Tempi stretti, carico pesante, visioni discordanti su didattica e formazione. A Fisica fra studenti e docenti il dibattito è aperto. Sul tavolo, disamine sugli effetti della riforma dei cicli universitari e una possibile rivisitazione degli ordinamenti, con modifiche ancora in gran parte da immaginare, ma tuttavia avvertite come necessarie, volte ad alleggerire il triennio. “Abbiamo svolto l’ultima prova intercorso il 23 gennaio, praticamente a ridosso degli appelli. Per fortuna, abbiamo solo due esami da sostenere, ma l’inizio è stato davvero brutale”, affermano Antonio Pinto, Vigilante di Risi, Paolo Di Meo e Michelangelo Moccia, matricole che hanno risentito fortemente del passaggio
dalla scuola all’università. Anche se non è ancora ufficiale, “si dice che la ripresa delle lezioni sarà a fine febbraio. Considerando che solo chi è fuori corso può partecipare alla sessione di esami di marzo, c’è davvero poco tempo per studiare”. “Io mi trovo bene, i professori ascoltano il nostro parere e ci fanno compilare spesso i questionari di
valutazione. Non so se in passato ci fosse bisogno di più tempo per studiare, o fossero necessarie più date di esame ma, fino ad ora, io non ne ho mai sentito la necessità nè dell’uno, delle altre”, afferma Lorenzo Santo, studente del secondo anno. Quelli in Fisica vengono considerati studi difficili che richiedono una certa dose di originalità nella creazione e gestione di strumenti matematici o nell’interpretazione di fenomeni naturali, attraverso i quali realizzare dispositivi, congegni e macchine che ne sfruttino i principi. Come ci tengono a sottolineare tutti i ragazzi, essere un fisico non significa conoscere delle formule o saperle applicare, vuol dire possedere il metodo
di ragionamento attraverso il quale si può ricostruire un processo e ricavare una formula che lo descriva e lo sintetizzi, anche a distanza di anni. ‘Non ricordarsi niente, ma saper fare tutto’ ecco cos’è un fisico. Inevitabilmente, la formazione di una figura con queste caratteristiche deve essere molto meticolosa e per niente meccanicistica. Una critica che, invece, abbiamo sentito muovere nei confronti di alcuni corsi e della quale si fa interprete il rappresentante degli studenti Luigi Lavitola: “con il nuovo ordinamento, alcuni insegnamenti hanno avuto un’impostazione didattica che, superato l’esame, ci lascia poco o niente”. Grandi imputati, il corso di Meccanica Analitica, declinato in maniera prettamente matematica, solo teoria e nessun esercizio, e quello di Elettromagnetismo, una delle discipline fondamentali della preparazione di base, che avrebbe introdotto delle prove di valutazione infracorso rapide, i cosiddetti flash test, un’emulazione del modello nordamericano, che non incontra il favore di tutti: “l’applicazione dovrebbe essere un’acquisizione della Laurea Magistrale, mentre alla
Triennale si dovrebbe lavorare sulle basi e sui ragionamenti. La verità è che hanno compresso in tre anni la vecchia laurea quadriennale e non va bene. Con l’attuale organizzazione, il primo anno si riesce a superare abbastanza bene ma, dal secondo in poi, si assiste a un vero ‘decadimento’ dei tempi e dei voti”. In particolare,
il primo semestre del secondo anno, nel quale si concentrano gli insegnamenti di Analisi Matematica II, Elettromagnetismo, Laboratorio di Fisica II e Informatica, sarebbe eccessivamente pesante: “e c’è solo un mese e mezzo per dare quattro esami fondamentali, senza possibilità di recuperi”, conclude il rappresentante. “Non penso che ci siano troppe cose da studiare in un semestre, ma sono mal distribuite – sottolinea il collega Giuseppe
Fabiano – Si accavallano troppi concetti per avere il tempo di riflettere e metabolizzarli affinchè restino a lungo”.
Solo il 15-20% si laurea in corso
“Sicuramente con l’impostazione attuale, gli studenti fanno molta fatica a terminare gli studi nei tempi stabiliti”, commenta il Coordinatore del Corso di Studio in Fisica Vincenzo Canale a proposito dei progettidi riorganizzazione della didattica di cui si comincia a discutere in Dipartimento. Negli ultimi due anni “abbiamo lavorato molto e avviato degli interventi che hanno consentito dei margini di miglioramento: riorganizzazione degli esami del primo anno, didattica distribuita su più docenti e con più occasioni di valutazione al secondo anno. La laurea in Fisica è difficile per tutti e le percentuali dei laureati in corso sono basse. In tutta Italia non superano il 30%”. Spunti per una riflessione generale sull’opportunità di diluire e alleggerire i contenuti dei primi tre anni, per superare l’attuale soglia, ritenuta insoddisfacente, del 15-20% di laureati in regola al Corso fridericiano. “Si tratta di una questione delicata; quella in Fisica resta una formazione di base impegnativa, ed è quello che attira gli studenti”. Ragazzi che non apprezzano soluzioni pratiche come i flash test introdotti dal corso di Elettromagnetismo potrebbero gradire ancora di meno un alleggerimento della formazione, se questo ne implicasse un impoverimento. “Quello di Elettromagnetismo è uno degli insegnamenti che ha fatto registrare dei maggiori tassi di miglioramento – sottolinea il prof. Canale – La soluzione non va cercata in una modifica nelle procedure di valutazione, quanto, piuttosto, in una diluizione dei contenuti della Laurea Triennale, in cui è confluito quasi tutto il vecchio quadriennio”. L’idea di riportare la formazione triennale in Fisica ad un livello fondamentale, di pura preparazione culturale scientifica, attraversa tutto il continente europeo e, almeno in Italia, potrebbe risultare idonea a rispondere alla doppia esigenza di qualità e prestazione accademica dal momento che praticamente tutti gli iscritti del nostro Paese proseguono gli studi con la Specialistica: “anche dove le opportunità di lavoro sono migliori e c’è maggiore mobilità, la percentuale di quelli che si fermano al primo livello è del 2%. Per questo potrebbe avere un senso differenziare i percorsi e lasciare che sia la Laurea Magistrale ad aprirsi al mondo delle applicazioni e delle professioni”, conclude il prof. Canale.
dalla scuola all’università. Anche se non è ancora ufficiale, “si dice che la ripresa delle lezioni sarà a fine febbraio. Considerando che solo chi è fuori corso può partecipare alla sessione di esami di marzo, c’è davvero poco tempo per studiare”. “Io mi trovo bene, i professori ascoltano il nostro parere e ci fanno compilare spesso i questionari di
valutazione. Non so se in passato ci fosse bisogno di più tempo per studiare, o fossero necessarie più date di esame ma, fino ad ora, io non ne ho mai sentito la necessità nè dell’uno, delle altre”, afferma Lorenzo Santo, studente del secondo anno. Quelli in Fisica vengono considerati studi difficili che richiedono una certa dose di originalità nella creazione e gestione di strumenti matematici o nell’interpretazione di fenomeni naturali, attraverso i quali realizzare dispositivi, congegni e macchine che ne sfruttino i principi. Come ci tengono a sottolineare tutti i ragazzi, essere un fisico non significa conoscere delle formule o saperle applicare, vuol dire possedere il metodo
di ragionamento attraverso il quale si può ricostruire un processo e ricavare una formula che lo descriva e lo sintetizzi, anche a distanza di anni. ‘Non ricordarsi niente, ma saper fare tutto’ ecco cos’è un fisico. Inevitabilmente, la formazione di una figura con queste caratteristiche deve essere molto meticolosa e per niente meccanicistica. Una critica che, invece, abbiamo sentito muovere nei confronti di alcuni corsi e della quale si fa interprete il rappresentante degli studenti Luigi Lavitola: “con il nuovo ordinamento, alcuni insegnamenti hanno avuto un’impostazione didattica che, superato l’esame, ci lascia poco o niente”. Grandi imputati, il corso di Meccanica Analitica, declinato in maniera prettamente matematica, solo teoria e nessun esercizio, e quello di Elettromagnetismo, una delle discipline fondamentali della preparazione di base, che avrebbe introdotto delle prove di valutazione infracorso rapide, i cosiddetti flash test, un’emulazione del modello nordamericano, che non incontra il favore di tutti: “l’applicazione dovrebbe essere un’acquisizione della Laurea Magistrale, mentre alla
Triennale si dovrebbe lavorare sulle basi e sui ragionamenti. La verità è che hanno compresso in tre anni la vecchia laurea quadriennale e non va bene. Con l’attuale organizzazione, il primo anno si riesce a superare abbastanza bene ma, dal secondo in poi, si assiste a un vero ‘decadimento’ dei tempi e dei voti”. In particolare,
il primo semestre del secondo anno, nel quale si concentrano gli insegnamenti di Analisi Matematica II, Elettromagnetismo, Laboratorio di Fisica II e Informatica, sarebbe eccessivamente pesante: “e c’è solo un mese e mezzo per dare quattro esami fondamentali, senza possibilità di recuperi”, conclude il rappresentante. “Non penso che ci siano troppe cose da studiare in un semestre, ma sono mal distribuite – sottolinea il collega Giuseppe
Fabiano – Si accavallano troppi concetti per avere il tempo di riflettere e metabolizzarli affinchè restino a lungo”.
Solo il 15-20% si laurea in corso
“Sicuramente con l’impostazione attuale, gli studenti fanno molta fatica a terminare gli studi nei tempi stabiliti”, commenta il Coordinatore del Corso di Studio in Fisica Vincenzo Canale a proposito dei progettidi riorganizzazione della didattica di cui si comincia a discutere in Dipartimento. Negli ultimi due anni “abbiamo lavorato molto e avviato degli interventi che hanno consentito dei margini di miglioramento: riorganizzazione degli esami del primo anno, didattica distribuita su più docenti e con più occasioni di valutazione al secondo anno. La laurea in Fisica è difficile per tutti e le percentuali dei laureati in corso sono basse. In tutta Italia non superano il 30%”. Spunti per una riflessione generale sull’opportunità di diluire e alleggerire i contenuti dei primi tre anni, per superare l’attuale soglia, ritenuta insoddisfacente, del 15-20% di laureati in regola al Corso fridericiano. “Si tratta di una questione delicata; quella in Fisica resta una formazione di base impegnativa, ed è quello che attira gli studenti”. Ragazzi che non apprezzano soluzioni pratiche come i flash test introdotti dal corso di Elettromagnetismo potrebbero gradire ancora di meno un alleggerimento della formazione, se questo ne implicasse un impoverimento. “Quello di Elettromagnetismo è uno degli insegnamenti che ha fatto registrare dei maggiori tassi di miglioramento – sottolinea il prof. Canale – La soluzione non va cercata in una modifica nelle procedure di valutazione, quanto, piuttosto, in una diluizione dei contenuti della Laurea Triennale, in cui è confluito quasi tutto il vecchio quadriennio”. L’idea di riportare la formazione triennale in Fisica ad un livello fondamentale, di pura preparazione culturale scientifica, attraversa tutto il continente europeo e, almeno in Italia, potrebbe risultare idonea a rispondere alla doppia esigenza di qualità e prestazione accademica dal momento che praticamente tutti gli iscritti del nostro Paese proseguono gli studi con la Specialistica: “anche dove le opportunità di lavoro sono migliori e c’è maggiore mobilità, la percentuale di quelli che si fermano al primo livello è del 2%. Per questo potrebbe avere un senso differenziare i percorsi e lasciare che sia la Laurea Magistrale ad aprirsi al mondo delle applicazioni e delle professioni”, conclude il prof. Canale.