L’ingegnere matematico, figura innovativa da un buon riscontro occupazionale

È meglio l’applicazione pratica o la teoria? Meglio uscire dall’università con una professionalità spendibile o con delle conoscenze in grado di permettere la costruzione e l’evoluzione di un profilo professionale? È un dilemma antico che ha diviso, e ancora divide, le aule accademiche, acuito dagli effetti della riforma universitaria e della crisi globale che sta ridisegnando i criteri di accesso al mondo del lavoro. All’interno di questo dibattito, si colloca il seminario che si è svolto il 26 gennaio nell’aula Scipione Bobbio della sede di Piazzale Tecchio di Ingegneria, incentrato sulle opportunità di lavoro per i laureati in Ingegneria Matematica, il nuovissimo Corso di Laurea Magistrale, interamente in lingua inglese, inaugurato quest’anno al Dipartimento di Matematica e Applicazioni della Federico II. Relatore dell’incontro, organizzato dal prof. Berardino D’Acunto, il prof. Luigi Preziosi, docente del Dipartimento di Scienze Matematiche del Politecnico di Torino, dove il Corso esiste dal 1999 e presenta entrambi
i livelli di formazione. Cos’è un ingegnere matematico? È una figura innovativa, un ingegnere con un forte bagaglio teorico, in grado di collocarsi in diversi ambiti, che nei contesti nei quali esiste da più tempo incontra un buon riscontro occupazionale. “Quando realizzammo il Manifesto degli Studi, pensammo ad un percorso che avesse un elevato aspetto modellistico, conservando alcuni insegnamenti tipici del settore ingegneristico. Il confronto fra due
idee ha dato vita ai corsi integrati, costituiti da due insegnamenti distinti, svolti da due professori diversi”, racconta l’ospite, fisico matematico di origine napoletana. Fin dai suoi esordi, l’idea formativa conquista una quarantina di immatricolati l’anno, fino al 2004-05, quando un crollo delle richieste ne fa temere la chiusura, complice anche la decisione, tuttora vigente, presa dal Rettore Profumo di avere un unico canale per il primo anno. Dispersi fra tremila matricole, i ragazzi del Corso a vocazione matematica non riuscivano nemmeno a conoscersi per fare
gruppo e costruire un’identità comune. Ragione per cui, i docenti cominciano a organizzare degli incontri. In
seguito le iscrizioni ritornano ai livelli originali, fino a raddoppiarli (oggi il Corso ammette ottanta persone, ma le preimmatricolazioni si aggirano intorno alle centoottanta richieste. L’ammissione si basa sul voto al test di ingresso, senza tenere conto del voto di maturità). Per alcuni anni non c’è la Laurea Magistrale e, quando viene istituita, gli specializzandi sono all’incirca una decina l’anno. Gli abbandoni si mantengono su livelli molto bassi. Il prof. Preziosi racconta anche gli ostacoli incontrati: pubblicità negativa da parte dei docenti dei primi anni, i quali ritenevano che non si formassero nè ingegneri, nè matematici, scarsa conoscenza del Corso da parte delle scuole, difficoltà di accesso all’insegnamento per l’assenza di tabelle di equipollenza, mancata iscrizione all’Ordine degli Ingegneri.
Salatino: un settore che “meriterebbe anche una Laurea Triennale”
“Siamo sempre stati convinti che la nostra migliore pubblicità sarebbero stati i primi laureati. Oggi, banche e società di consulenza vogliono ingegneri matematici, ma abbiamo dovuto avviare dei progetti di fidelizzazione degli
studenti”. Un processo avvenuto attraverso giornate di orientamento, seminari sulle applicazioni ai più svariati settori (cinema, musica, medicina), la partecipazione alla Notte Europea della Ricerca e l’attivazione di tirocini aziendali: “sulla mia porta ci potrebbe essere scritto ‘Ufficio di Collocamento’, ma di tutti i laureati conosco vita, morte e miracoli, e spesso le nuove opportunità di lavoro ci vengono segnalate dagli ex-studenti. Una cosa che rassicura molto i ragazzi”. Con il tempo molti scogli sono stati superati, comel’accesso all’insegnamento, resta
l’impossibilità di entrare nell’Ordine Professionale, operazione per la quale occorre conseguire una seconda Laurea Triennale in Ingegneria Gestionale (la più vicina in termini di insegnamenti e crediti secondo i Manifesti del Politecnico di Torino): “Penso si tratti di mancanza di volontà, del resto l’iscrizione all’Ordine è un concetto che appartiene ad altre epoche”. Oggi la Laurea in Ingegneria Matematica del Politecnico ha due indirizzi, in Modellizzazione e Simulazione Numerica e in Statistica e Ottimizzazione su Dati e Reti, due accordi di doppio titolo con Parigi e Eindhoven, un programma per svolgere la tesi magistrale all’estero e una struttura organizzativa estremamente flessibile e attenta a cogliere le richieste dall’esterno. Il risultato è un tasso di occupazione ottimo, anche rispetto agli indirizzi classici, e, trattandosi di una figura generalista, molto diversificato. La consulenza assorbe diverse persone, ma, da quando c’è l’esigenza di svolgere degli studi di impatto ambientale, anche il settore civile ha cominciato a richiedere Ingegneri Matematici. Chi prosegue gli studi con un Dottorato (il 40% circa) spesso vince borse in ambito ingegneristico e tanti laureati hanno avviato delle proprie start-up, anche senza
rivolgersi all’incubatore interno all’Ateneo. “C’è uno straordinario interesse per questa figura di nicchia che meriterebbe anche una Laurea Triennale. Da una recente indagine con l’Unione Industriali, è emerso che l’interesse maggiore è per la gestione del quotidiano, piuttosto che per l’approfondimento. Un segno della limitatezza del tessuto professionale e produttivo”, commenta il prof. Piero Salatino, Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base federiciana.
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