanza di Ciampino e Fiumicino, gli aeroporti di Roma, una delle ragioni per cui non ci sono, al momento,
collegamenti puntuali con grandi aree metropolitane come Boston, Atlanta, Chicago, Shanghai, Seattle; non abbiamo una domanda tale da renderli remunerativi e patiamo gli ultimi residui della cattiva reputazione della città. D’altro canto, siamo l’unico aeroporto internazionale in un’area di circa sette milioni di abitanti, un bacino di utenza potenziale enorme e possiamo operare una significativa promozione turistica grazie all’unicità della nostra regione e al forte richiamo di mete come Capri, Ischia, Sorrento, o di siti come Pompei ed Ercolano che, con tre milioni di visitatori all’anno, in Italia sono secondi solo ai Musei Vaticani”. Nella valigetta del manager responsabile delle vendite non può mancare, quindi, una dettagliata documentazione qualitativa, quantitativa e relativa allo scenario competitivo. Poi bisogna partecipare agli eventi giusti. Alcuni dei quali paragonati agli speed-date: workshop internazionali che si svolgono in grandi sale, con centinaia di tavoli a cui siedono gli esponenti dei vettori. I rappresentanti aeroportuali hanno a disposizione solo venti minuti per presentare la propria offerta, passando da un tavolo all’altro. “Abbiamo anche commissionato studi specifici per individuare, attraverso interviste, la percentuale di viaggiatori che si sposta da Napoli a Roma per volare e fornire un dato reale alle compagnie interessate a nuove rotte in Italia. Nessuno offre un servizio del genere”, sottolinea l’ospite. Risultato? Crescita del 7,5% della domanda nel periodo 2012-16, la più alta nazionale, fatturato di quasi sette milioni di euro, quattro milioni di passeggeri annui, settantadue destinazioni e ventinove compagnie aeree di linea che oggi partono da
Napoli. Dati che hanno consentito di vincere l’edizione 2016 del Premio promosso dall’Associazione Aeroporti Europei.
Le domande degli studenti
Numerose e specifiche le domande degli studenti. “La posizione dell’Aeroporto praticamente in città rappresenta un limite per la sua crescita futura?”, chiede una studentessa. “Essere in città rappresenta un fattore competitivo
condiviso con molti altri scali e, sebbene utilizziamo tutti gli spazi utili, abbiamo ancora margini per crescere ed ospitare molti altri voli intercontinentali. Gli hub vengono costruiti, in genere, in aree remote”. “Che tipo di lavoro ha richiesto superare il calo del 3,2% registrato nel 2013?”, domanda una ragazza attentissima. “Si è trattato di un momento congiunturale che ci ha permesso di focalizzare la nostra attenzione sul grande potenziale incoming”. “Cosa si deve fare per diventare attrattivi come gli scali di Colonia o Barcellona?”, vuol sapere uno studente. “Sono
due aree con una capacità di spesa maggiore alla nostra. Barcellona, grazie anche al lavoro pregevole svolto negli ultimi vent’anni dall’ente di promozione turistica spagnola, è oggi una destinazione matura, giunta al suo massimo sviluppo”. “Il nostro aeroporto svolge anche un notevole lavoro nel campo del Destination Marketing, assolvendo un compito che non gli compete pienamente”, conclude la prof.ssa Della Corte che annuncia l’inizio di un interessante ciclo di testimonianze in collaborazione con le imprese del territorio e la partecipazione del Corso di Studi, in collaborazione con il Dipartimento di Agraria, a GUSTUS, il primo salone professionale dell’Agroalimentare e dell’Enogastronomia di qualità nel Centro del Mediterraneo che si è svolto dal 20 al 22 novembre alla Mostra d’Oltremare.
Simona Pasquale
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