Angela e Martina, tre mesi a Singapore per la tesi di Laurea Magistrale

Tre mesi di tirocinio a Singapore per preparare la tesi di Laurea Magistrale: un’occasione unica a cui hanno potuto partecipare due studentesse di Ingegneria Gestionale grazie a STAR, programma promosso dalla Federico II e dalla Compagnia di San Paolo, con un finanziamento di 108.000 euro, e che ha lo scopo di sponsorizzare progetti di ricerca per giovani ricercatori. Spiega il prof. Vittorio Marzano, docente del Dipartimento di Ingegneria Civile,
Edile e Ambientale e referente per la tesi delle due laureande: “Io ho vinto con SMURFS (Unified framework for next-generation data collection, sensing
and modelling in future urban freight systems) per la city logistic. Nell’ambito di questo progetto, ho stretto accordi con la prof.ssa Lynette Cheah della Singapore University of Technology and Design e con il prof. Moshe Ben-Akiva del Massachusetts Institute of Technology di Boston”. La collaborazione tra i tre Atenei ha già dato vita a proficui scambi: la prof.ssa Cheah è stata ospite dell’Università federiciana nel 2015 per un seminario sulle sue attività
di ricerca a Singapore. “Quest’anno siamo riusciti a far partire queste due tesiste, che hanno avuto come loro riferimento a Singapore proprio la prof.ssa Cheah, per un trimestre di tirocinio interno, svolgendo attività legate alla loro tesi di laurea”. “Mi interessava molto poter dare un indirizzo specifico verso i trasporti ai miei studi – racconta Angela Romano, ventiquattro anni e laureanda nella Magistrale di Ingegneria Gestionale – Il mio background gestionale
aveva bisogno, infatti, di concentrarsi su un tema specifico e con il prof. Marzano ho avuto questa opportunità. Inoltre, avevo già in mente di svolgere un periodo all’estero, esperienza che credo fondamentale, e avevo presentato domanda e vinto la borsa per l’Erasmus a Lione. Ma quando il prof. Marzano
mi ha proposto Singapore non ho esitato neanche un attimo a confermare la mia disponibilità e a lasciar perdere la Francia!”. “Ho sempre avuto la passione per i viaggi ma – racconta anche l’altra studentessa, Martina Troncone – non avrei mai immaginato di andare così lontano! È stata l’esperienza più bella della mia vita. Prima avevo pensato all’Erasmus – confessa Martina – ma poi avevo rinunciato perché la borsa è troppo bassa e non basta. Grazie a questo progetto, invece, abbiamo ricevuto dall’Università di Singapore una borsa di 2.100 dollari mensili: più che sufficienti per il nostro soggiorno”. Nella città del sud-est asiatico le laureande napoletane hanno trovato ad accoglierle la prof.ssa Cheah. “La nostra referente è una donna eccezionale, dolce ma severa. L’impatto iniziale forse è stato un po’ traumatico – continua Troncone – perché abbiamo dovuto cercare un appartamento in soli due giorni e ci siamo dovute adattare alle leggi locali, che sono molto restrittive, inoltre abbiamo dovuto imparare a conoscere una cultura molto diversa dalla nostra, ma abbiamo ricevuto un ottimo supporto”. In perfetto stile orientale, poi, ci si è subito messi al lavoro. “La docente ci ha subito assegnato dei compiti specifici da svolgere nell’ambito delle attività del progetto che si svolge a Singapore – racconta Angela – Noi abbiamo, quindi, lavorato suldoppio fronte del progetto e della tesi. Io mi sono occupata della parte relativa alla tracciabilità delle spedizioni merci tramite GPS”. “Io, invece, mi sono occupata della tracciabilità dei veicoli merci: tracce gps, visualizzazione percorsi, analisi dati”, aggiunge Martina. “Dal punto di vista formativo è stato molto stimolante. Il progetto di per sé era su temi innovativi e noi avevamo a disposizione laboratori molto avanzati dal punto di vista tecnologico. Inoltre, tutto l’Ateneo era efficiente e anche l’accesso a strumentazioni di base, come le fotocopiatrici, era molto più facile rispetto alla Federico II, dove ce ne sono di meno. L’organizzazione era- continua Angela – Era organizzato un calendario con dei meeting settimanali durante i quali dovevamo esporre i nostri progressi. Tutto in lingua inglese naturalmente!”. “Avevamo dei laboratori avanzatissimi – ricorda anche Martina – con Macintosh di ultima generazione, stampanti 3d e biblioteche fornitissime. C’erano delle piccole aule dove ci riunivamo per i nostri meeting e sale svago con giochi di logica e diversi rompicapo”. Risvolti scientifici a parte, quello che ha colpito maggiormente le studentesse è stato il carattere internazionale dell’Ateneo e la filosofia di lavoro orientale. “La maggior parte
degli studenti era cinese – ricorda ancora Romano – ma c’erano anche indiani e malesi, e molti europei. Questo ci ha permesso di allargarei nostri  orizzonti, oltre il nostro continente.È stato un arricchimento continuo, abbiamo dovuto superare diverse sfide e confrontarci con un modo di concepire il lavoro diverso dal nostro: molto più rigido, con un più forte senso del dovere, estremamente schematizzato. Insomma, l’opposto del nostro! Si tratta di una diversa concezione culturale. Io, che vorrei continuare a fare ricerca e non so dove mi porterà il mio lavoro, vorrei poter trarre il meglio da questa cultura, unirla alla nostra e farne un mix che coniughi, senza esasperarli, il senso del dovere e il rispetto della propria vita”. “Quando parli di un progetto, non devi far altro che metterlo in pratica: ci sono i soldi per far tutto. Da noi, invece, se pensi a qualcosa devi prima scervellarti su dove trovare i finanziamenti
per realizzarlo. Siamo sicuramente più creativi! – commenta inoltre Martina – Io mio porterò a casa un modo di comunicare molto più rapido e diretto e la capacità di interagire con mondi diversi, che mi sarà utile sicuramente in futuro”.
Valentina Orellana
- Advertisement -




Articoli Correlati