Alcuni Corsi potrebbero trasformarsi in curricula

Attimi di commozione al Consiglio di Economia del 25 ottobre. La Facoltà ha salutato i docenti che dal primo novembre sono andati in pensione, molti dei quali veri ‘Maestri’. Vincenzo Giura, Guido Cella, Francesco Balletta, Sergio Sciarelli, Sergio Stammati, Francesco Lucarelli, al quale il Dipartimento di Diritto dell’Economia dedicherà il 16 dicembre una giornata di studi, sono solo alcuni dei nomi di docenti al termine della carriera accademica ai quali se ne aggiungeranno a breve altri. “Un ringraziamento a tutti per l’impegno, sperando che continuino a sentirsi parte della storia della Facoltà”, chiosa il Preside Achille Basile sottolineando che nell’elenco ci sono due ex Presidi: “il prof. Lucarelli – il quale, nell’87, quando mi presentai come vincitore di concorso da associato, mi accolse dicendo ‘vada fuori, oggi il Preside non riceve, gli studenti non sono ammessi’ – e il prof. Giura del quale sono stato segretario, un Preside eccezionale, faceva tutto lui”.
Aziendale, una
Magistrale con la Sun
Dopo questa parentesi, la discussione si concentra sugli ordinamenti – si potrà intervenire per l’anno in corso entro il 20 novembre –,  regolamenti e numero programmato, argomento che scalda gli animi degli studenti i quali, attraverso i loro rappresentanti, hanno consegnato un documento in cui si affrontano i temi del diritto allo studio “che deve essere garantito, per permettere il ricambio generazionale” e dell’offerta formativa. “Quale figura volete formare? – domanda il rappresentante Ciro de Martino  – Il percorso non è chiaro e ogni docente ha la propria idea sulle materie fondamentali. Come si possono riformare i Corsi di studio senza coordinarsi? Chiediamo che, prima di modificare gli ordinamenti, si istituisca una commissione a cui vogliamo partecipare. Vorremmo una Triennale applicativa, dopo 28 esami non sappiamo fare nemmeno una scrittura contabile. Spesso non si capisce nemmeno perché si studi una materia. Mettete al centro gli studenti, chiedetevi cosa pensano. I questionari rappresentano uno strumento critico. Se le valutazioni sono sempre le stesse, è segno che il professore non trasmette niente”. 
Intanto dai Corsi di Laurea arrivano le prime proposte di riorganizzazione. Materie da dieci crediti, diciassette esami complessivi e corsi di 20-24 settimane, invece delle attuali 10-12, con una ventina di giorni di ripetizione generale, preparatori alla prova finale: queste le proposte del Corso in Economia e Commercio per la Triennale. Alla Magistrale, si ipotizza un vincolo per le materie a scelta libera: non più di 12 crediti (in pratica un esame) nello stesso settore scientifico-disciplinare per evitare “la concentrazione su gruppi di discipline che non mostrano alcuna coerenza sul piano formativo e culturale”, spiega il Presidente Guido Cella. Novità in vista anche al Corso in Economia Aziendale che ha avviato una convenzione con l’Ordine dei Dottori Commercialisti dal quale sono venute indicazioni sui crediti e sta valutando la possibilità di mettere in cantiere una Magistrale in comune con la Seconda Università. Anche in questo caso, la proposta di riorganizzazione didattica si fonda su esami con un valore base di dieci crediti. “Gli studenti possono forse dare opinioni estreme ma è interessante che mostrino di voler essere coinvolti, dopo avere per tanto chiesto un loro contributo. Se esiste un problema di didattica, da docenti dobbiamo tenerne conto – dice nel suo intervento il Presidente Riccardo Mercurio – La fase di sperimentazione della Triennale ci ha dato elementi di conoscenza. Non sono più accettabili posizioni generiche, non possiamo più camminare singolarmente, anche se esistono rigidità del sistema, previste per legge, che impongono una certa distribuzione delle materie, per cui non credo che potremo approvare delle modifiche entro il 20 novembre”. 
8% di promossi a
Microeconomia,
72% a Storia
“Se vogliamo esami da dieci crediti, dobbiamo ricostruire i corsi, sviluppando percorsi coerenti. In Facoltà ci sono esami come Microeconomia che hanno tassi di superamento dell’8% ed altri come Storia del 72%, un dato che deve preoccupare i docenti di entrambi i settori”, commenta il prof. Ugo Marani il quale, rivolto agli studenti, dice: “non crediate che, di questi tempi, la maggiore professionalizzazione vi aiuterà a trovare lavoro”. 
“Siamo obbligati a rivedere esami e contenuti. Spero che tanti insegnamenti tornino ad essere capitoli di materie più corpose, in questi anni comunque ci siamo già mossi in questa direzione. Il numero programmato, invece, dipende dalla consistenza del corpo docente; intervenendo sugli ordinamenti, possiamo tentare di trasformare in curricula alcuni Corsi di Laurea, impegnando un numero minore di persone. Gli studenti hanno ragione nel sostenere che introdurre il numero programmato alle Magistrali significherebbe cambiare le regole in corso ma  allora dobbiamo prevedere criteri più severi alla Triennale”, sintetizza il Preside. L’aula non si placa. “Il numero programmato verrà stabilito in funzione dei docenti o sarà il contrario? Dov’è il vincolo e dove l’obiettivo? Per rispettare dei numeri rischiamo di sopprimere materie”, interviene il prof. Paolo Stampacchia. “La Facoltà dovrà tagliare i Corsi maggiormente professionalizzanti, ma vorrei richiamarvi ad altri meccanismi decisionali”, sostiene la prof.ssa Simona Balbi prima di richiamare un passaggio del documento studentesco: “il numero programmato è un’imposizione, ma credo che rappresenti un modo di rimettere in moto la mobilità sociale”. 
Replicano anche i docenti chiamati in causa. “Tutte le materie dovrebbero raggiungere l’80% delle promozioni”, si difende il prof. Balletta, docente di Storia. “Perché Microeconomia risulti interessante e piacevole, è necessario entrare nella logica dell’Economia, ma occorrono tempo e pazienza. Ascoltare gli studenti per me significa essere sempre presente, il più chiara possibile ed invitarli al ricevimento per capire di cosa hanno bisogno. I vantaggi di questa materia si percepiscono dopo. Negli ultimi anni sono nati tanti problemi, perché diverse discipline non sembrano più utilizzare la Microeconomia o il ragionamento economico. Per questo la materia viene percepita come un corpo estraneo”, contrattacca la prof.ssa Francesca Stroffolini la quale suggerisce l’introduzione di test di autovalutazione – che precludano l’accesso o ai quali assegnare debiti formativi – che consentano ai ragazzi di comprendere i requisiti e l’impegno necessari per studiare ad Economia. L’ultimo intervento è del prof. Riccardo Martina, delegato del Rettore alla didattica: “la riduzione del numero dei docenti determina una contrazione dell’offerta didattica; l’introduzione del numero programmato diventa così inevitabile perché uno studente non in regola con gli esami è tremendamente costoso. Il numero chiuso non è più ingiusto della selezione selvaggia che determina la moria degli studenti”.
Simona Pasquale
 
Gli studenti
 Il numero programmato
“non risolve i problemi”
 
“Abbiamo fatto una cosa rivoluzionaria, apprezzata anche dai docenti che ne hanno dovuto tenere conto”, commenta Emanuele Lattanzio, presidente del Consiglio degli Studenti, relativamente al documento sul numero programmato presentato al corpo docente della Facoltà. “Siamo studenti, abbiamo la nostra esperienza, è nostro dovere partecipare e dare il nostro contributo”, aggiunge Mike Manzolillo, coordinatore del gruppo che ha redatto il testo. Tre le questioni affrontate: in primo luogo il diritto allo studio. “L’introduzione del numero programmato limita fortemente il libero accesso al sapere e discrimina gli studenti sulla base delle competenze iniziali – dicono i ragazzi – Lo studente deve essere valutato per il rendimento universitario, senza precludere a nessuno la possibilità di formarsi”. Inoltre: “il numero programmato incide sulle fasce più deboli. Nel nostro paese c’è ancora una relazione diretta fra il titolo di studio dei genitori e quello dei figli, indice di rigidità sociale. La nostra Facoltà di Economia è stata capace di offrire ottimi sbocchi nonostante la mancanza di vincoli per l’accesso”. Il numero programmato, inoltre, sarebbe solo una soluzione temporanea, “che non risolve i problemi, se non per un limitato arco temporale, e non fa intravedere alcun ricambio generazionale, per altro indispensabile all’interno del corpo docenti”. Altro tema di rilievo, la modifica degli ordinamenti e dei regolamenti, in particolare della Laurea Triennale affinché “risponda maggiormente alle esigenze del mondo del lavoro, non obbligando gli studenti a proseguire”. Critiche, infine, anche  contro “le ripetizioni degli stessi argomenti in vari insegnamenti”. Il documento si conclude con la richiesta di dar luogo ad una Laurea Magistrale che sia “un rafforzamento del percorso di studi, un vero e proprio Master, come previsto dalla legge” e la proposta di istituire un gruppo di lavoro che prenda in considerazione tutte le possibili ipotesi di modifica degli ordinamenti e dei regolamenti seguendo anche le indicazioni degli studenti.
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