Balletta candidato, contro “il pensiero unico”

“Sono per il dibattito, la democrazia, i programmi. Sono contro le candidature uniche, soprattutto se calate dall’alto. Sono contro tutto quanto sa di già deciso, perché sono cose che non fanno bene al mondo accademico”. A parlare è il prof. Francesco Balletta, 66 anni, docente di Storia Economica, direttore di Dipartimento per 6 anni e ora al terzo mandato come direttore, ad “Analisi dei Processi Economici, produttivi e territoriali”, che motiva così la sua decisione di candidarsi alla Presidenza del Polo delle Scienze Umane e Sociali. Nel suo curriculum anche una Direzione dell’Istituto di Storia Economica e di recente 4 anni in Consiglio di Amministrazione del Federico II – “sempre in rappresentanza del Comitato dei Direttori di Dipartimento” afferma –, è inoltre direttore della Scuola di dottorato di Scienze Economiche e Statistiche, nonché membro del Consiglio di Polo. Tutte cariche che sono anch’esse fra i motivi della candidatura: “un’esperienza amministrativa di tutto riguardo, credo” afferma. Una candidatura dichiara: “ufficializzata 7-8 mesi fa, in un Consiglio di Facoltà dello scorso luglio. Pubblicizzata nei mesi successivi e sospesa, momentaneamente, nell’autunno scorso, per evitare la  sovrapposizione con le elezioni del Senato Accademico”. “Candidatura – afferma – che ha raccolto adesioni entusiaste tra docenti e ricercatori nella Facoltà di Economia e di Giurisprudenza”. Con finora 80 firme di appoggio, tra cui nomi influenti e stimati, come quelli di “Marani, Biondi, Aversa, Stammati, Bassi, Francesco Lucarelli, Maiello, Ciancio, Forte, Lamberti e Amatucci a Giurisprudenza”. E poi “molti ricercatori”. Precisa: “mi sono candidato e mi hanno candidato”. Chiediamo: sarà comunque candidato, anche se ci dovesse essere un’altra candidatura forte, nella sua stessa facoltà, quella dell’ex Preside Massimo Marrelli? “Sì. Perchè la mia, ripeto, è stata ufficializzata già 8 mesi fa, l’11 luglio”. “E perché – precisa – non mi piace una modalità diffusa nell’ateneo, quella di predisporre le cose, gli atti, le stesse deliberazioni degli organi di facoltà, in funzione di certi obiettivi. Questi comportamenti fanno male all’Università e al confronto fra i docenti”. E fa una raccomandazione forte: “Vanno evitate influenze indebite. I Presidi, il Rettore e tutte le autorità accademiche non debbono intervenire dando indicazione su possibili candidati. Debbono essere super partes. Per una questione sostanziale – sono organi di garanzia – formale e di stile. Altrimenti cadiamo nel peggio della politica”.
Altri punti del suo programma: “dare più forza, più compiti e più finanziamenti ai Poli. Sviluppare una sempre maggiore informatizzazione; andare ad una revisione e razionalizzazione nell’uso del patrimonio edilizio ad esso afferente. Sviluppare la burocrazia”. Quest’ultimo lo ritiene un punto imprescindibile: “ci sono meccanismi aberranti, come è accaduto a me, per far partire un master, sono occorsi tre anni. Perché la decisione deve passare per il Consiglio di Facoltà, il Dipartimento, il Polo, il Consiglio di Amministrazione e talvolta il Senato Accademico. Altro che autonomia”. Per la cronaca, tempo addietro circolava anche un’ipotesi di candidatura del prof. Tullio D’Aponte, ex Preside di Scienze Politiche, un’ipotesi più “minacciata” (in caso di assenza di unità su altri nomi) che reale. Di cui, infatti non si parla più. (P. I.)
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