Analisi e Fisica: all’Università cambia il modo di affrontare queste discipline

Più della metà del primo semestre di lezioni è stata superata alla Facoltà di Ingegneria. Qualche cattedra comincia anche ad organizzare le prove intercorso. Approfondimento, organizzazione, ‘mai visto prima’: le parole chiave ripetute dagli studenti del primo anno alle prese con le materie di base. Su tutte, Analisi e Fisica. 
“All’università gli argomenti sono molto più approfonditi che a scuola. Sebbene siano entrambe materie impegnative, l’approccio è stato migliore con l’Analisi che con la Fisica, anche perché sono maggiormente allenata. Al Liceo – mi sono diplomata allo Scientifico -, infatti, anche in vista dell’esame di maturità, si privilegiava la matematica. L’unico argomento totalmente nuovo è rappresentato dal capitolo sui numeri complessi, mai affrontati prima”, dice Ersilia Dello Iacono, studentessa ad Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione. Andrea Piccolo si è iscritto ad Ingegneria Aerospaziale perché affascinato dalle prospettive e dai settori in cui queste conoscenze trovano applicazione. Afferma: “fino ad ora gli argomenti sono sostanzialmente quelli già trattati a scuola, ma tutto è più serio. Per ogni cosa c’è un perché a cui si deve rispondere, ho perfino scoperto che se si mettono i numeri sulla retta c’è un motivo”. Si dice “molto contento di essere all’università” perché studia solo quello che gli interessa. Apprezza anche la libertà di gestirsi ma “bisogna imparare a resistere alla tentazione di dedicarsi ad altro. Tutto sta a prendere il ritmo”. 
“Gli argomenti 
sono come 
ramificati”
Pasquale Sodano ha scelto il Corso di Laurea in Ingegneria Elettrica per continuare il percorso iniziato all’istituto tecnico: “mi piace quello che ho studiato, voglio approfondire e devo dire che qui non me ne manca l’occasione. Pensavo che gli argomenti che avrei incontrato all’inizio sarebbero stati simili a quelli già studiati. In effetti, è così. Per molti versi, però, è tutta un’altra storia. Tanto per cominciare, rispetto al passato sto studiando, cosa che non ero abituato a fare, tutti i giorni e con metodo. Poi tutto è più approfondito e anche più ragionato. In questo momento, ad esempio, stiamo affrontando le derivate, quasi un argomento meccanico, con un modo di fare mai visto prima”. “L’unica cosa certa è che in Analisi l’ovvio non esiste”, dice, ironicamente, Massimo Macera, matricola ad Ingegneria Navale, proveniente dall’Istituto Nautico. “L’università dovrebbe essere il luogo dell’approfondimento, ma credo che qui si corra troppo. Non è un giudizio sull’insegnamento, ma una considerazione sul modo in cui, secondo me, si dovrebbe apprendere”, commenta la sua collega Laura, trasferitasi ad Ingegneria Navale dopo aver seguito per un mese le lezioni al Corso di Laurea di Fisica presso l’Università di Pisa (“i professori di Pisa non mi piacevano, molto meglio quelli che ci sono qui”). Per quanto riguarda l’Analisi Matematica, “rispetto alla scuola, non si dà nulla per scontato. Se prima eseguivamo gli esercizi in un certo modo, ora gli argomenti sono come ramificati, perché si considerano tutti i casi possibili. È più completo, più complesso”. Giovanna e Federica Piccolo (“abbiamo lo stesso cognome, ma non siamo sorelle”) sono iscritte rispettivamente ad Ingegneria Navale ed Ingegneria Chimica. Sono in ansia perché fra un’ora le attende la prima prova intercorso di Informatica. Nonostante la tensione, trovano il tempo di raccontare le loro prime impressioni di vita universitaria e non hanno esitazioni nell’individuare cosa, nell’impatto con l’università, le ha maggiormente scioccate: “L’Algebra Lineare e Geometria – dicono quasi in coro – È tutto completamente diverso da quello a cui siamo abituate. Si tratta di un concetto di Algebra, e soprattutto di Geometria, mai incontrato prima. Ci sono tantissime definizioni, tantissime cose da ricordare e, soprattutto, sembra impossibile legare insieme teoria ed esercizi”. Nel corridoio, altre loro colleghe sono in attesa che cominci la stessa prova ed il loro pensiero corre alle medesime difficoltà. “Intanto, qui ogni ora ha un valore completamente diverso, due ore di Analisi a scuola o all’università, in termini di concentrazione richiesta, sono completamente diverse”, comincia Simona Pernice, iscritta ad Ingegneria Chimica. “Per fortuna abbiamo un docente di Analisi giovane, che ci è molto vicino”, prosegue la collega Maria Rosa Valentino. Ma il problema sta proprio nell’Algebra Lineare e Geometria. “Il professore è bravissimo e molto disponibile – sottolineano Antonietta Pastore e Carmen Senatore – In aula con lui si respira una bella atmosfera, è pacato. Ci ha assicurato, poi, che ci darà la possibilità di sostenere tre prove scritte, una durante il corso e due alla fine, e per ciascuno di noi sceglierà di ammetterci all’orale con il voto migliore conseguito. Siamo state fortunate, però la materia è davvero incomprensibile. Gli argomenti sono difficili, gli esercizi successivi alla spiegazione di un teorema, che dovrebbero chiarire i concetti, invece restano una cosa separata. Dovremmo comprendere meglio la teoria, ma, almeno per ora, è difficile associare le formule agli oggetti”. 
Un problema 
l’impostazione
 degli esercizi 
Gli esercizi, e la loro impostazione, dal momento che spesso a scuola non si affrontano, rappresentano la principale difficoltà della Fisica. “Tutto è difficile nella Fisica. Soprattutto impostare gli esercizi, individuare, fin dall’inizio, il giusto ragionamento e portarlo avanti. È tutto lì, perché i calcoli vengono da soli – sostiene Serena Manna, matricola ad Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione – Sebbene l’approccio resti complicato, la provenienza da studi scientifici è di grande aiuto, credo che gli altri rischino un impatto disastroso”. Anche se tanti docenti consigliano ai ragazzi con percorsi scientifici alle spalle di fare tabula rasa… “A noi non lo hanno mai detto. Anzi, partendo dal presupposto che alcuni argomenti li abbiamo già incontrati, danno molti concetti per scontati”, risponde Serena. “Imparare ad impostare un esercizio è complicato. Durante l’ultimo anno di liceo, ho affrontato pochi problemi di Fisica ed ora devo capire come mettere insieme teoria e pratica e trovare le migliori strategie ed il miglior metodo per arrivare alla soluzione, anche se non conta che sia un numero finito. Infatti, i professori ci ripetono che a scuola contava il risultato, qui il procedimento”, spiega Antonio D’Ambra, matricola ad Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione preoccupato dalla propria organizzazione: “il senso di libertà che si respira all’università mi crea difficoltà. A scuola si studia tutti i giorni perché c’è il rischio di essere interrogati, all’università pensi che c’è tempo fino a dicembre e rischi di cominciare a studiare quando è troppo tardi”. Angela Parlato, primo anno di Ingegneria Edile, è invece molto disinvolta e non si pone molto il problema delle discipline o della differenza fra teoria e pratica: “ho sempre avuto problemi ad esprimermi – dice – Se devo parlare mi blocco, per questo preferisco le prove scritte a quelle orali. Inoltre, mi basta seguire in aula il professore, rileggere gli appunti e gli esempi che ha fatto e poi non ho problemi a fare anche centinaia di esercizi, Analisi, Fisica o Geometria, non fa differenza”.
Simona Pasquale
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