Al test “non siate ansiosi”

“Chi si iscrive ad Architettura deve lavorare molto, spesso non esistono orari”, afferma convinta Carmela Orefice, studentessa del secondo anno di Architettura. Carmela ha superato il test d’ingresso due anni fa e in base alla sua esperienza dà alcuni consigli: “Ho studiato sugli Alpha test, ma questo non ti garantisce l’ingresso. Direi di puntare sulle domande di Cultura generale, Logica e Storia dell’arte e consiglio di non rispondere se non si è convinti, perché la risposta sbagliata abbassa di un bel po’ il punteggio”. Un’altra importante dritta: “non siate ansiosi e non badate troppo al tempo. Leggete con attenzione i brani di logica, che di sicuro ci saranno”. Al primo anno bisogna superare esami di Matematica, Tecnologia, Materiali e Disegno e Rilievo. “Quest’ultimo mi è piaciuto molto, perché mi ha dato la possibilità di comprendere meglio l’attività dell’architetto, che deve rappresentare un’opera, rendendo il suo linguaggio universale”. L’anno è diviso in due quadrimestri, con sessioni di esami a febbraio e a luglio. “Ogni sessione ha quattro o cinque esami, con le abilità informatiche in aggiunta”. Ci sono anche esami di Storia dell’Architettura, per avere delle coordinate sul passato, “su cui bisogna per forza orientarsi, anche per produrre qualcosa di nuovo” e Laboratori di progettazione. “L’esame di Progettazione con la prof.ssa Ippolito è stato il mio preferito. Abbiamo sviluppato un progetto sull’area disastrata di Varcaturo. Ogni anno ce ne affidano uno nuovo su cui lavorare”, aggiunge Ivo Iannace, anche lui studente del secondo anno. L’esame più difficile per entrambi i ragazzi è Fisica Tecnica. “Io l’ho superato studiando passo passo, con i consigli del prof. Maffei, molto severo, ma preparato e disponibile”, spiega Ivo. Seguire è importante e i docenti conoscono il tuo nome: “Si instaura un bel rapporto con i professori, che a lezione ti chiamano per nome, proprio come a scuola. Non siamo pochi, ma la Facoltà è piccola, ci si incontra facilmente e si ha un continuo scambio con i docenti, i quali non si pongono al di sopra dello studente, ma dialogano con tranquillità”, asserisce Carmela. 
I ragazzi seguono in una struttura cinquecentesca ad Aversa, l’Abbazia di San Lorenzo ad Septimum. “Il luogo in cui seguiamo ci dà la possibilità di avere un continuo rapporto con l’architettura del passato. Ad ora di pranzo ci incontriamo nel chiostro e all’interno della Facoltà c’è anche una mensa convenzionata con l’Adisu”, continua Carmela. Per raggiungere la Facoltà dalla stazione di Aversa, bisogna attendere una navetta “che non è molto frequente. Io vengo con l’auto, perché il parcheggio è gratuito in Facoltà”, commenta Ivo. Altro importante vantaggio, “la segreteria si trova nella stessa struttura in cui seguiamo, quindi non perdiamo troppo tempo in pratiche burocratiche”, afferma Carmela.
Primo posto alla 
Maratona 
d’Architettura
Un altro dei pregi della Facoltà è quello di offrire numerose opportunità agli studenti, come quella di misurarsi con la capacità di produrre progetti e presentarli a manifestazioni internazionali. Carmela e Ivo, ad esempio, con i loro colleghi Michele Lettiero, Andrea Di Napoli e Dario Rubino hanno partecipato e vinto la Maratona d’Architettura_P3: Parasite Perugia Project, un concorso di Progettazione riservato agli Atenei italiani, organizzato in occasione della IV edizione del Festival di Architettura FEST’ARCH, che ha avuto luogo a Perugia il 9 giugno. Il gruppo di cinque studenti della SUN, che ha avuto come referente il Preside Carmine Gambardella, guidato dalle prof.sse Fabrizia Ippolito e Alessandra Cirafici e dal co-tutor Vincenza Sant’Angelo, ha soggiornato per quattro giorni a Perugia per progettare in una sola giornata il centro storico della città, in occasione della candidatura della stessa a Capitale della Cultura per l’anno 2019. Tra i diciotto Atenei in gara, la SUN si è assicurata il primo posto. “Il workshop-concorso proponeva di lavorare con interventi di ‘Architettura Parassita’ (titolo del libro di Sara Marini, da cui ha tratto spunto la manifestazione), capaci di trasformare il centro storico di Perugia, tramite aggiunte o sottrazioni di volumi”, spiega la prof.ssa Cirafici del Dipartimento di Cultura del Progetto. Nei quattro giorni di sosta nella città umbra, i ragazzi hanno potuto osservare gli edifici del centro storico, notando alcune case abbandonate e murate. “C’erano case vuote nel centro, che sono state murate dai proprietari, per impedire che venissero occupate abusivamente. Da qui è partita l’idea del progetto”, afferma la docente. “I ragazzi hanno immaginato che una struttura di ferro si impadronisse degli edifici e si arrampicasse su questi, partendo dalla strada, per penetrare dalle finestre e accedere alle stanze vuote”, continua la prof.ssa Ippolito, del Dipartimento di Restauro e Costruzione dell’Architettura e dell’Ambiente. “In accordo con i proprietari, quindi, i nostri studenti, hanno proposto di riaprire alcune stanze e allestirle con strutture smontabili in occasione dell’evento previsto per il 2019”. Il lavoro degli studenti, benché solo al secondo anno, è stato molto apprezzato, tanto da aggiudicarsi il primo posto. Grande soddisfazione tra i ragazzi. “Ho trovato molto stimolante girare per il centro storico di Perugia per fare rilievi fotografici da usare per il nostro progetto”, commenta Carmela. “Abbiamo lavorato ininterrottamente nei bar, che mettevano a nostra disposizione i tavolini, e la cosa mi è piaciuta molto, perché mi ha fatto capire cosa vuol dire lavorare davvero ad un progetto d’architettura importante”, argomenta Ivo, aggiungendo: “non è detto che le grandi città debbano per forza produrre progetti migliori, perché abituate a importanti realtà architettoniche. Anche noi, nel nostro piccolo, siamo capaci di pensare in grande”.
(Al.Ta.)
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