Ascolti e letture in un seminario su musica e politica nel Novecento

Seguire un itinerario tra ascolti e letture alla scoperta del legame tra musica e politica nel Novecento: l’obiettivo cardine del seminario, che prende avvio il 9 marzo, a cura del prof. Alessandro Arienzo e del musicista napoletano Enrico Del Gaudio. Un ciclo di sei incontri aperti a tutti i curiosi presso il Dipartimento di Studi Umanistici e a cui parteciperanno docenti e ospiti importanti, perché è vero che la musica unisce. In principio, “doveva essere un piccolo seminario. Abbiamo scoperto in corso d’opera che l’argomento, invece, incontra l’interesse di molti studenti e di musicisti che verranno a portare un contributo speciale in ognuno degli incontri”, racconta il prof. Arienzo, docente di Storia delle Dottrine Politiche. Gli appuntamenti – in particolare, l’ultimo dedicato alla città partenopea – vedranno la partecipazione di molti musicisti napoletani, tra cui, per citarne alcuni, Daniele Sepe, Massimo Jovine (99 posse) e Lino Vairetti (Osanna).
Un seminario che tra l’altro è nato un po’ per caso. “L’anno scorso tenni una lezione sulla musica rinascimentale e barocca durante il corso triennale e scoprii che Enrico, mio studente, era un musicista e ragionammo allora sull’idea di andare a rintracciare nelle forme musicali il rapporto con le istanze politiche a esse coeve e di parlarne in un convegno”. La correlazione tra musica e politica, infatti, si forma su due versanti: “da un lato, la musica esprime un’istanza politica e, dall’altro, racconta un periodo storico. Del resto, la musica è una forma di linguaggio, anzi ha una spinta universalistica maggiore di molti altri linguaggi e poi porta dentro di sé degli elementi di natura politica di diverso tipo, che vanno ricostruiti anche in relazione a un contesto storico determinato”. Perciò si parlerà di blues, free jazz, della canzone sociale, della contestazione del ’68 fino ad arrivare all’immediato ieri. “Le forme di espressione politico-culturale sono variegate. Spesso si tende pensare alla filosofia nei termini del libro, del testo a stampa, o al limite del manoscritto. E alla politica nella forma del trattato, del saggio scientifico o dell’intervento pubblico in un’assemblea. Ragioniamo, in altre parole, quasi sempre in termini di rappresentazioni tipiche. In realtà, ci sono tanti altri linguaggi, la musica è uno di questi e da un certo punto di vista è quello che lega in maniera più stretta la politica con l’intimo delle persone, in particolare chi suona e chi ascolta”. A far luce in questo viaggio musicale intorno al mondo, denso di corrispondenze e richiami storici, interverrà Enrico Del Gaudio, 52 anni (e circa 30 di esperienze musicali varie), iscritto al secondo anno del Corso di Laurea Triennale in Filosofia. Nella vita è un jazzista affermato, maestro di musica, compositore e arrangiatore. Dopo tanti anni ha deciso di ritornare all’Università. Ma “non ho mai abbandonato i libri”, rivela.
Gli incontri. “Letture e ascolti saranno il nostro punto di partenza per creare un’occasione di dibattito sulla musica. Ascolteremo e commenteremo brani e video trovati in rete. Non si tratterà di una lezione frontale alla cattedra”, riprende il docente. Inoltre, “leggeremo due tipi di documenti: i testi delle canzoni, che hanno una fortissima valenza politica, ma anche le biografie di musicisti, per esempio quelle dei primi bluesmen e, attraverso quelle e altri documenti storici, ricostruiremo il contesto dell’epoca”. Ad esempio, nell’avvicinarsi agli anni Sessanta, “leggeremo il Manifesto di Port Huron, stilato da un gruppo di studenti a Berkley nel ’67 e che lanciò politicamente il cosiddetto movimento del Sessantotto negli Stati Uniti”. Perché, invece, tenere fuori gli anni 2000? “È una scelta volontaria: sia io che Enrico abbiamo partecipato alla stagione musicale degli anni ’90, ora ci piacerebbe che tutto ciò che è venuto dopo ci venisse raccontato dalle nuove generazioni, dagli studenti che hanno vissuto in prima persona il rapporto inedito tra musica e politica oggi”, considerando anche l’ingresso di altri attori in campo, quali le nuove forme di comunicazione. “È un po’ un piccolo esperimento, anche noi avremo modo di imparare da chi vive direttamente questa nuova fase”. Una domanda rivolta alla platea sarà: ‘I media hanno cambiato radicalmente il modo di mettersi in rapporto tra musica e politica?’.“Se sì, vedremo come, grazie alle osservazioni e proposte degli studenti che navigano su Youtube, sanno usare le piattaforme e hanno gli strumenti per interpretare il panorama attuale”. D’altro canto, “tutti gli studenti del nostro Dipartimento sono molto attivi e s’interessano a discipline nell’ambito dell’arte e della musica. Abbiamo percepito questi segnali già con l’attivazione della nuova Magistrale in Discipline dello spettacolo, ma anche in un corso come il mio in cui mi è capitato diverse volte negli anni di assegnare tesi su argomenti di filosofia politica in cui la musica assumeva un ruolo centrale, per esempio le controculture giovanili”. Infine, la partecipazione permetterà l’attribuzione di crediti per le ulteriori conoscenze agli studenti dei Corsi di Studio Triennale e Magistrale in Filosofia che presenteranno una breve relazione. 
Sabrina Sabatino
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