Due minuti di applausi, tanta emozione ed Aula Magna storica del Federico II affollata all’inverosimile (come con l’ex Presidente Scalfaro qualche mese fa a parlare di Costituzione), martedì 7 febbraio, per la conferenza di Gino Strada, – medico, Presidente e fondatore di Emergency, – sul tema “Guerra, medicina e diritti umani”. Incontro organizzato dal dinamico prof. Enrico Di Salvo, direttore del CIRB, il Centro di Ricerca Bioetica che raggruppa le cinque Università napoletane e la Pontificia Università Teologica dell’Italia Meridionale. Due lunghi minuti di applausi a conclusione della conferenza del dott. Strada, la dimostrazione del grande apprezzamento per il suo intervento e le sue riflessioni su “guerra e pace, etica e politica, genocidio, mutilazioni di bambini e mine antiuomo”. Ma anche per la realizzazione in zone di guerra di ospedali e centri di riabilitazione, alcune delle grandi iniziative di Emergency. Alla fine il pubblico, – 3-400 persone, molte in piedi in assoluto silenzio – dicevamo, ha largamente applaudito. Tre Rettori: Guido Trombetti (Federico II), Pasquale Ciriello (Orientale), Francesco De Sanctis (Suor Orsola). E “tanti giovani”, come ha evidenziato in apertura il rettore Trombetti, padrone di casa: “a dimostrazione che l’etica ha ancora un certo appeal, tra i giovani e non solo”, molti infatti anche i docenti presenti. “Ringrazio Gino Strada per averci onorato della sua presenza nel nostro ateneo. Anche perché ognuno di noi, come cittadino del pianeta, gli è un po’ debitore”. Concetti ribaditi da Di Salvo: “oggi uniamo etica teorica ed etica pratica, di cui Gino Strada ci onora ogni giorno. Il modo migliore per festeggiare i 10 anni del CIRB, il centro di bioetica, che sin dall’inizio ha visto insieme atenei diversi, portatori di competenze diverse”, ed oggi uniti nel confrontarsi e nel sostenere l’esperienza di Emrgency.
“La guerra
non è etica”
non è etica”
Tocca quindi a Gino Strada. “La prima guerra mondiale ha prodotto l’85% di morti militari ed il 15% di morti civili. La seconda guerra mondiale esattamente il contrario. Perché ha introdotto il genocidio e lo sterminio” come modalità di strategia militare. La Convenzione per i diritti dell’Uomo, del 1948, firmata da tutti gli Stati e le maggiori potenze mondiali, “stabilì diritti di rispetto e di civile convivenza, con una frase storica di due sole parole: mai più! Mai più guerre disumane, mai più genocidio”. Ed invece: “dal 1948 le guerre sono continuate, più feroci di sempre, e i morti civili hanno raggiunto quota 90%. La grande maggioranza degli armamenti militari sono prodotti e venduti dalle maggiori potenze del mondo, le stesse che all’ONU dovrebbero evitare il sorgere dei conflitti. Addirittura si sono inventate le guerre giuste, le guerre per portare libertà”. “Per i paesi ricchi la guerra è la soluzione ai problemi; per i paesi poveri la guerra è fame, morte, distruzione”. “È genocidio”. E chi paga i maggiori contraccolpi della guerra: “i bambini, il 34% dei morti; le donne, il 26%”. Con mezzi sempre più sofisticati: “le mine antiuomo, – sempre più piccole e più infami – come quelle che spappolano mani, braccia, gambe e riducono alla cecità centinaia di migliaia di bambini, di uomini, di donne. Con proiettili che viaggiano a 1.200 metri al secondo. E milioni e milioni di morti”. Da qui l’opera di Emergency: “sono stato medico di guerra per caso. Lì ho visto tanta distruzione, sofferenza, morte. Insieme ad altri amici è così nata Emergency: Associazione umanitaria per la cura e la riabilitazione delle vittime delle guerre e delle mine antiuomo. In 11 anni, dal 1994 ad oggi, nei diversi paesi del mondo, Emergency ha curato 1 milione ed 800 mila persone. Ha costruito ospedali, centri di riabilitazione che realizzano anche migliaia di protesi: di gambe, di mani, di braccia”. E giù una carrellata di diapositive, dure, immagini che parlano da sole: corpi con arti dilaniati, pezzi di schegge e sangue. Come quella con 20-30 bambini in barelle, sedie a rotelle, con protesi: “li abbiamo trovati sotto il bombardamento di una scuola in Afganistan, colpiti dalla: guerra al terrorismo” invocata da Bush. Altre realizzazioni: “ospedali, come il centro di chirurgia a Dakur, un centro di pediatria a Khartom, dove in un mese abbiamo curato oltre 1.000 bambini” e tanti altri sparsi su oltre una dozzina di nazioni in cui Emergency è impegnata. Fino alla nuova scommessa: “un ospedale di cardiochirurgia gratuita in Sudan. Un paese che ne è sprovvisto, nonostante sia grande tre volte l’Europa. Un ospedale a disposizione anche delle nazioni circostanti. Un polo specialistico di grande livello, che sarà strepitosamente bello, più degli altri da noi realizzati”. Perché, afferma: “ricchi e poveri hanno diritto alla stessa qualità di servizi medici. Io se dovessi farmi operare sceglierei tranquillamente uno degli ospedali di Emergency”.
Un ospedale
in Sudan
in Sudan
Conclusioni: “la guerra, per chi la subisce, è fame, morte, distruzione, handicap permanenti. La guerra è genocidio, con il 90% dei morti civili. La guerra non è etica, né politicamente giusta. Einstein, nel 1932, diceva che nessuna guerra è umana”. Infine una esortazione: “o si evitano guerre future, o sarà la catastrofe”. “Basta, bisogna solo abolirla, la guerra”. Lunghi applausi finali e tanta emozione. Solo il tempo per i saluti, poi Di Salvo chiede a Gino Strada di premiare tre giovani laureati, per tre lavori (“tra i tanti che ci sono pervenuti”), inviati al CIRB: Chiara Di Somma, su “la nascita indesiderata in ambito transgiuridico”; Antonio Polidoro su “la depenalizzazione dell’eutanasia”; Paola Primon su “la dimensione penalistica e costituzionale dei problemi bioetici”.
Ad Ateneapoli un Di Salvo, felice per la bellissima conferenza ed il calore del pubblico, ricorda il rapporto personale con Gino Strada: “un’amicizia nata 8-9 anni fa, quando Gino venne a presentare a Napoli il suo libro “Pappagalli Verdi” sulle mine antiuomo e i danni permanenti ai bambini. Seppe che anch’io, nel mio piccolo, facevo volontariato nei paesi del Terzo Mondo, mi chiese di presentare il suo libro. Lo feci con piacere. Per me Strada è sempre stato un mito e un punto di riferimento”. E ricorda di contribuire per questa nuova sfida di Emergency: “un sms, al numero 48587, dal 3 febbraio al 6 marzo, per costruire in Sudan un ospedale cardiochirurgico gratuito”.
Ad Ateneapoli un Di Salvo, felice per la bellissima conferenza ed il calore del pubblico, ricorda il rapporto personale con Gino Strada: “un’amicizia nata 8-9 anni fa, quando Gino venne a presentare a Napoli il suo libro “Pappagalli Verdi” sulle mine antiuomo e i danni permanenti ai bambini. Seppe che anch’io, nel mio piccolo, facevo volontariato nei paesi del Terzo Mondo, mi chiese di presentare il suo libro. Lo feci con piacere. Per me Strada è sempre stato un mito e un punto di riferimento”. E ricorda di contribuire per questa nuova sfida di Emergency: “un sms, al numero 48587, dal 3 febbraio al 6 marzo, per costruire in Sudan un ospedale cardiochirurgico gratuito”.