ARCHITETTURA. I plotter del desiderio

I plotter del desiderio. Sono quelli che dovrebbero essere acquistati dalla Facoltà di Architettura e messi a disposizione degli studenti, affinché possano stampare le pagine a colori direttamente in facoltà, secondo un regolamento e con eventuale modesto contributo economico. E’ una novità che tutti gli iscritti aspettano ormai da anni con impazienza. Attualmente, infatti, non hanno l’opportunità di effettuare le stampe dei progetti all’università. Sono costretti a rivolgersi ai negozi che offrono questo servizio – a prezzi tutt’altro che buoni, mediamente – all’esterno. In cifre, ogni studente spende centinaia di euro all’anno, per la stampa a colori. Soldi in più che se ne vanno, una voce non indifferente nei bilanci, a volte piuttosto magri, di chi frequenta la facoltà. Nasce da qui la necessità che gli iscritti avvertono con forza, vale a dire che Architettura, come ha da tempo fatto Ingegneria e come si suppone sia la norma in una facoltà del genere, acquisti e metta a disposizione degli studenti qualche plotter da utilizzare in facoltà. Con regole e turni, certamente, e magari pure con un minimo contributo economico. Purché, però, questi plotter arrivino. Restano, invece, insoddisfatto oggetto del desiderio. Se ne parla ormai da anni, ogni volta pare che si sia lì lì per acquistarli, poi tutto cade di nuovo nel dimenticatoio. Anche l’anno accademico in corso, incredibilmente, pare destinato a concludersi senza che questi due mitici plotter trovino la loro naturale collocazione all’interno di un’aula al primo piano della sede di Palazzo Gravina. Incredibilmente, appunto. Non c’è altro avverbio per descrivere la situazione. Il finanziamento c’è, la volontà di tutti pure, ma non è stato neppure effettuato l’ordinativo di acquisto. Il Preside Benedetto Gravagnuolo giustifica i ritardi in questo modo: “avevo valutato che fosse preferibile coinvolgere anche le rappresentanze studentesche, sia nella scelta del modello migliore per le esigenze di facoltà, sia nella predisposizione del regolamento indispensabile a garantire la fruizione ordinata dei macchinari a tutti gli iscritti. Questa procedura non è andata avanti speditamente. Il discorso dovrà ora essere ripreso, all’indomani dell’insediamento dei nuovi rappresentanti, che sono stati eletti a fine marzo”. 
Deciso finalmente quali macchinari acquistare, di che tipo, si tratterà poi di effettuare l’ordinativo di acquisto e di destinare all’aula del primo piano di palazzo Gravina, dove saranno installati, almeno un dipendente amministrativo, possibilmente in possesso delle necessarie competenze tecniche.  Altro tempo, altre procedure, altri intoppi, forse, in una storia dai contorni surreali. Insomma, chi credeva che ormai bastasse davvero poco, resterà deluso ancora una volta. Senza offendere nessuno -non i vecchi rappresentanti e neppure certo il prof. Gravagnuolo-  ma solo per raccontare i fatti, non si può che rimanere sconcertati: per svolgere due operazioni non propriamente complessissime – individuare i modelli di plotter da acquistare e far partire gli ordinativi– sono trascorsi anni.  Eppure, ripete lo stesso Preside, “il fondo c’è, le risorse economiche non mancano”. Trascorsa invano anche questa Pasqua 2007, gli studenti sperano che almeno a Natale possano davvero vedere ed utilizzare i due plotter, simili ormai più ad una leggenda metropolitana che a due banali strumenti di studio e di lavoro. Sarebbe forse il miglior regalo che riceverebbero e la dimostrazione che, infine, anche ad Architettura della Federico II ci si dota di ciò che sarebbe ovvio ci fosse in una facoltà di Architettura o di Ingegneria italiana. 
Fabrizio Geremicca
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